Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
ROBERTO SPERANZA E MARIO DRAGHI
L'annuncio di Draghi li ha colti un po' di sorpresa e costretti ad accelerare, ma da qualche giorno gli uffici legislativi dei ministeri della Giustizia e della Salute erano al lavoro, in raccordo con Palazzo Chigi, per inserire nel prossimo «decreto legge Covid» due norme che agevolino la campagna vaccinale, provando ad eliminare ulteriori ostacoli.
Da un lato si vuole introdurre l'obbligo di immunizzare il personale a diretto contatto con i pazienti; dall'altro si tenterà di issare una sorta di «scudo penale», o qualcosa di simile, per i somministratori di dosi: medici, infermieri, farmacisti o altre categorie autorizzate. L'obbligo dovrebbe evitare che chi non vuole vaccinarsi contribuisca alla diffusione del virus negli ospedali o altri luoghi a rischio.
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Non riguarderà tutto il personale medico o sanitario, ma solo quello a diretto contatto con i pazienti; se un dottore svolge funzioni amministrative, per esempio il direttore di una Asl, non subirà conseguenze nel caso dovesse rifiutare la dose.
Per contro, se un medico o un infermiere che lavora in corsia o in ambulatorio non volesse sottoporsi alla vaccinazione, gli sarà offerta la possibilità di cambiare impiego: in qualche ufficio, a svolgere mansioni amministrative o altre attività che lo tengano lontano da soggetti a rischio perché già bisognosi di cure. Solo in caso di ulteriore rifiuto si incorrerebbe nelle sanzioni, ancora da definire.
marta cartabia
Certamente amministrative e relative al rapporto di lavoro, dalla sospensione all'interdizione, a meno che il rifiuto non determini altri reati che prevedano conseguenze penali. L'obbligo di vaccinazione non è un inedito assoluto. Esiste già, ad esempio, per l'iscrizione dei bambini a scuola e nel 2018 una sentenza della Corte costituzionale l'ha dichiarato legittimo, respingendo le eccezioni sollevate dalla Regione Veneto.
In quel caso la Consulta, con un provvedimento redatto proprio dall'attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia, stabilì che anche il principio costituzionale secondo cui «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario» può avere dei limiti; e non solo perché lo stesso articolo 32 aggiunge «se non per disposizione di legge» che non violino «i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
vaccinazioni all'hotspot dell'allianz stadium di torino
Quel diritto va bilanciato con altri, ugualmente garantiti. Come ha sostenuto la Corte, un trattamento obbligatorio è legittimo «se è diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri».
Sono contemplati altri due vincoli: la previsione che il vaccino «non incida negativamente sullo stato di salute di colui che è obbligato, salvo che per quelle sole conseguenze che appaiano normali e tollerabili», oltre alla elargizione «di una equa indennità» in caso di danni ulteriori.
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Su quest' ultimo punto il decreto Covid prevederà un ampliamento dei presupposti e delle quantità dell'indennizzo economico, qualora dovessero esserci conseguenze permanenti. Sullo «scudo penale» che possa evitare indagini e processi ai somministratori di vaccini, il problema da risolvere sembra un po' più complicato.
L'intenzione è di lasciare la punibilità per la sola «colpa grave» di eventuali responsabili di danni ai vaccinati, ma per stabilire ciò sarebbe in ogni caso necessario avviare un'inchiesta penale, e dunque indagare gli eventuali indiziati. Sia pure in vista di un proscioglimento.
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È una questione di procedure e di garanzie, per tutti, come s' è già visto con la riforma della legittima difesa: per stabilire che la vittima di un'aggressione abbia agito nei limiti della legge è comunque necessaria l'indagine.
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Con questa consapevolezza, nei giorni scorsi il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi ha comunicato ai procuratori generali di tutto il Paese che per gli accertamenti preliminari sui vaccini c'è una struttura dell'Agenzia italiana del farmaco e del Cts a disposizione dei magistrati, da cui attingere «direttamente e riservatamente» le informazioni generali utili alle attività giudiziarie. Un tentativo di evitare iniziative clamorose che possano avere ripercussioni negative sulla campagna vaccinale, affinché le mosse dei pubblici ministeri siano efficaci ma anche proporzionate ai singoli casi. Indipendentemente da eventuali, e sempre relativi, «scudi penali».
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