
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
1 - LA GALLINA TRUZZA HA FINITO LE UOVA D'ORO
Andrea Scanzi per il "Fatto quotidiano"
Se n'è accorto anche lui: qualcosa non ha funzionato. Nonostante i peana della stampa timida, nonostante il 22 e più di share. "Non avrei fatto due puntate", ha ammesso al Corriere della Sera, "e mi sono fatto un po' cacare": recensione icastica, ma condivisibile. Checco Zalone, alter ego del talentuoso Luca Medici, vorrebbe meno attenzioni ("Se fossi un giornalista non mi considererei"), si dichiara inferiore a Fiorello e del Resto Umile World Tour su Canale5 non ripeterebbe alcune cose.
Per esempio l'imitazione di Misseri: discutibile l'idea, pessima la resa. Questa prolusione - termine che starebbe bene in bocca al "suo" Vendola - di autocritica gli fa onore: nel momento in cui un comico diviene intoccabile, si consegna all'innocuo (prima o poi lo capirà anche Benigni). Al tempo stesso, qualcuno sta spremendo troppo il fenomeno (o meteora?) Checco. Mediaset su tutte. La gallina truzza dalle uova d'oro potrebbe esaurirsi anzitempo. Zalone non è un fenomeno.
Ha una comicità istintiva, ruspante, ripetitiva. La volgarità è funzionale, l'esilità dei testi no. Le riletture musicali sono inferiori tanto a Elio quanto alla Sora Cesira. Le parodie irriverenti non hanno spessore: coraggioso imitare Saviano, ma se l'unica chiave ironica è che "non tromba mai" non si va lontano. Dedicherà il terzo film ai radical chic, e ci sta: se però la dimestichezza cinematografica resterà quella del recente passato, il risultato sarà avvilente. Il dialetto non lo aiuta: al toscano si concede di invecchiare, al pugliese meno (e una exit strategy come Nonno Libero pare improbabile).
Zalone ha successo perché la satira è in esilio e la comicità così svilita da far sembrare i neo-Bombolo degli epigoni di Walter Chiari. Negli anni Ottanta, tra un Nuti e un Troisi, di lui non si sarebbe accorto neanche Marco Giusti a Stracult. La macchietta Checco ha giocato bene le sue carte, ma il fiato è corto e il banco prossimo a svelare il bluff.
2 - IL GOVERNO MONTI LAVORA ANCHE PER LUI
Nanni Delbecchi per il "Fatto quotidiano"
A differenza di Fiorello, nato negli anni Novanta sotto un karaoke piantato nell'anfiteatro di un Valtur, Zalone è il classico prodotto postelevisivo, divinizzato dall'apparizione in video dopo essersi fatto da solo in provincia, con la tigna che lega la cozza al suo scoglio. Ma se tra le tante formiche partite dallo Zelig solo lui ha fatto il botto, come direbbe Fiorello, una ragione c'è. Testi e canzoncine sono volgarotti e qualunquisti, è vero; ma l'asso di Checco non sta in tavola. à proprio nella manica.
La comicità monologante di quest'ultimo decennio è, oltre che fatta con lo stampino, tendenzialmente conformista, convenzionale, prevedibile. Perfino i Crozza e le Littizzetto, gratta gratta, sono ben più rassicuranti, politicamente corretti, di quanto non lo sia Fiorello, che fa apertamente l'entertainer. Zalone, invece, è politicamente scorretto in modo naturale e irredimibile (al contrario del suo Cassano).
Ha un sesto senso per tutto ciò che è mostruoso e un istinto di cecchino nello scegliere i bersagli. Passa per essere di destra solo perché nella tradizione satirica da sempre gli intoccabili stanno a sinistra, e a lui interessano proprio quelli, gli intoccabili come Vendola o Saviano (mentre Berlusconi è già di suo tutto un bunga bunga). Se esagera, esagera per eccesso di scorrettezza: l'imitazione di Zio Michele è un colpo di genio il cui vero bersaglio non consiste nel povero contadino omicida, ma nei media che lo hanno trasformato in una squallida, ubiqua icona mediatica.
Oscena è l'ostensione dell'originale; non la sua imitazione. Al contrario, la vera macchietta sbagliata del "Resto umile show" è stata quella del bravo presentatore, ruolo a cui Zalone ha dovuto rassegnarsi pur essendone del tutto inadatto. Acqua fresca. Ma noi non butteremmo il monello con l'acqua fresca; nell'ora della politica in loden e trolley, mentre si annuncia all'orizzonte un bastimento di nuovi intoccabili, Zalone non sembra affatto senza futuro. La sensazione è che il governo Monti stia lavorando anche per lui.
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