Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
STATUA DI LEO MESSI A BUENOS AIRES
L' avevano inaugurata sul Paseo de la Gloria il 28 di giugno, due giorni dopo il suo clamoroso adiòs alla Nazionale argentina, poi revocato. «Grazie per la tua umiltà e il tuo talento, caro Messi» aveva detto con una certa solennità molto argentina il sindaco di Buenos Aires, Horacio Rodriguez Larreta, mentre alzava il velo, aggiungendo poi un' infelice previsione: «Vedrete, Leo durerà ancora a lungo».
Lui sì, la statua no. Qualcuno l'ha tranciata a metà all' altezza del busto lasciando invece intatte quelle degli altri padri della patria sportiva, da Ginobili a Vilas, dalla Sabatini a Fangio. I colpevoli, rimasti ignoti, hanno vandalizzato solo la Pulce.
STATUA DI LEO MESSI A BUENOS AIRES
A guardare le fotografie che in queste ore stanno facendo il giro del mondo via web non si capisce nemmeno che quella era una riproduzione a grandezza naturale, 170 centimetri, del più grande calciatore vivente. Solo una massa di bronzo informe. Gli argentini, sensibili a simboli e simbolismi, sono indignati e hanno gridato all' iconoclastia: «Una vergogna» ha scritto il quotidiano sportivo Olé , mentre il Clarín ha assicurato che «il governo cittadino ha già dato mandato di cominciare immediatamente i lavori di rifacimento».
STATUA DI LEO MESSI A BUENOS AIRES
Brutto gesto insomma, che magari non avrà levato il sonno a Messi ma che di sicuro non gli avrà fatto piacere, soprattutto nel giorno in cui Cristiano Ronaldo gli ha soffiato, con merito, il premio Fifa di miglior giocatore al mondo. Alla cerimonia di Zurigo non si è nemmeno presentato, né lui né i suoi compagni del Barça, alle prese con un momento delicatissimo: il Real Madrid sta scappando.