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«Altre elezioni saranno quelle che arriveranno a giugno e sono il vero timore di tutti. Sono il vero timore di tutti che questa maggioranza possa essere confermata con il voto delle elezioni europee. Succederà di tutto. Io ho messo l'elmetto e vinceremo anche questa battaglia», le parole di Giorgia Meloni a Pescara per sostenere il candidato alle regionali e governatore uscente Marco Marsilio. / Youtube FdI (Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)
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MELONI
Simone Canettieri per il Foglio - Estratti
Dice che ha già l’elmetto in testa perché succederà di tutto da qui alle europee, ma intanto quando può si mette il cappuccio (rosa) per ripararsi dall’acqua. Non è la pioggia nel pineto, quella che cade su piazza Salotto, qui ci sono le palme dietro Giorgia Meloni. Complice il maltempo tutto prende una bella accelerata.
La premier chiude come d’abitudine, ma taglia corto: venti minuti di comizio senza gli eccessi teatrali già visti a Cagliari (anche se alla fine una vocina le scappa quando sfotte la sinistra che accusa il governatore Marsilio di fare il pendolare da Roma all’Abruzzo).
Marco Marsilio Giorgia Meloni
Usa quello che Ennio Flaiano, nato giustappunto ieri 114 anni fa, avrebbe chiamato “frasario essenziale per passare inosservati in società”. I toni sono da campagna elettorale, ma non c’è lo show che mal le ha portato in Sardegna. Meloni parla per esempio di “infrastrutture di cittadinanza”. E rilancia la Roma-Pescara, spuntata come un fungo nei giorni scorsi. Tutto filerebbe liscio, ma sul finale, mentre i militanti sono bagnati come pulcini, ecco la sorpresa.
Al momento della foto di gruppo sotto le note dell’Inno Mameli non si trova Matteo Salvini. Ci sono Lupi e Cesa, Rotondi e Marsilio, Meloni e Tajani, ma lui, il leader della Lega è scomparso. “Avevo un impegno”, diranno balbettando qualcosa dalla Lega. Ma questa scomparsa di Salvini, apparso remissivo e non di buon umore, la dice lunga. Nel retropalco i tre leader evitano smancerie. Il capo della Lega sa che domenica notte qui potrebbe passare un bruttissimo quarto d’ora quando inizierà lo spoglio.
Marco Marsilio Giorgia Meloni
Dettaglio: bandiere della Lega contate in piazza due, quelle dell’Ucraina ben quattro. “Noi andremo in doppia cifra. La Lega? Io penso a Forza Italia”, gongola un rinato Antonio Tajani, pronto a scommettere una frittura a pranzo e un piatto di arrosticini a cena sulla vittoria di Marsilio. Sarà l’ora di cena, ma le metafore gastronomiche vanno per la maggiore.
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Carovane di ministri e sottosegretari in pellegrinaggio in questa regione perché dopo la scoppola sarda questa volta non si può sbagliare. Lo dimostra anche la doppia tappa meloniana: prima a Teramo, terra del candidato del campo larghissimo Luciano D’Amico, con le imprese e poi in piazza. “Sono stata eletta qui: non vorrete mica cacciarmi?”, scherza esorcizzando la grande paura. Anche se questa volta dai classici sondaggi casarecci sembra non esserci il timore della sconfitta. Anche i tassisti parlano bene di Marsilio.
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La premier (...) scherza anche con i giornalisti inviati qui. “Pagano vi ha consigliato il ristorante per pranzo? Pagano, li dovevi avvelenare!!”. Non c’è quella elettricità percepita alla fiera di Cagliari. La presidente del Consiglio ammette di essere “stanca”, fa la vittima contro i giornali di sinistra, ma tiene un tono meno aggressivo e pirotecnico.
Anzi, una cosa forte la dice sul caso del dossieraggio: “Fuori i mandanti”. E poi torna a difendere le forze dell’ordine. Non a caso oggi riceverà con Tajani e Piantedosi i sindacati di polizia per discutere del rinnovo contrattuale, ma anche per continuare sulla linea della solidarietà agli agenti, nonostante la macchia – isolata – di Pisa. Elemento di scricchiolìo con il capo dello stato, come si sa. Al punto che costringe Salvini a dire: “Le parole di Mattarella sui manganelli? Le ho lette, ma non le commento”.
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Qui il capo del Carroccio si ritrova un partito ridotto ai minimi termini, transumato in gran parte verso Fratelli d’Italia: dagli assessori regionali ai consiglieri passando perfino per un’eurodeputata. I sondaggi dicono che la Lega sarà doppiata da Forza Italia: ecco perché forse Salvini non ha il migliore degli umori, e se ne va, al contrario di Tajani, pieno di soffici sicurezze. Nessuno crede nel colpaccio del campo largo in versione XXL. Basta osservare l’allegria elettrica di Donzelli. Perfino Meloni sembra più moderata e istituzionale, nonostante l’appuntamento. Avrà letto il Frasario di Flaiano quando diceva: “Abbia la compiacenza di parlarmi con dolcezza”.
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