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    MELA BACATA - APPLE PEGGIO DI ENRON: HA BRUCIATO IN BORSA CIRCA 230 MILIARDI, 4 VOLTE PIÙ DELLA SOCIETÀ DELLO SCANDALO - DAL MASSIMO DEL 2015 TITOLO GIU’ DEL 29% - L'AZIENDA DI CUPERTINO COMPENSERÀ SU ALTRI MERCATI MONDIALI (TIPO L’INDIA) IL RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA NEI CONSUMI CINESI?


     
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    Federico Rampini per “la Repubblica”

     

    Apple peggio di Enron: per distruzione di ricchezza. Il paragone fa venire i brividi. Il crac di Enron fu uno degli episodi più drammatici, nello scoppio della prima bolla di Internet. Accadde alla fine del 2000.

     

    Anche se non direttamente legata alle “dot.com”, e con una sede in Texas anziché in California, tuttavia la Enron si trovava all’incrocio di business cruciali: tecnologie, finanza, energia. Fu bancarotta fraudolenta, e in questo non si applica l’analogia. E’ per la capitalizzazione bruciata in Borsa che Usa Today lancia questo paragone inquietante.

     

    Da quando Apple toccò il suo massimo storico il 23 febbraio 2015, la ex-regina della Borsa ha perso più di un quarto del suo valore. Sono circa 230 miliardi di dollari spariti, almeno dalla valutazione dei portafogli degli investitori. Le ricadute sono molteplici: per il peso ponderato del titolo sugli indici di Borsa, il declino di Apple ha avuto un’influenza significativa sui trend di Wall Street.

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    In termini di impoverimento dei portafogli degli investitori è il quarto declino più grave della storia (peggio di lei fecero Cisco, Intel, General Electric) e per di più concentrato in un arco di tempo breve. Da sola, Apple ha distrutto quasi il 20% della ricchezza che era contenuta nella capitalizzazione del mondo di Internet ai massimi della bolla nel marzo 2000.

     

    Tutto questo che cosa significa per il futuro? Com’è noto, il passato non ha di per sé poteri previsionali. Apple potrebbe essere diventata un buon affare, e da qui in poi potrebbe riservare soddisfazioni a chi ha fiducia nell’azienda guidata da Tim Cook. A pensarla così, è certamente il gruppo Berkshire Hathaway che fa capo a Warren Buffett. I luogotenenti del celebre finanziere proprio di recente hanno investito un miliardo di dollari in Apple.

     

    APPLE CAMPUS DI CUPERTINO APPLE CAMPUS DI CUPERTINO

    Questo fa parte della strategia da “bastian contrario” che Buffett teorizzò in una delle celebri massime: «Avere paura quando tutti sono ottimisti, avere coraggio quando tutti hanno paura». Che abbia ragione o no, in molti pensano che per Apple si sia chiusa un’epoca in cui il titolo era associato alle performance strabilianti del settore tecnologico, ma può aprirsi un’epoca nuova in cui diventa un titolo “da buon padre di famiglia”. Di quelli cioè che conviene avere in portafoglio per i buoni rendimenti al momento della distribuzione di dividendi agli azionisti. Sullo sfondo ci sono però delle sfide strategiche.

     

    Riuscirà Cook a resuscitare una capacità innovativa che sembra essersi smorzata negli ultimi anni? Potrà continuare a convincere i consumatori che i gadget di Apple meritano un sovrapprezzo notevole rispetto alla concorrenza? Compenserà su altri mercati mondiali (tipo l’India) il rallentamento della crescita nei consumi cinesi? In quanto alle performance di Borsa, su quelle possono influire altri elementi, anche di natura macroeconomica, come le prossime mosse della Federal Reserve sui tassi d’interesse.

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