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    EURO-AMMUINA - PROPRIO MENTRE TSIPRAS SI DICE OTTIMISTA IN VISTA DI UN ACCORDO CON LA TROIKA, MERKEL E HOLLANDE PRESENTANO UN PIANO PER RIFORMARE L’EUROZONA - IL SOSPETTO E’ CHE SERVA A TUTELARE LA MONETA UNICA DALLA “GREXIT”


     
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    1 - GRECIA: TSIPRAS, OTTIMISTA, MOLTO VICINI AD ACCORDO

    (ANSA) - "Sono ottimista, siamo molto vicini ad un accordo, abbiamo una base su cui discutere e nei prossimi giorni faremo ulteriori progressi, un accordo è in vista": così il premier greco Alexis Tsipras al termine dell'incontro con Juncker e Dijsselbloem.

     

    2 - MERKEL, IL PIANO PER RIFORMARE L’EUROZONA “SERVE A TUTELARE L’EURO DALLA GREXIT”

    Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”

     

    È una buona notizia per tutti tranne uno. Angela Merkel e François Hollande vogliono rafforzare l’euro. Vogliono renderlo più solido aumentando i poteri dell’Eurogruppo, coinvolgendo di più il Parlamento europeo, rendendo più vincolanti gli impegni sulle riforme. Il documento comune, anticipato da Zeit, è un passo importante verso l’integrazione: potrebbe far convergere i Paesi della moneta unica sulle politiche fiscali e sulle riforme.

     

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    Sulla carta, una dichiarazione d’intenti positiva, che sarà presentata a fine giugno e che dovrebbe ricompattare l’area dell’euro. Ma la notizia, uscito nelle ore convulse in cui tra Berlino e Bruxelles si tenta un ultimissimo negoziato per scongiurare il default greco, è un po’ sospetta. Soprattutto perché parlando con fonti governative tedesche, è palese il ragionamento pericoloso che circola nella capitale. Nella testa di molti, un passo verso una maggiore integrazione potrebbe scongiurare contraccolpi troppo duri, se la Grecia dovesse essere costretta a lasciare l’euro.

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    Ieri Wolfgang Schaeuble è stato esplicito, peraltro, nello smorzare gli entusiasmi su progressi nelle trattative. Dopo una prima occhiata all’ultima lista di proposte presentata da Tsipras, il responsabile tedesco delle Finanze ha puntualizzato di essersi sentito confermato nell’impressione che «l’ottimismo su un accordo rapido è ingiustificato».

     

    Nelle stesse ore, Mario Draghi è intervenuto sulla Grecia: «Il consiglio direttivo della Bce vuole che la Grecia stia nell’euro», ha detto, aggiungendo tuttavia che «occorre un accordo forte che produca crescita, garantisca giustizia sociale ma sia anche fiscalmente sostenibile e si concentri sui fattori che ancora creano instabilità finanziaria».

    VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS

     

    Soprattutto, il presidente della Bce ha segnalato che resta pronto ad «aggiungere» munizioni, se le aspettative sull’inflazione e sui tassi di interesse dei mercati non dovessero corrispondere ai desiderata dei guardiani dell’euro. Draghi ha voluto segnalare, insomma, che la banca centrale resta col bazooka sul tavolo, nel caso che l’umore dei mercati dovesse peggiorare.

     

    L’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro continua, intanto a far discutere. Secondo uno studio di Oxford economics, molti capitali greci sono ormai “al sicuro” e in euro, dunque non correrebbero il rischio di essere riconvertiti in dracma, spingendo la gran parte delle famiglie e imprese nel baratro.

    selfie hollande merkel selfie hollande merkel

     

    «Poniamo che un terzo circa della caduta (dei depositi, ndr) di 79 miliardi di euro rifletta una fuga dei capitali, vorrebbe dire che le famiglie posseggono circa 35 miliardi di asset finanziari che non verrebbero riconvertiti». Il valore di questi asset «aumenterebbe in proporzione al deprezzamento della valuta», cioè arricchirebbero i detentori in proporzione al prevedibile crollo della dracma.

    manifestazione a parigi merkel e hollande manifestazione a parigi merkel e hollande

     

    Inoltre «la proporzione maggiore degli asset finanziari delle aziende non sono greci, dunque non subirebbero la conversione». Nel terzo trimestre del 2014, ricorda Oxford economists, «le imprese detenevano 30 miliardi di depositi in banche non greche - quasi un record - e circa 20 miliardi di euro di asset non greci». Combinati, rappresentano quasi il 50% degli asset totali delle aziende greche. Ma un conto è fare questi calcoli a freddo, un conto precipitare un Paese in uno scenario che somiglierebbe a una guerra.

     

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