DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
(Leb/Adnkronos) *FLASH -NADEF: MELONI, 'SOLITI NOTI VORREBBERO GOVERNO TECNICO, SINISTRA HA GIA' LISTA MINISTRI'
sergio mattarella giorgia meloni centenario aeronautica militare
MELONI, LO SPREAD PREOCCUPA SOLO CHI VUOLE CHE CADIAMO
(ANSA) - ROMA, 29 SET - "Questa preoccupazione la vedo soprattutto nei desideri di chi come sempre immagina che un governo democraticamente eletto, che fa il suo lavoro, che ha una maggioranza forte e stabilità, debba andare a casa. Mi diverte il dibattito, temo che questa speranza non si trasformerà in realtà". Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Malta, commentando i timori sullo spread dopo la Nadef: "L'Italia è una nazione solida, ha una previsione di crescita superiore alla media europea per il prossimo anno. Lo spread ha ricominciato a scendere. Dopo aver letto alcuni titoli gli investitori hanno letto anche i numeri della Nadef".
LO SPETTRO DEL GOVERNO TECNICO LA STRADA STRETTA DEL GOVERNO TRA GLI OSTACOLI ECONOMICI E LA SFIDA EUROPEA
Estratto dell’articolo di Annalisa Cuzzocrea per “la Stampa”
«Simul stabunt simul cadent» è il motto più citato - in queste ore- nei palazzi di governo e Parlamento. «Vivranno insieme o insieme cadranno», è il significato, e le protagoniste sono ancora una volta Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Lo spettro che spaventa entrambe, […] si chiama governo tecnico.
sergio mattarella giorgia meloni
[…] «Lo spread ha toccato 200 punti base». Il differenziale tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi è salito molto più rapidamente di quanto non avesse previsto, solo pochi giorni fa, Morgan Stanley. La banca d'affari scriveva, preoccupata, che di questo passo avrebbe potuto arrivare a 200 punti a dicembre. Sono bastati quattro giorni invece di tre mesi, segno che le fibrillazioni sono maggiori di quanto gli stessi investitori non erano previste.
[…] I segnali che chi non auspica uno scenario del genere, a destra come a sinistra, ha iniziato a mettere in fila ea ritenere preoccupazioni, non sono pochi: cominciano il 6 settembre, con l'intervento di Mario Draghi sull'Economist: «All' L’Europa serve nuove regole e più sovranità condivisa». Non proprio miele, per le orecchie dei sovranisti.
ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA
Continuano il 13, quando l'ex premier accetta dalla Commissione Ue l'incarico di delineare una strategia sul futuro della competitività europea. Poi il 16, quando arriva un incarico anche per Enrico Letta, tanto da far dire a Carlo Fidanza, plenipotenziario di Meloni in Europa: «Evidentemente in questo periodo gli ex premier italiani sono molto gettonati a Bruxelles». Ma a far scattare l'allarme rosso a Palazzo Chigi è l'editoriale del Financial Times del 18 settembre: il titolo è «La luna di miele è finita».
E poi: «La legge di bilancio di Meloni metterà alla prova l'instabile relazione con gli investitori». È lì, che comincia a scattare la retromarcia: sulle banche non si può tirare troppo la corda, e la tassa sugli extraprofitti viene rivista e di fatto neutralizzata. Gli attacchi al commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni rientrano, da giornalisti che si erano fatti. […]
berlusconi Mattarella gentiloni
«Che questo spettro ci sia è provato dal fatto che Meloni lavora dal primo giorno affinché non si materializzi», dice in Transatlantico il deputato pd Matteo Orfini elencando le cautele: da quelle in economia ai buoni rapporti con l'amministrazione americana. Poi certo, va da Orban a difendere Dio, ma quelle mosse - dice chi la conosce bene - nascono dal suo timore più grande: tradire sé stessa e la sua storia. Solo che, l'"irrituale" lettera a Scholz sulle Ong, la fuga di Piantedosi dalla riunione dei ministri Ue che di fatto ha bloccato il nuovo patto sulle migrazioni, il tira e molla sul Mes, sono tutti tasselli che formano un nuovo puzzle agli occhi di Europa e mercati. E sulla scatola si legge: "inaffidabilità".
Così si comincia a intravedere un cordone di sicurezza attorno all'Italia: Draghi, Letta, ma anche il governatore designato della Banca d'Italia Fabio Panetta. «Se ci fosse lui, non sarebbe necessario spaccare Fratelli d'Italia, la stessa Meloni potrebbe decidere di lasciare vivere un governo di larghe intese per poi lucrarci su elettoralmente altri dieci anni», ragiona un ex ministro. Tutto questo chiaramente in caso i dati economici e l'autunno caldo portassero il Paese a una situazione di estremo malessere. È un'ipotesi decisamente lontana, ma non vuol dire che non ci sia chi si prepara. E a prepararsi, come sempre, è il Partito democratico.
Che ha letto in questa chiave l'incontro accordato da Sergio Mattarella al commissario europeo dem Paolo Gentiloni lo scorso 21 settembre: un segnale all'Europa, lui ha l'appoggio italiano, nei giorni degli attacchi di Meloni e Salvini. Ma anche un segnale a premier e vicepremier: attenzione a destabilizzare, che poi a cercare un nuovo equilibrio è il capo dello Stato. […] A dire "al voto" sarebbe anche Schlein. Ma più grande è il "correntone" che dice di sostenerla, più forte il rischio che la butti giù, se lo schema cambiasse. A quel nascente correntone lei ha dato entrambi i capigruppo, di Camera e Senato. […]
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