FLASH! - LA SCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSINA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI, CHE…
Roberto D’Agostino per Dagospia
Già, il mondo è orribile. L'intera esistenza attaccata a un cazzo di virus. L'intelletto, poi, non offre alcuna consolazione. Dai, dico a mia moglie, prima che gli umori malinconici possono indurre ad aprire la finestra, e buttarsi giù, tiriamoci su con l’ultimo Zalone, “Tolo Tolo”, approdato sul piccolo schermo via Sky.
E’ l’inizio di una grandissima serata di merda con turbo-giramento di cojoni. All’inizio, ero in modalità "Mi fanno male i capelli", come avrebbe sospirato un'eroina di Antonioni. A seguire, il cine-spappolamento è così brutto e balordo che avrebbe potuto sostituire le più dolorose punizioni corporali.
Vedendo il suo modo di recitare, in possesso di quell'allegria che può precedere sia il coma che il suicidio, Zalone è talmente pesce lesso che si farà la barba con la mayonese. Anzi, oltre all'aspetto esteriore, i supplì se potessero parlare avrebbero anche la sua voce, la voce di chi sta masticando qualcosa e non gli vengono bene le vocali.
Oltre al fatto che Zalone non è un attore ma solo una macchietta che ripropone da anni le stesse figure di spericolato gigionismo, mostrando ghigni, sogghigni, cachinni, digrignare di denti, roteare di occhi, ticticheggiare di palpebra, inarcare di sopracciglia, sobbalzare di guance.
appunti per il film di checco zalone disegno di paolo virzi'
E più Checco macinava idiozie, più sprigionava la voglia di denunciarlo per cinema o-scemo in luogo privato. Arrivato non-so-come al finale – teribbbile, aiutatemi a urlare teribbbile (con 3 b, alla Verdone)– non potendo dare fuoco al televisore né a una sala cinematografica, ho chiamato Marco Giusti, mio amatissimo referente cinematografico, urlando, fra una parolaccia e l’altra:
“Stile sudaticcio, trama improbabile, regia sregolata, divertimento zero; l'ennesimo piatto di orecchiette rancide con contorno di scemenze narrative; uno Zalone passato dal mito alla mitomania, arrogante al punto di fare un film senza la regia di Nunziante, presente nei primi film, “virziato” con qualche punitivo rigurgito di sociologismo ideologico, qualche irritante e pretenzioso preziosismo formale e poeticismi allo sbadiglio. Vuole produrre nobiltà e invece sprigionano una noia nobile. Vuole produrre la Poesia dell'Anima e invece sprigiona una tortura per i nostri sederi. “Tolo Tolo” è un pastrocchio punteggiati di ricatti culturali (ah!, il bieco razzismo dell'Occidente) e di ricotte gutturali. No, Marco, non si possono scambiare lucciole per "Lanterne rosse"!
Il grande Giusti mi ha risposto il giorno dopo attraverso la sua rubrica su Dagospia:
‘’Stavo vedendo un bellissimo film di Paul Schrader su Sky, “Le due verità/Forever Mine”, thriller romantico con Joseph Fiennes, Ray Liotta e Gretchen Mol ingiustamente massacrato dalla critica, quando chiama Dago dicendomi che “Tolo Tolo” di Checco Zalone, che stava vedendo in prima su Sky, non gli piace. Beh, in realtà, ha detto di peggio.
marco giusti e luca guadagnino
Non credo sia un brutto film, magari non è riuscito, e il finale è terribile, ma soprattutto “Tolo Tolo”, malgrado i suoi 45 milioni di euro guadagnati all’inizio di questo anno tremendo, e penso che sarà l’ultimo grande incasso di un film italiano in sala, sembra un film di un altro secolo, di un altro mondo.
roberto d agostino marco giusti fabrizio biggio
Qualcosa che, almeno io, cerco di evitare perché ci riporta a un mondo che non è più il nostro. Eppure sono passati solo una decina di mesi. Ma sembra davvero un secolo. E di tutta le polemiche destra-sinistra razzista-nonrazzista virzì-nonvirzì non mi ricordavo più quasi nulla. “Tolo Tolo”, oggi, incredibilmente, è più vecchio di “Giuditta e Oloferne” di Fernando Cerchio che potete vedere stanotte su Cine 34 alle 3, 55.
O dell’ultrasfosticato “Palm Srings” di Max Barbakov con Andy Sandberg e Cristin Milioti, rilettura moderna de “Il giorno della marmotta” che passa in questi giorni su Amazon e considerato la commedia dell’anno. Ne ho visto metà ieri notte dopo il film di Schrader.
Credo che “Tolo Tolo”, purtroppo, non abbia più né appeal né interesse comico. Almeno per me. E mi riporta solo, con fatica, a quel che eravamo prima dell’arrivo del Covid, prima dei talk sulla pandemia con Brusatelli e Locatelli. Una realtà tropo vicina o troppa lontana che non voglio più affrontare. Se mi devo perdere nelle programmazioni meglio gettarsi, che so… tra le braccia del mondo porno di Joe D’Amato…”
PIETRO VALSECCHI CHECCO ZALONEchecco zaloneCHECCO ZALONE IN TOLO TOLO
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