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    GIORGIA MELONI NON SA CHE PESCI PRENDERE: TENUTA AI MARGINI DALLA MAGGIORANZA URSULA, SCAVALCATA A DESTRA DAI PATRIOTI PUTINIANI DI ORBÁN E SALVINI CHE CON LE PEN SORPASSERANNO I CONSERVATORI GUIDATI DALLA DUCETTA COME TERZO GRUPPO PIÙ NUMEROSO DELL’EUROCAMERA, LA SORA GIORGIA HA MARGINI DI MANOVRA STRETTISSIMI IN EUROPA - NON PUÒ VOTARE SÌ A VON DER LEYEN, O SAREBBE ACCUSATA DI TRADIMENTO. PUNTA AL COMMISSARIO ALL’ECONOMIA MA SI DOVRÀ ACCONTENTARE DI BILANCIO E PNRR DA AFFIDARE A FITTO (L’UNICO CHE PARLA INGLESE) – L’ATTESA PER LE ELEZIONI IN FRANCIA E LA PRUDENZA SU TRUMP – LA RUSSA GIA’ SI RIPOSIZIONA: “NON HO ALCUN PREGIUDIZIO VERSO DI LUI…”


     
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    Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

     

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    Negli ultimi giorni non si è mossa e non si è esposta, mentre attorno Matteo Salvini e Viktor Orbán preparavano il nuovo gruppone dei “patrioti”. Per isolarla e farla apparire compiacente con la maggioranza Ursula, da cui però è comunque stata tenuta ai margini.

     

    Adesso per Giorgia Meloni il tempo dell’attesa tattica è scaduto.

     

    Oggi si vota in Francia, da domattina si riprenderà a trattare con Bruxelles. L’Italia proverà a rilanciare innanzitutto sul portafoglio. La premier potrebbe chiedere l’Economia, puntando su un ombrello che protegga Roma dalla tempesta sui titoli di Stato annunciata per l’autunno, ma è altamente improbabile che possa ottenerla: Roma l’ha gestita negli ultimi cinque anni con Paolo Gentiloni. Cercherà in alternativa di strappare il Mercato interno. Alla fine, comunque, si potrebbe accontentare di Bilancio e Pnrr, da affidare a Raffaele Fitto. E soprattutto, salvo stravolgimenti a Parigi, dovrà rinunciare alla vicepresidenza esecutiva della Commissione.

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    Tutte le proiezioni degli ultimi giorni, però, dicono che è improbabile immaginare una maggioranza assoluta per i lepenisti. «Io spero che ce l’abbia – confida Ignazio La Russa parlando con il Giornale – ma temo di no». Certo, Meloni avanzerà comunque la richiesta di un “vice” esecutivo, da computare come «quota italiana» e non per i Conservatori. Ursula, però, dovrebbe rinunciare allo schema di partenza, che prevede tre vicepresidenze per le tre famiglie politiche tradizionali. E soprattutto, dovrebbe esporsi a destra, rischiando di finire impallinata dai socialisti.

    trump salvini trump salvini

     

     

    E insomma, lo spazio di manovra resta assai angusto. Reso per Meloni ancora più stretto dalla frattura nella destra sovranista. Il sorpasso del gruppone dei Patrioti di Orbán e Salvini ai danni di Ecr sarà possibile grazie alla fusione tra Identità e democrazia con la pattuglia di Visegrad, con dentro Marine Le Pen: l’ha certificato anche ieri Le Monde con un titolo a tutta pagina. Un contenitore putiniano, a differenza dei Conservatori. La presidente del Consiglio intende sfruttare almeno questo asset - l’atlantismo e una linea ferma sulla crisi ucraina - nella trattativa con von der Leyen e le altre Cancellerie europee.

     

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    Ma c’è un’altra incognita a condizionare la premier, in queste ore: il destino di Joe Biden. I “patrioti” sovranisti, infatti, scommettono tutto su Donald Trump e su un’Ucraina abbandonata al proprio destino in tempi brevi. E però, la diplomazia italiana ha informato Meloni di quello che considera un esito ineluttabile: il cambio di candidatura dei democratici. Non solo: Michelle Obama non sarebbe un’ipotesi così improbabile come sembra. È evidente che l’eventuale vittoria di un presidente democratico rafforzerebbe il sostegno a Kiev. Ecco perché Meloni si mostra attendista, al momento.

     

    viktor orban incontra matteo salvini a roma viktor orban incontra matteo salvini a roma

    Non si espone, vuole capire cosa accadrà oltreoceano, e come questa eventuale rivoluzione plasmerebbe gli equilibri nella destra continentale. Meno cauto è invece La Russa: «Io credo che Biden rinuncerà. I dem stanno solo aspettando il momento giusto per annunciarlo. Anche lì c’è il tentativo di non far prevalere il giudizio libero degli elettori, “attenti al barbaro!”.

     

    Io invece non ho alcun pregiudizio verso Trump». La staffetta nella candidatura democratica stravolgerebbe di certo la corsa per la Casa Bianca. Gli effetti sarebbero immediati. Per l’Europa e per Palazzo Chigi.

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