Dal profilo facebook di Enrico Mentana
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Quando Bisteccone discuteva con qualcuno che se la tirava troppo, poteva schiacciarlo con una frase definitiva: "Per te mica hanno suonato Fratelli d'Italia". Per lui invece l'avevano suonato eccome l'inno di Mameli: era stato giovane campione azzurro di canottaggio nel singolo (mi pare, con questi ricordi vado a memoria) e non vi dovete sorprendere, perché il romanissimo Galeazzi era nato sul lago Maggiore.
Lo sentii per la prima volta alla radio nella prima parte degli anni Settanta, a fare il cronista sportivo. Poi approdò al tg1, fin dalla nascita, e quando lo conobbi, nel 1980, era già un personaggio, per la sua informalità, per la sua mole, per la sua vena popolaresca applicata alle interviste e agli interventi per Novantesimo minuto o la Domenica Sportiva, ma anche - meno evidente e non ostentata - per la sua competenza mai saccente. Era la punta della redazione sportiva guidata da Tito Stagno e Enzo Petrucci, il vero papà professionale dei giovani che, in quello stesso 1980 erano arrivati lì allo sport, Fabrizio Maffei e Claudio Icardi, e poi Marco Franzelli e Ugo Trani.
giampiero galeazzi e diego armando maradona
Ci si preparava all'avventura che sarebbe stata indimenticabile, il Mundial di Spagna 1982, quello di Pablito, di Tardelli, di Bearzot e Pertini. E di Bisteccone. Da lì comincia la usa consacrazione. Eppure più di mille immagini di questi quarant'anni il ricordo mio come di tanti resta soprattutto per la sua voce indimenticabile, e se un momento vale una vita, quello è l'arrivo del due con di canottaggio alle olimpiadi di Seul 1988, l'oro degli Abbagnale. Quell'immortale urlo "Non li prendono più, non li prendono più!". Addio amico
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