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Enrico Franceschini per ''la Repubblica''
john malkovich nei panni di weinstein a teatro
Prendete David Mamet, il maggiore commediografo americano vivente, due nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura (Il verdetto e Sesso e potere), un premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross, la sua opera teatrale più famosa, una serie di drammi e "dark comedy" che hanno lasciato il segno, da American Buffalo a Mercanti di bugie, portati sulle scene in Italia da Luca Barbareschi.
Aggiungeteci John Malkovich, due nomination all'Oscar anche lui, più di 70 film, un brand immediatamente riconoscibile del miglior cinema americano. E date a entrambi, come soggetto, lo scandalo di abusi sessuali che ha fatto tremare Hollywood, imperniato sul produttore cinematografico Harvey Weinstein e sulla nascita del movimento #MeToo. Mescolate gli ingredienti, portateli in un teatro del West End di Londra e che cosa avrete? Una clamorosa stroncatura di massa.
john malkovich nei panni di weinstein a teatro
I giornali inglesi, oltre al critico del New York Times volato apposta lungo le rive del Tamigi per la prima del nuovo spettacolo di Mamet, hanno fatto a pezzi Bitter Wheat ("Grano amaro") senza eccezioni. Appena due stelle su cinque, il giudizio di Times, Guardian e Financial Times. "Il parto di una mostruosità", taglia corto fin dal titolo la recensione del quotidiano newyorchese. Fortuna che il programma prevede repliche soltanto fino a metà settembre, altrimenti rischiava la chiusura prima del previsto.
Cos'è che non va, secondo i critici? L'ironia corrosiva dell'autore non manca nemmeno questa volta. E l'interpretazione di Malkovich, un Weinstein più magro ma non meno disgustoso, conferma la bravura dell'attore americano. La trama gira attorno all'arrivo di una giovane star sudcoreana, che il produttore prima prova a infilare nel letto di un amico, poi nel proprio, e anche questa fino a un certo punto fila, rispecchiando la realtà.
bitter wheat john malkovich nei panni di weinstein a teatro
Ma il tono è quello della commedia, mentre su una vicenda come gli stupri seriali di cui è stato accusato il magnate hollywodiano c'è poco da ridere. Per di più, il personaggio di Malkovich è un cattivo senza rimedio: lo spettatore aspetta di scoprire un lato inedito, un aspetto nuovo su cui riflettere, ma non viene fuori niente. Il teatro shakespeariano di cattivi se ne intende, da Re Lear a Macbeth, ma nella versione di Mamet non c'è profondità, il male rimane in superficie come qualcosa di cui sorridere.
"L'unico merito di questa produzione", conclude il quotidiano della City, "è attirare ancora una volta l'attenzione sul caso Weinstein e sulle rivelazioni che ne sono derivate", ma senza aggiungere niente di nuovo. Un'occasione mancata, insomma. Forse il drammaturgo ha voluto dire la sua troppo presto su una vicenda tutt'altro che conclusa. "Lo scopo del teatro è provocare", afferma Malkovich nelle note di produzione. Sì, risponde la critica di Londra, ma in questo caso non si capisce a che scopo.
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