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    “MEDIASET NON VUOLE I CARTONI ANIMATI ITALIANI” – CARTOON ITALIA SUONA LA SVEGLIA E STRIGLIA PIER SILVIO BERLUSCONI CHE SI OPPONE ALL’INTRODUZIONE DI UNA QUOTA OBBLIGATORIA DI INVESTIMENTO PER LE AZIENDE PRIVATE PER LA PRODUZIONE DI CARTONI ANIMATI ITALIANI: “SE NON VERRÀ INTRODOTTA, COME HANNO FATTO I FRANCESI, LE PIATTAFORME, PRESSOCHÉ TUTTE STATUNITENSI, NON PRODURRANNO MAI CARTONI ANIMATI ITALIANI CHE ATTINGONO DALLA NOSTRA CULTURA E…”


     
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    COMUNICATO STAMPA CARTOON ITALIA

     

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    In questi giorni il Governo sta decidendo se destinare o meno ai cartoni animati di produzione italiana una quota degli obblighi di investimento a carico delle televisioni private e delle piattaforme streaming.

     

    L’Italia è il Paese europeo che ha sul suo territorio più canali televisivi destinati a bambini e ragazzi, senza contare l’offerta di tutte le piattaforme streaming (Netflix, Amazon Prime, Disney +, Paramount +, ecc), ma è anche l’unico Paese in cui è solamente il servizio pubblico, con RAI Kids, ad investire nei cartoni animati italiani.

     

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    Di fatto, RAI ha un obbligo di investimento sui programmi per bambini e ragazzi, mentre gli altri operatori osteggiano l’introduzione di un’analoga sotto-quota anche per la loro programmazione.

    In testa sembra esserci MEDIASET. La giustificazione dell’emittente è che non vuole lacci e lacciuoli nelle scelte editoriali. Ma è una opposizione che può avere delle conseguenze estremamente negative per il nostro Paese, sia dal punto di vista culturale che industriale.

     

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    Lo evidenzia Cartoon Italia, l’Associazione Nazionale dei produttori di animazione, che oggi consta di oltre 50 società di produzione sull’intero territorio nazionale che danno lavoro a oltre 6.000 professionisti.

     

    Sul piano culturale il rischio è evidente, soprattutto per le nuove generazioni. È risaputo che ormai il pubblico dei bambini preferisce l’on demand al flusso delle tv lineari e i genitori ne hanno perso il controllo: Il 72% dei bambini tra i 4 e 6 anni naviga sulle piattaforme senza la presenza di un genitore. Se non verrà introdotta la sottoquota animazione, come hanno fatto i francesi, le piattaforme - pressoché tutte statunitensi -, non produrranno mai cartoni animati italiani che attingono dalla nostra storia, cultura e valori.

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    L’animazione è uno dei comparti più attivi dell’audiovisivo, sul piano nazionale e internazionale, che ha nel nostro Paese un impatto occupazionale di enorme rilievo.  Siamo i secondi in Europa, dopo la Francia. Ed è lì che le piattaforme continueranno ad investire, se l’Italia non farà lo stesso, introducendo analoga sottoquota.

     

     

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    Se è vero che MEDIASET sta facendo valere tutta la sua influenza sul Governo nell’osteggiare la sotto-quota animazione, è difficile comprenderne le ragioni.

     

    L’obbligo di investimento nella produzione indipendente esiste già. La richiesta dei produttori di animazione è semplicemente quella di destinarne una quota minima alle produzioni per bambini e giovani. Una proposta che non avrebbe alcun impatto sui budget dei broadcaster e delle piattaforme. Tanto più che Mediaset potrebbe adempiere tramite i due canali per bambini, Boing e Cartoonito, che ha in joint venture con Warner Bros-Discovery.

     

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    Cartoon Italia conta sul sostegno del Ministero della Cultura nella consapevolezza che “l'identità e la memoria di una nazione nascono dai suoi programmi per i bambini” per riprendere uno dei motti più famosi della BBC.

     

    Cartoon Italia ripone inoltre grande fiducia nella posizione del Mimit, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nella sua missione di sostenere le imprese italiane e il Made in Italy anche nei cartoni animati.

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    I produttori di animazione ricordano che saranno proprio i nostri figli a dirigere l’Italia di domani, ed è proprio sulla base della cultura e dei valori che trasmetteremo a questa nuova generazione che dipenderà il futuro del nostro paese.

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