Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
«Meno male che c' è stato il lockdown...»
gioco d'azzardo
Detto così pare uno sfogo insensato: come si può benedire un trauma collettivo qual è stata la chiusura a doppia mandata degli italiani, con tutti i problemi a seguire la primavera scorsa?
Eppure, come dimostrano vari studi scientifici, c' è chi ha tirato davvero un sospiro di sollievo. E sotto sotto, quasi quasi, si augura che la quarantena per certi aspetti possa tornare. Su tutti gli schiavi dell' azzardo incapaci di reagire alla schiavitù. E i loro familiari.
Sono sette, dice una ricerca dell' Istituto Superiore di Sanità coordinata da Roberta Pacifici, le persone (padri, madri, coniugi...) coinvolte nel dramma economico, fisico, esistenziale di ogni schiavo del gioco.
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Che significa, spiega la psicoterapeuta Daniela Capitanucci dell' Osservatorio per il contrasto all' azzardo e autrice con Umberto Folena del libro Perché il gioco d' azzardo rovina l' Italia (edizioni Terra Santa), un «danno collaterale» per 9,8 milioni di familiari di giocatori «a rischio moderato» più 10 milioni e mezzo di familiari di quelli problematici ad altissimo rischio. Per un totale di 20,3 milioni di cittadini. Più i giocatori stessi (2,9 milioni) azzardo-dipendenti: e siamo a 23,2 milioni. Un italiano su tre.
Colpito da una perdita di qualità della vita che il report A monetary valuation of the quality of life loss associated with pathological gambling dello studioso svizzero Dimitri Kohler ha calcolato nel 7,6%.
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Un danno collaterale che colpisce soprattutto, a eccezione dei lombardi e dei laziali (1.906 euro buttati i primi, 1.979 i secondi) gli abitanti delle regioni meno ricche del Paese. L' anno scorso i siciliani hanno perso in media nell' azzardo (in presenza o online) 1.837 euro pro capite, i pugliesi 1.844, i molisani 1.894, i campani 2.167, gli abruzzesi 2.213. Quasi il doppio dei 1.199 dei valdostani, che hanno un Pil pro capite di 35.200 euro, enormemente superiore. Se poi guardiamo l' ultimo report del sociologo Maurizio Fiasco, forse il massimo esperto del tema, premiato da Sergio Mattarella per il suo impegno contro azzardo e usura, i numeri sono ancora più impressionanti. Basti dire che nel 2019 i trentini e gli altoatesini (36.100 di Pil pro capite i primi, 42.300 i secondi) hanno perso al gioco complessivamente «solo» lo 0,68% del loro prodotto interno lordo. Un terzo di quanto hanno buttato, rispetto ai propri soldi, i napoletani.
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C' è chi dirà, rileggendo un libro delizioso dello storico Paolo Macry ( Giocare la vita: storia del lotto a Napoli tra Sette e Ottocento ) che è sempre andata così. E che avevano ragione quanti sostenevano, da William Petty a Camillo Benso di Cavour, che «si tratta d' una tassa volontaria, ambiguamente fondata sulla speranza di un guadagno, una tassa sugli imbecilli». Meglio ancora, sull' ignoranza. O la disperazione. Non diversa da quella degli schiavi che non vedevano un futuro senza catene.
Non c' è da stupirsi, quindi, se uno studio coordinato dall' Osservatorio ministeriale diretto dalla Capitanucci («Quando un virus terribile riesce pure a migliorare la qualità di vita») ha accertato che «il lockdown ha "protetto" i giocatori problematici aiutando di non giocare» e «di riflesso, lo stress sui familiari è diminuito, con il conseguente aumento della loro qualità di vita in termini di relazioni, finanze, benessere, speranze verso il futuro» «Si era ipotizzato che la convivenza forzata 24 ore su 24 con un familiare potesse rendere evidente la mancanza del gioco d' azzardo in chi ne era dipendente», conferma Maurizio Avanzi, responsabile d' una ricerca sui giocatori ad alto rischio dell' Ausl di Piacenza, «l' impossibilità di giocare d' azzardo per chi ha questo disturbo si pensava potesse causare un aumento del livello di stress, di irrequietezza, di aggressività, di craving, di disturbi del sonno al punto tale da inasprire le già difficili relazioni di una convivenza forzata. Si pensava a grandi richieste di cura».
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Invece, a sorpresa, «negli utenti seguiti per Disturbo da Gioco d' Azzardo il benessere è risultato elevato (60% dei rispondenti) e principalmente determinato dall' assenza della disponibilità di giochi d' azzardo». Di più: «Il 73% ha vissuto durante il periodo una convivenza positiva, il 23% era da solo e solo il 4 % ha esperito una convivenza difficile».
Non basta: l' 82% dei pazienti in cura per Gioco d' Azzardo Patologico «è rimasto completamente astinente dal gioco d' azzardo, il 15% ha mantenuto le abitudini di gioco d' azzardo e solo il 3% ha aumentato, giocando online.
Nessuno ha virato verso l' online se già non era una sua modalità di gioco, nonostante le pressioni dei social e la quantità di tempo libero». Più importante ancora: a differenza dei tossici che durante il lockdown «non hanno avuto difficoltà a continuare a far uso di sostanze illegali», «nessuno ha dichiarato di essere passato a gioco d' azzardo illegale».
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Una smentita secca di una vecchia tesi dei promotori dello «Stato biscazziere» secondo cui lo Stato si limiterebbe a tener d' occhio una moltitudine di giochi d' azzardo, dal «gratta e vinci» alle «slot machine», per sottrarre gli italiani alle bische e alle macchinette della mafia e della camorra. Una scelta che dal 1997 al 2019 ha fatto schizzare il business da 12,650 miliardi a 110,48. Con un aumento, reale, del 750%. Ve la vedete una pensionata di Ostuni o Mondovì andare a cercare una bisca clandestina, se lo Stato non le consentisse di giocare sottocasa?
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Un quadro ribadito al convegno «Breakdown Covid, contributi per ripensare l' azzardo» promosso dal senatore M5S Giovanni Endrizzi, da altri report. Come quello di Vittorio Foschini del SerDP di Ravenna: «Contattati in vario modo i nostri pazienti in carico, abbiamo rilevato una fila ininterrotta di sospiri di sollievo». Dicono tutto alcuni degli sfoghi raccolti dai medici autori delle inchieste: «Questo è stato il periodo più bello della mia vita». «Una disintossicazione, come essere in comunità terapeutica». «Non ho mai guadagnato tanto in vita mia». Il risparmio sui soldi della busta paga, non buttati nelle macchinette.
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Lo «Stato biscazziere» ci ha rimesso, in questo 2020 di lockdown? Certo, risponde il report di Maurizio Fiasco elaborato sulle anticipazioni ufficiose dei dati al 30 settembre: le entrate fiscali dal gioco d' azzardo sarebbero calate, prima di questa seconda ondata, dell' 8,9%. Una previsione ottimistica. I nuovi lockdown, in realtà, fanno pensare a perdite molto maggiori. Meno male però, sotto altri punti di vista. Perché quei soldi «persi» sul versante degli incassi erariali sono soldi guadagnati sul versante sanitario e sociale. Risparmiati dai centri di recupero, dai tossici dell' azzardo, dalle loro famiglie. E sottratti all' usura, che dalle disfatte economiche dei giocatori ricava decine di miliardi.
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