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Matteo Dalla Vite per “la Gazzetta dello Sport”
Perché poi funziona così: e cioé che se Melo si mette anche a fare le... pere, i gol, ecco che allora tutto torna, che Mancini ha insistito a ragione e che tutto il resto è una classifica che ringhia come un pitbull. Ora attorno a Felipe Melo c' è la riscoperta del Rambo da campo. Ma non è solo così.
Felipe è religiosissimo, allenatissimo, caricatissimo a tal punto che un intervento ben riuscito gli procura l' effetto-dinamo con urlo della savana annesso, innamorato pazzo del giocare per vincere, della famiglia e della moglie Roberta. Che rivorrà lì, nei ground box. Felipe chiederà un nuovo «invito» per la moglie nei palchetti di San Siro a bordocampo: perché è stato bello e perché magari porta bene.
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CHAMPAGNE, TWEET, VERONA La faccia... Felipe dell' Inter è quella di una foto di gruppo nello spogliatoio, quella della corsa sotto la curva interista già fatta a casa-Chievo, di una t-shirt ideata da Icardi e con dedica (ieri al team manager Romeo e l' altroieri al massaggiatore storico Dellacasa), un brindisi in spogliatoio (con champagne) a festeggiare vittoria e compleanno dello stesso tm, la forza di essere sempre se stessi perché non tutti dopo una partita parlano di «giocare a tennis» se non si vuole il contatto fisico, di «guardare il Barcellona» se c' è noia a vedere l' Inter o twittare «Qui si tifa Turchia...Goodbye Olanda» per festeggiare la vittoria della Turchia sull' Olanda nel settembre scorso e alludendo un po' all' eliminazione del suo Brasile a Sudafrica 2010.
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Poi è chiaro che a Verona penseranno che nel mirino c' è sempre il gialloblù (da Mpoku a Pazzini), ma lui ha ribadito che «non sono mai entrato per rompere una gamba».
Felipe gioca duro. «Ed è corretto» l' ha difeso Mancini. E' uno che va di getto, senza filtri. Anche così nasce il bacio a Roberta, adorazione pura come per i figli Pietra, David, Lineker (come Gary, sì) e Luke.
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PIACERE, IL PARARIGORI La zuccata violenta e vincente (sulla quale ha tardato Albertazzi e non Helaner), nasce dal suo amico Telles col quale gira anche per Milano: compagni di Gala e cappellini da rapper in testa con la visiera messa di lato. Felipe vive ancora in hotel ma sta per trovare casa, è un ragazzo educato perché il primo giorno in cui arrivò alla Pinetina volle per prima cosa conoscere tutti: non solo i compagni no; tutti tutti, da chi gli può fare un caffè a chi cucina a chi comunque lavora nella struttura.
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Felipe è attento a tutto e fa tutto: anche il portiere. Al Galatasaray, espulso Muslera, si mise in porta e all' ultimo minuto parò un rigore all' attaccante dell' Elazigspor garantendo l' 1-0. Là, a Istanbul, era ed è ancora un idolo.
DUNGA, LOPEZ , IBRA Felipe sa vincere e ha vinto un bel po' (2 titoli col Flamengo, 3 col Cruzeiro, 6 col Gala, una Confederations col Brasile). Felipe e Carlos Dunga - ex e attuale ct dei verdeoro - hanno un feeling particolare che forse si rinnoverà. «Lui è come me» disse Dunga quando nel febbraio 2009 (esordio contro l' Italia) lo convocò per la prima volta con la Seleçao.
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Ora, dicono, un nuovo pensiero c' è. Ed è l' altro sogno che Felipe potrebbe avverare: tornare in mezzo al campo del Brasile. «Chiamatemi comandante, in fondo dirigo il gioco» ha detto recentemente. «Una volta Ibrahimovic mi chiamò animale, mi piace...» disse Felipe. «Mi voleva Mourinho all' Inter», altro virgolettato scolpito nei giorni scorsi. Scolpito un po' come l' uno-due dato a Diego Lopez dopo un Fiorentina-Cagliari nel tunnel del Franchi. Pugni, non passi di danza. Reazione a un' offesa.
Felipe non porge l' altra guancia.
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GLI ZOMBIE E GLI EX VIOLA A proposito di Firenze: la città, che cominciò ad adorarlo da subito, non fu felice quando la Viola vendette Felipe Melo alla Juve. Ma Pantaleo Corvino l' aveva acquistato a 8 milioni e rivenduto a 25. Plusvalenza. Domenica sera ci sarà un amarcord non male: Felipe, Jovetic e anche Ljajic contro la loro ex Fiorentina. Detta così è banale, sul campo non lo sarà mai. Come il gioco di strategia dedicato proprio a Felipe. Si chiama Felipe Melo-Z: lui è un generale che deve massacrare gli zombie che hanno invaso il mondo del calcio.
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«Per ora mi piace - dice il club manager Dejan Stankovic - come appare l' Inter: una squadra battagliera con 11 guerrieri». Lui ne sapeva. Melo ne sa.
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