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    L'ETILOMETRO DEGLI SMS – A NEW YORK UNA LEGGE VUOLE DOTARE LA POLIZIA DI UN APPARECCHIO CHE MISURA L’ATTIVITA’ TELEFONICA DI OGNI AUTOMOBILISTA FERMATO – A MILANO RIBELLIONE DI UN EDICOLANTE: “NON SERVIAMO CHI PARLA AL TELEFONO”


     
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    1 - L'ETILOMETRO DEGLI SMS

     

    Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”

     

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    «Guidi come un ubriaco. Anzi peggio, come un cellular-dipendente». La frase può far sorridere, ma la realtà degli incidenti provocati da chi lancia un occhio alla strada e due al display digitale è più amara che divertente. Diverse ricerche in Usa hanno confermato che gli autisti con il telefonino in mano sono più pericolosi di chi alza il gomito. E non solo quando parlano (per quello c' è il vivavoce) ma pure quando inviano sms ed email, si fanno un selfie al volante o addirittura una ricerca in internet.

     

     

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    Da qui l' urgenza di correre ai ripari. La legge già esiste - anche in Italia i trasgressori sono punibili con una sanzione da 161 a 646 euro, oltre alla decurtazione di 5 punti dalla patente - ma finora mancavano i controlli su chi non riesce a «spegnere» i contatti social neppure quando guida.

     

     

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    Ora i deputati dello Stato di New York, con l' aiuto degli esperti di hi-tech, hanno trovato lo strumento adatto. Se sarà approvata la legge in discussione, dopo l' alcol test con etilometro - o Breathalyzer - arriverà sulle strade americane anche il Textalyzer, che misurerà il tasso messaggistico dei conducenti distratti.

     

     

    Tempi duri per i maniaci del cellulare, soprattutto se responsabili di un incidente.

    Sempreché la legge superi i dubbi di costituzionalità per violazione della privacy, i poliziotti newyorchesi potranno chiedere la consegna del telefonino e utilizzare il «textometro» per entrare nel sistema operativo e verificare le attività più recenti.

     

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    Lo strumento è in grado di determinare con grande precisione quando l' autista ha utilizzato il cellulare per inviare sms, email o postare tweet, foto, video. Se il guidatore si rifiuta di consegnarlo è previsto il ritiro immediato della patente.

     

     

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    Da anni, la maggioranza degli Stati Usa vieta per legge l' invio di messaggi o di qualsiasi altro testo digitale quando si è alla guida. La chiamano la norma «hands off» e non è dissimile da quanto prevede il codice stradale italiano, che punisce chi usa il cellulare senza utilizzare la funzione vivavoce o gli auricolari. Non basta, evidentemente.

     

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    Gli americani - come gli italiani e buona parte del mondo industrializzato - continuano seraficamente a inviare messaggi e usare WhatsApp, Facebook, Instagram o Snapchat nel traffico cittadino o sulle highway nazionali. Il risultato, conferma l' analisi del New York Times , è devastante: gli incidenti stradali in Usa, che da anni erano in calo, hanno subito una brusca impennata, quasi l' 8% in più nel 2015.

     

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    I dati statistici sono confermati dai neuroscienziati che studiano la dipendenza da cellulare: chi lo usa mentre guida ha un rischio quattro volte superiore al normale di provocare un incidente, maggiore perfino di chi ha un alto tasso alcolemico nel sangue.

     

     

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    Effetti anche peggiori hanno i display digitali dei navigatori o i browser Internet di telefonini e tablet. Nel laboratorio di Scienze cognitive applicate dell' Università dello Utah stanno analizzando, con simulatori di guida ad alta fedeltà, l' impatto di questi gadget tecnologici sulle performance dei conducenti e sulla sicurezza stradale.

     

     

    Con risultati scioccanti: si registra una «cecità da disattenzione» che aumenta drasticamente il tempo di reazione a un evento imprevisto o a un cartello che implichi, ad esempio, l' uso dei freni o una sterzata. Un «rallentamento» della risposta che non viene registrato, invece, in chi ascolta la radio. Avanti, Mozart.

     

     

    2 - A MILANO LA RIBELLIONE DELL' EDICOLANTE CHE NON VENDE AL CLIENTE SE STA PARLANDO AL TELEFONINO

     

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    Giangiacomo Schiavi per il “Corriere della Sera”

     

     

    Un caso di disobbedienza civile smonta un luogo comune del commercio: il cliente ha sempre ragione. Non è vero, dice questo edicolante disposto a perdere parte del suo guadagno se il cliente si presenta con l' orecchio incollato allo smartphone e domanda qualcosa senza nemmeno curarsi del suo interlocutore ( nella foto, il cartello esposto in edicola ).

     

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    Il telefonino è come il fumo, spiega, quando fa male bisogna dirgli di smettere. Perdere un cliente per salvare un minimo di relazione umana non è da tutti, ma per qualcuno sta diventando il modo per rilanciare la cortesia divorata dall' uso smodato degli smartphone.

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    In auto, in metro, in bus, al cinema, al semaforo, disgraziatamente anche sui binari, c' è un uso che sta diventando febbre compulsiva. È vero che il telefonino è utile e a volte indispensabile, riempie il vuoto di tante solitudini e ci aiuta a risolvere problemi ed emergenze.

     

     

    Ma lasciare qualche vuoto tra una chiamata e un' altra, una canzone o un audio, può essere altrettanto indispensabile. Un sorriso, un gesto amichevole, uno sguardo, un saluto, nel deserto di tanti sentimenti sono diventati un valore, che fa scrivere: non serviamo persone che parlano al cellulare.

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