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    MELONI E IL GOVERNO A DUE VELOCITA’: SPEDITO A LIVELLO INTERNAZIONALE, INCERTO A LIVELLO NAZIONALE – VERDERAMI: "VA RISOLTO SUBITO IL CASO COSPITO. UN CONTO È STIGMATIZZARE LE STRUMENTALIZZAZIONI DELLA SINISTRA SUL TERRORISTA ANARCHICO. ALTRA COSA È INCRINARE IL CORRETTO RAPPORTO CON LE OPPOSIZIONI, DI CUI SI SONO RESI RESPONSABILI ALCUNI DIRIGENTI DI FRATELLI D’ITALIA. MELONI DEVE SUTURARE LO STRAPPO. INTANTO PERCHÉ, SE NON LO FACESSE, L’AFFAIRE ARRIVEREBBE CERTAMENTE FINO AL COLLE..."


     
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    Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il Corriere della Sera

     

    giorgia meloni 11 giorgia meloni 11

    Meloni deve registrare il passo del governo che si muove a due velocità: spedito a livello internazionale, è incerto a livello nazionale. Smentendo i pronostici, si è inserito pienamente nel sistema europeo e occidentale.

    Mentre difetta ancora a interpretare il ruolo che gli spetta negli affari interni.

    Nelle relazioni politiche come in quelle economiche, la premier sta dimostrando applicazione.

     

    ALFREDO COSPITO ALFREDO COSPITO

    E sta ottenendo risultati: dai rapporti con Bruxelles a quelli con Washington, passando per i contratti sul gas in Algeria, è stata capace in poco tempo di cancellare i preconcetti che hanno accompagnato il suo avvento a Palazzo Chigi. E così facendo ha imbastito una solida interlocuzione con i vertici europei, aprendo varchi a proficue mediazioni su dossier importanti per l’Italia come il Pnrr e l’emergenza migratoria. Ma è un lavoro che rischia di essere inficiato dai passi falsi a Roma. E il problema è avvertito, se sono proprio autorevolissimi esponenti vicini alla presidente del Consiglio a registrare le «due velocità».

     

    Ecco il motivo per cui va risolto subito il caso Cospito.

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    Un conto è stigmatizzare le strumentalizzazioni della sinistra sul terrorista anarchico, mentre le piazze si surriscaldano. Altra cosa è incrinare il corretto rapporto con le opposizioni, di cui si sono resi responsabili alcuni dirigenti di FdI. Meloni deve suturare lo strappo. Intanto perché, se non lo facesse, l’affaire arriverebbe certamente fino al Colle. Eppoi perché la virulenza della polemica comprometterebbe l’immagine dell’esecutivo fuori dai confini , deteriorando il clima che si è creato nel consesso internazionale.

     

    Si vedrà come oggi la premier agirà per superare quella che nel suo stesso partito definiscono «una brutta scivolata». Nel frattempo la tappa a Berlino ha segnato un ulteriore passo verso il consolidamento del governo nel gioco degli interessi nazionali che impegnano i Paesi dell’Unione. E con la Germania — nonostante le fisiologiche divergenze su alcuni temi — i rapporti sono più solidi di quanto si possa immaginare.

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    Semmai la premier soffre la narrazione che danno di lei i suoi avversari in Italia, con la tesi che sia «incoerente»: «Prima dicevano che avrei sfasciato tutto. Adesso dicono che mi sono appiattita su tutto. E daje...». Di certo non c’è alcuna differenza tra ciò che Meloni diceva sulla guerra quando stava all’opposizione e ciò che fa sulla guerra ora che sta al governo.

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