Jaime D’Alessandro per “la Repubblica”
Madeleine Rohrer
«Qualcuno dice che così facendo sopprimeremo i posti di lavoro degli autisti, c' è anche chi ci ha consigliato di pensare ai "veri" problemi della città. Fortuna che tanti si son detti invece orgogliosi di vivere in un comune così all' avanguardia». Madeleine Rohrer, assessore all' Urbanistica e alla Mobilità di Merano, sorride sulla navetta a guida autonoma. Prenderà ufficialmente servizio lunedì, offrendo un assaggio di futuro per un' intera settimana agli abitanti del centro dell' Alto Adige, primo comune italiano ad aprire al pubblico un test del genere.
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Il piccolo bus della Navya, costruito in Francia, procede a circa 25 chilometri all' ora sotto la pioggia fredda costeggiando il fiume Passirio. Niente volante, né pedaliera. A controllarne le funzioni un operatore con in mano un joypad, quello di una console per videogame, che interviene di tanto in tanto mentre il veicolo memorizza il percorso attraverso radar e sensori. «Il margine di errore sarà di appena un centimetro quando acquisirà l' esatta conformazione della strada», racconta.
Paul Rosch
A bordo il sindaco Paul Rösch scherza: ne vorrebbe uno tutto per sé. Una volta impostato, attraverso un' app, lo si può infatti richiamare secondo le esigenze. Può anche memorizzare i passeggeri con disabilità e automaticamente disporre la pedana per farli salire. «Mobilità pubblica su misura», sottolinea Rohrer, anche se non esattamente a portata di mano. O almeno non ancora.
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L' operazione fa parte di un progetto più ampio sulla mobilità 2.0, il "Mentor" italo-svizzero, che è stato portato avanti anche grazie al Noi Techpark, il polo tecnologico di Bolzano. Nel mondo di test simili ne stanno facendo tanti, dalla Corea del Sud alla Svezia, e non solo per quel che riguarda gli autobus.
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Basti pensare alla sperimentazione di traghetti a guida autonoma avviata in Finlandia un anno fa. Le navette Navya, come quella di Merano, sono già 130 in 20 Paesi. A Lione in Francia ne hanno due, a Sion, in Svizzera, addirittura quattro. Indicativo il fatto che in nessun caso viene fatta pagare la corsa. Si tratta di un biglietto da visita su ruote per i comuni che se lo possono permettere, visto che i prezzi per ora sono proibitivi: un mezzo del genere costa 300 mila euro, oppure 13 mila al mese se lo si noleggia.
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Grazie ai due radar Lidar, ai sei sensori laterali, al gps e alle due videocamere poste davanti e dietro e capaci di percepire tutto quel che accade, sono veicoli molto più sicuri di quelli gestiti da un autista, anche perché nel 94 per cento dei casi gli incidenti sono causati da errore umano. L' unico accaduto ad un Navya, a Vienna, è stato provocato da un passante che è andato a sbattere sulla fiancata del bus mentre camminava con gli occhi sullo smartphone. Ma un conto sono le aree pedonali, un altro è la mobilità di una metropoli.
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«Non mi aspetto di vedere la guida autonoma diffondersi in maniera capillare prima del 2050», aveva tagliato corto pochi mesi fa Violeta Bulc, commissario uscente ai trasporti dell' Unione Europea. Troppe le variabili da tenere in considerazione nei grandi centri urbani, gli ostacoli normativi e le questioni legate alla parte assicurativa. Sullo sfondo c' è però un problema che presto andrà risolto: stando alle Nazioni Unite nel 2030 il 60 per cento della popolazione vivrà nelle città, il 70 nel 2050, con tutto quel che ne consegue in fatto di traffico.
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«Questa di Merano è la prova di quel che si potrebbe fare quando si riesce a mettere in contatto enti pubblici, di ricerca e aziende», spiega Patrick Ohnewein che al Techpark di Bolzano dirige la Unit Digital Technologies, proprio mentre passiamo davanti ad una casa di riposo con la navetta. Gli ospiti affacciati guardano incuriositi come i passanti. Che la tecnologia avanzata faccia spettacolo è cosa nota e a Merano lo sanno bene. Per un vero impiego nella vita di tutti i giorni bisognerà invece aspettare.
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