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LA VERITA’, VI PREGO, SU “BLACK DAHLIA”- A 70 ANNI DALL'OMICIDIO DI ELIZABETH SHORT L'ULTIMA RIVELAZIONE SUL CASO PIÙ MISTERIOSO D'AMERICA E’ IN UN LIBRO CHE TIRA IN BALLO LA CORRUZIONE DELLA POLIZIA - LE DICHIARAZIONI DI LESLIE DILLON, CHE AVREBBE AGITO DIETRO COMPENSO DI UN UOMO D'AFFARI, SAREBBERO STATE INSABBIATE PERCHE’…- FOTO CHOC

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Da www.lettera43.it

 

L'uccisione di Elizabeth Short, passata agli annali come la Black Dahlia, rappresenta uno dei casi di omicidio insoluti che più ha fatto discutere gli Stati Uniti. Ora è un libro dal titolo Black Dahlia, Red Rose: The crime, corruption, and cover-up of America's reatest unsolved murder a provare a stabilire una nuova verità, a oltre 70 anni dal delitto.

 

Elizabeth Ann Short, nata nel Massachusetts nel 1924, fu assassinata in maniera orrenda e inesplicabile il 15 gennaio del 1947 a Los Angeles. Il suo corpo, completamente dissanguato e orribilmente mutilato, venne ritrovato in un campo e il suo ancora oggi è uno dei casi più sconcertanti del nostro secolo, uno dei casi di cronaca nera su cui si è maggiormente indagato, con grande dispendio di energie e notevolissimo impegno, senza però giungere ad alcun risultato.

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Diversi gli indiziati su cui negli anni si sono concentrate le attenzioni degli investigatori, ma per l'autrice del libro Piu Eatwell l'assassino sarebbe in realtà stato coperto dalla corruzione imperante nella polizia losangelina. Sarebbero state infatti insabbiate le dichiarazioni rese da Leslie Dillon, tra i primi indiziati per l'omicidio e il solo a conoscere particolari efferati del delitto.

COPERTINA DEL LIBRO SU BLACK DAHLIA

 

Avrebbe agito dietro compenso di Mark Hansen, un facoltoso uomo d'affari danese che avrebbe voluto liberarsi lei al termine di una fugace relazione conclusasi in maniera burrascosa. Non è chiaro se chiedendo espressamente di ucciderla o meno.

 

Interrogato, Dillon avrebbe ammesso di essere a conoscenza di molti particolari che solo l'omicida poteva conoscere, ma le ingenti risorse economiche di Hansen avrebbero convinto gli investigatori a chiudere un occhio. Questa, almeno, la tesi sostenuta dal libro. Che si aggiunge alle tante, troppe, verità su un caso la cui parola fine sembra essere ancora molto lontana dall'essere scritta.

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