Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni arriva a hiroshima per il g7
Due voti e due fiducie: stavolta il Parlamento non ha riservato sgradevoli sorprese a Giorgia Meloni mentre si trova all’estero. Il clamoroso passo falso della maggioranza alla Camera sul Def, mentre era in visita a Downing street, resta un ricordo che però la premier non ha dimenticato. Tanto che dopo il fattaccio ha mandato un avvertimento ai suoi parlamentari: «D’ora in poi chi sarà assente ingiustificato alle votazioni non verrà ricandidato».
[…] il messaggio di Meloni ha una valenza politica, è un modo di parlare a nuora perché suocera intenda. E le suocere sedute ai banchi di Lega e Forza Italia possono fare qualche scherzetto alla premier nei prossimi appuntamenti alla Camera e al Senato. L’altro giorno in Transatlantico si è capito perché il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani è stato ribattezzato nella maggioranza «il cireneo»: «Si lavora sui problemi in via riservata perché non diventino problemi di dominio pubblico» […]
GIORGIA MELONI
Il taglio di deputati e senatori è il frutto avvelenato della scorsa legislatura. Dopo la riforma grillina, le assenze tollerate nella maggioranza possono essere la metà rispetto a quelle del passato. Solo che rispetto al passato non sono diminuite le commissioni parlamentari e gli incarichi di governo. Basta la «distrazione» di pochi peones, specie al Senato, per far sballare i conti.
Ma il problema ovviamente è politico. Se le presenze alle votazioni indicano lo stato di salute di una coalizione, i mal di pancia nel centrodestra sull’Autonomia differenziata avvisano che a Palazzo Madama il governo dovrà porre molta attenzione. Mentre a Montecitorio si preannuncia un uso massiccio di Maalox per l’esame del pacchetto giustizia. Specie sulla modifica del reato di abuso d’ufficio, che FdI e Lega vorrebbero solo revisionare, e che Forza Italia vorrebbe invece abolire.
giorgia meloni alla camera 1
In commissione ci sarà l’anticipo del derby che si disputerà in Aula. A far da terzo incomodo ci sarà l’Intergruppo dei garantisti, un blocco trasversale alle forze politiche che aumenta di ora in ora. Ed è difficilmente controllabile.
Raccontano che nella chat dei parlamentari leghisti, l'ex ministra Giulia Bongiorno abbia invitato i colleghi di partito a non aderire all’iniziativa «per evitare qualsiasi strumentalizzazione». Per tutta risposta Simonetta Matone, un passato da magistrato prima di essere eletta nelle file del Carroccio, si è subito iscritta. Al «cireneo» Ciriani spetterà far di conto, tenendo a mente le linee diverse dei gruppi e le sensibilità diverse dentro i gruppi. Roba complicata, dato che su ogni provvedimento le alleanze nel centrodestra cambiano.
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giorgia meloni alla camera 5
Sia chiaro, il governo non rischia di cadere, figurarsi. Solo che Meloni non vuole neppure scivolare. Il punto è che i suoi alleati, Matteo Salvini in testa, non intendono finire cannibalizzati alle Europee dell’anno prossimo. Così, dietro il confronto sui grandi temi, si cela lo scontro sui piccoli provvedimenti. In attesa del braccio di ferro sulla delega fiscale, nel centrodestra i partiti si «allenano» con i decreti legge. Alla Camera ne arriveranno due che — viene spiegato — sono «tanto ampi quanto disomogenei», e nelle cui pieghe già in commissione i partiti di maggioranza affileranno i coltelli.
giorgia meloni antonio tajani alla camera
Alleati sì, però in competizione, perché nel 2004 il voto proporzionale darà la reale rappresentazione dei rapporti di forza. Ecco interpretato il significato del messaggio urbi et orbi di Meloni. «Ma niente drammi». dice un maggiorente del centrodestra: «Grazie all’opposizione che non c’è, andiamo avanti».
ciriani crosetto salvini nordio tajani giorgia meloni alla camera 8