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    MEDIOARRANCA - È CRISI PER MEDIOBANCA: DOPO LA CACCIATA DI GERONZI, SEMBRA CHE TUTTO STIA ANDANDO IN MALORA - NAGEL & PAGLIARO HANNO DECISO DI TAGLIARE I PROPRI STIPENDI DEL 40% - È FALLITO IL BLITZ SU FONDIARIA SAI, È ARRIVATA UNA BATOSTA DI 203 MLN € CON LE SVALUTAZIONI, E CI SONO MILIARDI DI DEBITI DA PAGARE - COME SE NON BASTASSE, LA QUESTIONE GENERALI SEMBRA NON ESSERE ANCORA RISOLTA (MA PALENZONA A TRIESTE LO SALVERA’)...


     
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    Giovanni Pons per "la Repubblica"

    ALBERTO NAGEL E RENATO PAGLIAROALBERTO NAGEL E RENATO PAGLIARO

    L´ultimo blitz di Mediobanca su Fondiaria Sai puntava a escludere fin da subito l´incursione non richiesta di Matteo Arpe, Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago che con le loro finanziarie avevano messo sul piatto 450 milioni. Ma il blitz è fallito ieri pomeriggio e Alberto Nagel e Renato Pagliaro sono stati costretti a incassare una sconfitta, forse la prima dopo il siluramento - quella volta riuscito - di Cesare Geronzi dalla poltrona più in vista delle Generali.

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    Certo, ora bisognerà vedere chi vincerà la guerra, e sarà una guerra senza quartiere viste le premesse di questi giorni. Ma agli occhi di non pochi osservatori Mediobanca oggi non sembra così solida e al centro del sistema come ai tempi andati. Lo dimostra anche un fatto della settimana scorsa: la discussione del bilancio semestrale in cda. Il momento è difficile, lo si sa, come per tutte le banche.

    Non a caso anche piazzetta Cuccia ha fatto ampio ricorso alla liquidità messa a disposizione dalla Bce, attingendo 7,5 miliardi poiché nei prossimi 24 mesi vi sono 8 miliardi di bond da rimborsare. Purtroppo, sono arrivate le docce fredde delle svalutazioni: meno 114 milioni sui bond greci, meno 55 milioni su Rcs e meno 34 milioni su Delmi. In totale, 203 milioni che hanno ammazzato il conto economico dei sei mesi chiuso con 63 milioni di utile di cui 44 grazie alla plusvalenza su un immobile di Montecarlo.

    MATTEO ARPEMATTEO ARPE

    Ma oltre a ciò, a preoccupare non poco alcuni consiglieri di Mediobanca sono le esposizioni attraverso i prestiti subordinati verso Fonsai (1,05 miliardi) e Unipol (400 milioni), un altro miliardo di debiti verso Burgo, l´indebitamento Telco da rifinanziare. Tutte spine che Pagliaro e Nagel attribuiscono a scelte del loro predecessore, Vincenzo Maranghi. Ma tant´è, ora sono loro sulla plancia di comando e molto diligentemente si sono presi la loro dose di responsabilità proponendo di tagliarsi il compenso del 40%.

    ROBERTO MENEGUZZOROBERTO MENEGUZZO

    Una percentuale importante, di questi tempi, soprattutto nella categoria dei banchieri. Ma anche una scelta ben ponderata visto che se ne è già discusso nel comitato remunerazioni della merchant bank. E, dunque, quando diverrà ufficiale verrà comunicato al mercato. Inoltre, Pagliaro sembra abbia rassicurato i consiglieri sul fatto che se per caso si volesse procedere a un cambio di presidente questo passaggio non comporterà esborsi per la banca in quanto lui è sempre inquadrato come dirigente e con le tutele che questo comporta.

    A questo riguardo il bilancio dell´esercizio 2008-2009 informava che i cinque executives di Mediobanca, Nagel, Pagliaro, Cereda, Di Carlo e Vinci, avevano trasformato nell´anno della crisi il bonus variabile in stipendio fisso tagliandolo del 30% e si erano aperti un paracadute pari a quattro annualità complete in caso di dimissioni o disdetta anticipata del patto.

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    Segnali di smottamento nell´epicentro della galassia? Si vedrà, intanto ciò che si sente ripetere da persone vicine alle segrete stanze è che la questione Generali non è ancora risolta. Soprattutto, i soci francesi guidati da Vincent Bollorè non hanno ancora digerito lo smacco di un anno fa che li portò a contestare duramente il management di Trieste e le liasons dangereuses con il finanziere ceco Petr Kellner che nel 2014 eserciterà una succosa opzione put.

    E a dar manforte a Bollorè adesso nel cda Mediobanca c´è anche Pierre Lefevre, da una anno alla direzione internazionale di Groupama, azionista importante di piazzetta Cuccia, che nella riunione di dicembre sembra abbia fatto molte domande riguardo gli incroci tra Fondiaria Sai e Generali. Con il nuovo cda di Unicredit da ricomporre, Gabriele Galateri da confermare a un anno dalla nomina, un Fabrizio Palenzona che da sempre ambisce alla presidenza di Mediobanca o di Generali, i colpi di scena non si possono escludere.

     

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