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    MELONI AVVELENATI PER SALVINI – NON BASTAVANO DI MAIO E I RUBLI DI SAVOINI, IL TRUCE HA UN’ALTRA ROGNA. PER TOGLIERSELA DAI PIEDI, HA PROPOSTO ALLA GIGIONA DI FRATELLI D’ITALIA LA CANDIDATURA A PROSSIMO SINDACO DI ROMA. NIENTE: LA MELONI È CONVINTA CHE PUÒ ADDIRITTURA ASPIRARE ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO IN UN EVENTUALE CENTRODESTRA AL GOVERNO. IL SUO RAGIONAMENTO (O DELIRIO) È QUESTO…


     
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    GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI BY CARLI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI BY CARLI

    DAGONEWS

    Salvini non ha solo contro Di Maio e il mondo intero, da Putin a Macron. Il Truce ha un nuovo avversario, impensabile fino a pochi mesi fa: Giorgia Meloni. Quella che doveva essere la sua fedele cagnolina al guinzaglio per un ipotetico governo di centrodestra si sta rivelando un’altra rogna.

     

    Galvanizzata dai sondaggi che danno Fratelli d’Italia verso il 10%, quindi sorpassando la baracca di Berlusconi, magari gasata dai consigli di Crosetto, la Meloni ha rifiutato sdegnata la candidatura proposta da Salvini, con il sostegno del “Messaggero”, a prossimo sindaco di Roma. No, non mi toglierò dai piedi, come desidera Salvini, perché ho bel altro nella testa.

     

    TOTI MELONI SALVINI TOTI MELONI SALVINI

    Insomma, Gigiona Meloni è convinta che può addirittura aspirare alla presidenza del Consiglio in un eventuale centrodestra al governo. Il suo ragionamento (o delirio) è questo: Salvini non solo è storicamente “disistimato” da Mattarella ma con il bordello russo in atto, ormai è un’anatra zoppa, un impresentabile. Morale: sarò la prima donna premier!

     

    MELONI AVVELENATI PER SALVINI

    Ugo Magri per La Stampa

     

    MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

    Sembravano fatti, politicamente, l’una per l’altro (o viceversa). Entrambi sovranisti, tutti e due giovani, determinati, mediatici, super-pop. E in più, con un avversario in comune: Silvio Berlusconi. Contro l’anziano Cavaliere, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno condotto una dura battaglia generazionale, che ha fatto la fortuna della Lega ma anche dei Fratelli d’Italia.

     

    Se domani si tornasse alle urne, insieme vincerebbero a mani basse senza nemmeno bisogno di un aiutino berlusconiano. In base agli ultimi sondaggi, il partito di Matteo viaggia verso il 40 per cento, mentre quello di Giorgia supera il 6. Forza Italia è a meno di un punto. Di questo passo, e molto presto, Berlusconi verrà lasciato alle spalle. Ma proprio qui nascono i problemi. Di gelosia.

    BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA

     

    Le ambizioni di Giorgia

     

    Fintanto che la Meloni restava umile, alla guida di un partitino sempre in lotta per non scomparire, con Salvini andava tutto magnificamente. Invece da quando i Fratelli d’Italia sono in rapida ascesa, nella Lega cominciano a guardarli con occhio sospettoso. Dalle parti del vice-premier qualcuno già si domanda: «Non è che per caso il successo gli sta dando alla testa? Dopo aver raggiunto il Cav, magari la Meloni vuole superare anche noi...».

    BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

     

    Un’impresa del genere al momento sembra quasi demenziale, anche perché i rapporti di forza sono di 6 a 1 (in favore di Salvini). Ma chi conosce Giorgia assicura che lei non conosce limiti. Escluso che, come traguardo, si accontenti di correre l’anno prossimo per la poltrona occupata da Virginia Raggi: mira più su, molto più su. Di sicuro, certe mosse dei Fratelli d’Italia sembrano studiate apposta per mettere in difficoltà la Lega.

     

    In attesa che la bolla si sgonfi

     

    salvini meloni salvini meloni

    Un paio di esempi. Mentre Matteo si attardava a mettere insieme un gruppo sovranista europeo, che non ha mai visto la luce, Giorgia seguiva il consiglio di Raffaele Fitto che la spingeva ad entrare tra i Conservatori Ue; col risultato che, quando la Lega ha tentato di entrarci a sua volta, le posizioni-chiave di quel gruppo erano già state assegnate ai Fratelli d’Italia.

     

    luigi di maio berlusconi salvini meloni luigi di maio berlusconi salvini meloni

    Sveglia e anche spregiudicata. Qualunque cosa dica Salvini, Meloni riesce ad andare oltre, perfino a costo di esagerare col suo linguaggio verace, forgiato nel quartiere storico capitolino di Garbatella. Quando Di Maio chiese l’impeachment del presidente della Repubblica, pure lei si schierò contro Mattarella, con Salvini meno convinto. Sui temi cosiddetti identitari, tipici della destra, riesce sempre a fare «più uno»: un controcanto continuo alla Lega su Rom, castrazione chimica, migranti.

     

    SALVINI MELONI GIORGETTI 1 SALVINI MELONI GIORGETTI 1

    Nel caso Sea Watch non le è bastato che il ministro dell’Interno vietasse l’ingresso in porto, addirittura voleva che la nave fosse affondata (senza migranti a bordo, si spera). Con spietato cinismo mette a nudo tutti i compromessi cui la Lega è costretta pur di convivere coi Cinque stelle. Lo scopo è evidente: Meloni si sta preparando al giorno in cui la bolla salviniana scoppierà, per intercettare gli elettori prima illusi e poi delusi dal Capitano. Ma Salvini l’ha capito e d’ora in avanti, dicono i suoi, non le farà sconti. Scintille garantite.

     

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