Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
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Una guerra di dossier si combatte nei corridoi di Downing Street: il bersaglio non è un politico di rango, bensì Dilyn, il cagnolino di Boris Johnson e soprattutto di Carrie Symonds, la sua fidanzata. Che è il vero obiettivo finale, per interposto quadrupede, delle maldicenze che si rincorrono da giorni.
Ormai sulla stampa britannica si susseguono le rivelazioni sulle malefatte di Dilyn: pare che il cane abbia fatto pipì sulla borsetta di una ospite durante un party a Downing Street; si dice che procuri danni da migliaia di sterline mangiucchiando preziosi mobili e tappeti nelle residenze ufficiali; si racconta di Boris in ginocchio sotto un tavolo che - in una scena definita «alla Stanlio e Ollio» - tenta di strappargli dai denti un raro volume sgraffignato dalla biblioteca. Tanto che il premier esasperato avrebbe urlato - senza che Carrie lo sentisse - «qualcuno spari a questo fottuto cane!».
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Ma adesso si scopre che dietro le velenose soffiate alla stampa ci sarebbe Dominic Cummings, l'ex onnipotente consigliere di Downing Street fatto fuori lo scorso novembre proprio da Carrie con un ben orchestrato golpe di palazzo. E ora «Dom» avrebbe lanciato la sua vendetta. Il nodo della contesa non è tanto il cagnolino, quanto il potere accumulato da Carrie, che è diventata la regista occulta della politica britannica: così che perfino una fondazione vicina al partito conservatore ha domandato una commissione d'inchiesta per far luce sulla vera influenza di una donna che nessuno ha eletto o nominato.
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I critici dicono che il governo di Boris somiglia ormai alla corte di Enrico VIII, con Anna Bolena - ossia Carrie - che detta legge. Altri lo paragonano a «una instabile autocrazia mediorientale, con jihadisti e milizie di famiglia che aprono il fuoco». E negli ultimi giorni c'è stato un ennesimo cambio della guardia che ha visto gli amici della fidanzata del premier installati nei posti-chiave e gli avversari costretti alle dimissioni.
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I sostenitori di Carrie reagiscono affermando che la campagna contro di lei puzza di misoginia: «Sono vecchi dinosauri sessisti che hanno paura delle donne intelligenti». Perché lei non è né una novellina nè una sprovveduta, ma una che a 29 anni era già direttrice delle comunicazioni del partito conservatore: una abile operatrice politica con le sue idee e la sua agenda, che si è installata al cuore del potere britannico decisa a imprimere il suo marchio. Cagnolino Dilyn permettendo.
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