Emanuele Gamba per repubblica.it
MODRIC
Al mondo ci sono molti campioni e un paio di fuoriclasse ma uno solo è qualcosa di più e di diverso da un virtuosista del pallone, è il sistema circolatorio della squadra, il suo tessuto connettivo: Luka Modric detto Lukita è un minuscolo atleta dall'enorme importanza. All'apparenza non ha niente di speciale, se non quei colpi d'esterno che dirottano la palla da una parte all'altra del campo con millimetrica precisione e impareggiabile visione, ma è speciale perché non ha niente di normale. Quello che fa lo potrebbero fare in molti, quello che è non potrebbe esserlo nessuno.
carlo ancelotti esulta con modric
Modric è un gigante alto come uno scricciolo e con l'aria dell'elfo. Ha una storia ordinaria, una moglie conosciuta negli anni dell'adolescenza, neanche un grillo per la testa e una timidezza delicata che in campo svanisce d'incanto senza però diventare mai spavalderia. Per il ct Dalic è "il più grande giocatore croato d'ogni tempo" senza che questa sia una constatazione così originale, mentre è originale la sua grandezza: la sua dote più importante, la normalità che lo rendo speciale, è la capacità di migliorare chi gli sta attorno. Lui non trascina, non chiede soldati al suo servizio, non risolve da sé: lui si fa centro della squadra e tramite sé fa circolare gioco ed emozioni come se fossero sangue e pensieri. I compagni lo cercano perché sanno che li cercherà, tutto lì.
totti modric
Quattro anni fa in Russia venne nominato miglior giocatore del Mondiale e di conseguenza vinse il Pallone d'oro, unico a intrufolarsi nell'epoca del largo dominio di Messi e Ronaldo. Memorabile, mastodontica, indelebile fu la sua prestazione contro l'Argentina, quando lui si fece squadra come è successo qui in Qatar contro il Brasile, quando è riuscito un'altra volta a stagliarsi nettamente sopra di quelli baciati da un talento unico, mentre lui i talenti li ha tutti. Questa semifinale potrebbe essere l'ultima delle sue 161 partite con la maglia a scacchi della Croazia e di sicuro ne meriterebbe una centosessantaduesima domenica prossima, con i suoi 37 anni cui nessun fa caso, perché a vederlo giocare sembra soltanto un bambino che corre dietro al pallone: guardare un allenamento della Croazia, più ancora che una partita, è un privilegio perché alla dolcezza del suo gioco aggiunge i sorrisi che gli derivano dal piacere di giocare. Dentro agli stadi è vincolato all'obbligo della serietà e alla responsabilità verso il risultato e dei compagni: ridere non può.
modric 6
In fondo lui è piccolo come la Croazia, che con i suoi quattro milioni scarsi di abitanti è il paese europeo più piccolo ad essere arrivato a questi livelli, quasi in linea con l'altrettanto minuscolo Uruguay. Lui la racconta così: "Tutti guardano ai grandi paesi e, dato che noi non lo siamo, nessuno ci tiene in considerazione. Ma questo non è un problema: è giusto che i favoriti siano gli altri, noi stiamo nell'ombra". Però il suo confronto con Messi sarà luminosissimo: "È un giocatore grandissimo, ma ci siamo preparati ad affrontarlo. Daremo il massimo come sempre: speriamo sia sufficiente per andare in finale. Di sicuro non lo facciamo certo apposta ad arrivare ogni volta ai rigori: dipendesse da noi, preferiremmo di gran lunga vincere prima". Ma ci godremmo mezzora di Modric in meno: benedette le sue partite che non finiscono mai.
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