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Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
Oltre un terzo degli ultra 60enni italiani ingoia più di dieci compresse medicinali al giorno, un fenomeno legato al timore dell'avanzare dell'età nell'illusione di favorire l'evoluzione della propria salute in modo migliore e ritardare l'avvento delle patologie, mentre in realtà non sempre questa abitudine acquisita corrisponde a cure appropriate per tale finalità.
L'utilizzo dei farmaci in quantità elevata e mista inoltre, risulta in aumento progressivo fino agli 84 anni, dopo di che segue un declino dovuto ad un effetto naturale, poiché solo le persone più sane e con meno complicanze di malattie acute o croniche in atto raggiungono l'età più avanzata.
Le categorie terapeutiche più prescritte dopo i 60 anni sono gli antiipertensivi, seguiti dai gastroprotettori e dagli antibiotici, e durante il periodo dell'emergenza epidemica da Covid19 si è riscontrato un sovrautilizzo diffuso della vitamina D, peraltro non sostenuto da evidenze scientifiche.
Altri farmaci utilizzati quotidianamente, soprattutto dopo i 65 anni, sono quelli che regolano la coagulazione e rendono più fluido il sangue, come l'acido acetilsalicilico (aspirina), i fans (farmaci antinfiammatori non steroidei), gli anticoagulanti e gli antiaggreganti, quelli che curano il reflusso gastroesofageo, gli ipolipemizzanti per il colesterolo e gli anti-osteoporotici.
SOSTANZE PSICOTROPE
Sono gli uomini (30,3%) più delle donne (29%) ad assumere oltre dieci medicinali al giorno contemporaneamente, e in una buona percentuale di casi tali sostanze vengono assunte con il "passaparola", ovvero su consiglio di amici e conoscenti che si atteggiano a esperti scientifici, sottovalutando il fatto che la politerapia multipla, se non prescritta da un medico, spesso può aumentare il rischio di interazioni tra i principi attivi contenuti nelle compresse, con l'evento avverso di modificare l'effetto terapeutico del farmaco.
Per esempio l'uso ormai comune negli over 65, con prevalenza doppia delle donne rispetto agli uomini, di sostanze psicotrope (antidepressivi, benzodiazepine e antipsicotici) molto aumentato durante la pandemia per regolare i disturbi del sonno e le sindromi ansiose e depressive, nella interazione con gli altri farmaci assunti regolarmente, ha provocato molti danni cognitivi e mnemonici, disturbi cardiaci, neurologici ed urinari, per cui gli effetti negativi di tali sostanze hanno superato di gran lunga i benefici desiderati e ridotto l'aderenza al trattamento e alla sua finalità curativa.
Errori che possono far ritardare la guarigione desiderata o far sbalzare dei valori da tenere sotto controllo e addirittura portare diritti a un letto di ospedale per il cattivo uso dei farmaci. Molto dipende naturalmente dalla durata della cura, dallo schema di assunzione e dalla scelta delle formulazioni più adatte, senza sottovalutare l'aggiunta di farmaci da banco, dei vari integratori e prodotti fitoterapici spesso non denunciati al medico curante che possono interferire con il corretto funzionamento dei principi attivi, per cui nello schema terapeutico va valutata anche questa aggiunta percepita da molte persone come un innocuo ritocco benedico della cura quotidiana.
Non bisogna aver paura dei farmaci, poiché ognuno di loro ha una sua azione terapeutica ben precisa e mirata, nella maggioranza dei casi davvero molto efficace, mal'interazione tra molecole diverse o tra medicamenti non compatibili, può comportare dei rischi per la salute, per cui spesso è necessario diminuire il dosaggio di un farmaco che si usa regolarmente, se non addirittura interromperlo, quando vi è la condizione necessaria ad assumerne un altro non compatibile, poiché quest' ultimo potrebbe causare effetti collaterali anche severi in concomitanza con altre molecole, anche perché lo stesso principio attivo usato continuamente per anni potrebbe sviluppare il fenomeno dell'assuefazione e perdere quindi di efficacia.
Per tali ragione i medici spesso, quando non ci sono le condizioni di sospendere un farmaco "salvavita", consigliano un cambio di prescrizione con molecole più nuove, moderne ed efficienti, che hanno meno reazioni interattive con gli altri principi attivi che devono essere introdotti nella multipla terapia.
In realtà più passano gli anni, più si allunga la lista dei farmaci che si assumono, e con l'allungamento dell'età media di vita aumentano le diagnosi di malattie, cosa che si accompagna alla pioggia di medicine somministrate dai vari specialistiche si consultano, senza tener conto che non esiste l'equazione molti farmaci uguale a vita più lunga, al punto che molti anziani, bombardati dagli orari di assunzione di quasi 15 pillole al giorno, quando cominciano ad accusare prurito, dolore, disturbi intestinali e senso di fatica, sospendono del tutto le compresse con un effetto rigetto, che complica ancora di più la loro situazione clinica, magari rinunciando proprio al medicinale essenziale per la loro salute.
AZIONE COORDINATA
Ma allora come curarsi in sicurezza quando si è affetti da più condizioni patologiche, quasi sempre croniche, evitando errori ed effetti collaterali? Serve sempre una visione generale e di coordinamento da parte del medico di base, che conosce tutto di ogni paziente e che è in grado di regolare ed armonizzare le terapie prescritte dai colleghi specialisti, tra le statine per abbassare il colesterolo, l'aspirinetta per evitare l'infarto, la pillola per tenere bassa la pressione, il gastroprotettore per la digestione oil medicinale per riuscire a dormire di più, tenendo sempre presente la regola che troppi farmaci non allungano la vita, ma, se assunti acaso, aumentano il rischio di effetti collaterali.
Ps: Un italiano over 60 su dieci, ovvero oltre sei milioni di persone, prende anche più di dieci farmaci al giorno, e uno su due assume tra cinque e nove pillole, spesso in maniera non corretta, e quasi uno su tre ha una prescrizione non appropriata , poiché non vengono prese in considerazione le interazioni farmacologiche, con assunzioni prolungate oltre le reali necessità, spesso con dosaggi inadeguati.
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