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    HEY, OH! LET’S GO RAMONES! - "MEGLIO DEI BEATLES E DEI ROLLING STONES": 40 ANNI FA, CON 2 CONCERTI A LONDRA IL MONDO SI ACCORSE DELLA BAND AMERICANA - “L.A. PRESS” SCRISSE DI NON AVER VISTO IL FUTURO DEL ROCK: “PERÒ ABBIAMO VISTO I RAMONES, E FORSE È ANCHE MEGLIO” - VIDEO


     
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    Andrea Silenzi per “repubblica.it”

     

    “La loro musica è veramente elementare e al primo ascolto puoi non capirla. Può sembrarti monotona, ma se la ascolti qualche volta scoprirai che la loro semplicità è di buon gusto ed efficace. Sebbene facciano rock’n’roll, non è il sound degli anni 50. E’ hard rock, ma non quello assolutamente detestabile. Suonano canzoni come quelle dei primi Beatles e Rolling Stones, ma sono migliori. Credo che suonino come i Ramones”.

     

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    Fu John Holmstrom, in un articolo di metà anni Settanta su Hit Parader, a catturare con lungimiranza l’essenza e il fascino dei Ramones. Stavano cercando di farsi un nome in un’epoca dominata dal progressive e dai suoni dolci e allucinati della West Coast. Le radio li snobbavano, i promoter li ritenevano pericolosi, il pubblico non li capiva. Si iniziava allora a parlare di punk, in America molto più che in Inghilterra. Loro venivano da Forest Hills, un noioso sobborgo middle class del Queens.

     

    Si erano creati un piccolo seguito con le loro esibizioni al Cbgb’s, sulla Bowery, l’accademia della rivolta punk newyorkese. Ma fuori da quel palco lurido l’accoglienza non era mai delle migliori: la gente non riusciva a capacitarsi del fatto che i loro concerti durassero 20 minuti. 17-18 canzoni macinate a velocità spaventosa nell'epoca delle suite sinfoniche, dei concept album e dei viaggi interstellari. 

     

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    Poi, nell’estate del 1976, arrivò la svolta. Il 4 luglio del 1976 si esibirono per la prima volta a Londra, alla Roundhouse, come gruppo di supporto dei Flamin’ Groovies. La sera successiva replicarono, ma stavolta al Dingwalls. Quei due concerti influenzarono un’intera generazione di musicisti: ad ascoltarli c’erano tutti i futuri leader della rivoluzione punk britannica, dai Sex Pistols ai Clash, dai Generation X di Billy Idol ai Damned fino ai Pretenders. Per gente come Johnny Rotten, Joe Strummer o Chrissie Hynde, i Ramones erano il modello da seguire. Con quei concerti, e sull’onda della rifondazione imposta dal punk, i Ramones divennero molto popolari in Gran Bretagna. Il loro album Ramones (che il 9 settembre verrà ristampato in una lussuosa versione con 3 cd e 1 Lp) divenne il disco di importazione più venduto in Gran Bretagna.

     

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    Ma quel viaggio in Europa diede frutti anche in patria. Nell’agosto del 1976 ripresero l’attività live, e il clima intorno a loro cambiò. La Atlantic pubblicò la doppia compilation Live at Cbgb’s, la Sire ingaggiò i Talking Heads, i Television firmarono per la Elektra, i Blondie entrarono a far parte della Private Stock, a testimonianza di come la discografia avesse finalmente intercettato il cambiamento in atto. Il pubblico dei concerti dei Ramones aumentò in numeri ed entusiasmo. La critica, che li aveva snobbati liquidandoli come spazzatura, iniziò a cambiare atteggiamento.

     

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    Quando nel gennaio del 1977 uscì il loro secondo album Ramones Leave Home, le recensioni furono esaltanti. Mick Farren del NME, replicando alle critiche di chi vedeva nei Ramones solo una personificazione del nuovo qualunquismo post-ideologico, scrisse che “il mondo ha bisogno di un gruppo che distilli tutta la filosofia morale, politica e sociale nella frase ‘gabba gabba hey’ (il loro slogan demenziale, ndr), e ne ha bisogno ora”. Robert Christgau commentò sul Village Voice: “Quelli che pensavano fosse una scherzo ora dovranno ricredersi”. Art Fein, in un articolo sul L.A. Press, parodiando la celebre frase di Jon Landau su Springsteen, scrisse di non aver visto il futuro del rock’n’roll, “però ho visto i Ramones, e forse è anche meglio”.

     

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    Da quell’estate del ’76, l’agenda dei Ramones divenne sempre più fitta di impegni. Iniziarono a suonare moltissimo, ma continuarono a guadagnare poco: circa 1000 dollari a sera. Il bassista Dee Dee,  scomparso del 2002, era tra i più scontenti: “Guadagnavo 125 dollari a settimana, e ne spendevo 100 al giorno in droga”. Era lui che lanciava l’urlo “one-chew-tree-faw” prima che la band partisse a velocità mai ascoltate prima. Come diceva il cantante Joey Ramone, morto nel 2001, “le canzoni sono proprio come noi. Non stiamo facendo ciò che non siamo. Siamo quello che cantiamo”. Gabba Gabba hey.

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