1. MELONI-MATTARELLA, È SCONTRO
Marco Antonellis per www.ilgiornaleditalia.it - Estratto
sergio mattarella giorgia meloni centenario aeronautica militare
Ormai Giorgia Meloni dà ascolto solamente agli uomini dei servizi e trae ispirazione dai rapporti di intelligence che tutti i giorni legge avidamente. Ma la sua unica preoccupazione è che cosa farà ora il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
A Palazzo Chigi è scattato l'allarme rosso: anche Giorgio Napolitano cominciò a bombardare il governo Berlusconi proprio dal palcoscenico del meeting di Rimini. E sappiamo tutti come andò a finire.
sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 2
La preoccupazione di Palazzo Chigi monta di giorno in giorno e passa da Giorgia Meloni al sottosegretario Mantovano fino all'altro sottosegretario, Fazzolari….
Giorgia ormai parla quasi esclusivamente con loro. Ai ministri, tranne ogni tanto con Fitto che stima, dà soltanto ordini. Parole poche. Prendere o lasciare. Nemmeno in Consiglio dei ministri li sta a sentire più di tanto.
GIORGIA MELONI GIOVANBATTISTA FAZZOLARI
Ma adesso dovrà vedersela con il Quirinale. Perché il discorso di Sergio Mattarella al Meeting di Comunione e Liberazione ha cambiato per sempre la percezione dei rapporti tra Palazzo Chigi e il Colle. Giorgia lo sa ed è pronta ad andare avanti a testa bassa rilanciando, come ha fatto, nel primo Consiglio dei ministri dopo le ferie le riforme costituzionali, a partire proprio dal premierato, facendosi beffa platealmente dei moniti del Colle ("Sarà uno dei primi provvedimenti che vareremo").
2. COLLE SVUOTATO E PREMIER ELETTO IL TESTO DELLA RIFORMA CASELLATI
Giacomo Salvini per “il Fatto quotidiano” - Estratto
mattarella meeting cl rimini
In autunno il governo di Giorgia Meloni vuole approvare una riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e lo svuotamento dei poteri del presidente della Repubblica. La bozza del disegno di legge costituzionale su cui sta lavorando la ministra delle Riforme, Maria Elisabetta Casellati, che doveva restare riservata e Il Fatto ha letto in anteprima, prevede l’elezione diretta del premier con il modello del ballottaggio se nessun candidato ottiene il 40% dei voti e il potere di nomina, revoca dei ministri e di scioglimento delle Camere in capo a Palazzo Chigi.
maria elisabetta alberti casellati foto di bacco (2)
Al presidente della Repubblica invece resterà un potere formale: non cambia il modello di elezione del capo dello Stato che potrà, al massimo, posticipare di sei mesi lo scioglimento delle Camere.
Quella di cui Il Fatto è entrato in possesso è una prima bozza su cui quest’estate ha lavorato la ministra Casellati: un testo snello di quattro articoli che va a modificare gli articoli 88, 92 e 94 della Costituzione attuale, relativi ai poteri di presidente del Consiglio e della Repubblica.
L’intenzione della ministra era quella di portare la riforma in Consiglio dei ministri già prima dell’estate, ma così non è stato: l’obiettivo adesso è approvarla entro settembre. Un’accelerata è arrivata lunedì nella prima riunione del governo dopo le vacanze: la premier Giorgia Meloni ha spiegato che questo “sarà l’anno delle grandi riforme”....
alfredo mantovano giorgia meloni
Il cuore della proposta è inserito nell’articolo 2 sulle modalità di elezione e i poteri del premier: è eletto direttamente per un massimo di cinque anni e non più di due mandati consecutivi prevedendo la figura, obbligatoria, del vicepresidente del Consiglio. È eletto premier “chi ottiene il maggior numero di voti e almeno il 40 per cento dei voti validamente espressi, altrimenti si procede al ballottaggio tra i due candidati col maggior numero di voti”. Il modello è quello della legge elettorale Italicum di Renzi, che fu dichiarato parzialmente incostituzionale dalla Consulta e per questo mai utilizzato.
ITALICUM
“La candidatura alla carica di presidente del Consiglio avviene mediante collegamento con una o più liste di candidati all’elezione delle Camere, secondo modalità stabilite dalla legge”, si legge nella proposta rinviando alla redazione di una legge elettorale che favorisca “la formazione di una maggioranza in entrambe le Camere collegata al presidente del Consiglio”. Per quanto riguarda i nuovi poteri del premier, invece, il presidente del Consiglio “nomina e revoca il vicepresidente del Consiglio e i ministri”, poteri che oggi spettano invece al presidente della Repubblica.
GIORGIA E ARIANNA MELONI COME LE GEMELLE DI SHINING - FOTOMONTAGGIO DEL FATTO QUOTIDIANO
L’articolo 1 del disegno di legge invece si concentra sul potere di scioglimento delle Camere che oggi, secondo l’articolo 88, spetta al capo dello Stato: con la nuova riforma, invece, lo scioglimento delle Camere potrà arrivare dopo una mozione di sfiducia approvata anche solo da una sola Camera e dalle dimissioni del premier.
Quindi il potere di scioglimento – di fatto – passerà dal Quirinale a Palazzo Chigi.
GIORGIA MELONI IN VERSIONE GALADRIEL DEL SIGNORE DEGLI ANELLI
Il presidente della Repubblica può solo, dopo aver sentito i presidenti delle Camere, “posticipare lo scioglimento anticipato per la durata di un semestre”. L’articolo 3 del disegno di legge, invece, introduce dei meccanismi di sfiducia costruttiva del premier integrando l’articolo 94 della Carta: la mozione di sfiducia può essere presentata solo un anno dopo la formazione del governo e, solo se approvata a maggioranza assoluta, il premier è costretto alle dimissioni.
LA DUCE VITA - MEME BY EMILIANO CARLI
Il disegno di legge costituzionale, se approvato, invece entrerà in vigore a partire dalla prossima legislatura “e comunque non prima che siano decorsi 60 giorni dalla predetta data di entrata in vigore”. Una clausola, prevista dall’articolo 4 della proposta, che serve per tutelare il potere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la legislatura in corso.
Un ddl su cui la premier potrà trovare la convergenza solo di Italia Viva di Matteo Renzi. Ieri quest’ultimo nella sua e-news ha rilanciato il modello del “sindaco d’Italia” provocando la premier: “La destra non vuole andare avanti, noi rilanciamo su questa riforma”. A rispondergli il dem Dario Parrini: “Sindaco d’Italia eccesso di semplicismo”.
renzi sulla legge elettorale ieri e oggi