Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
MESUT OZIL
Mesut Özil è di nuovo nella bufera. Ma questa volta per una giusta causa. Il calciatore tedesco di origine turca, campione del mondo con la Germania nel 2014, ha pubblicato un post su Instagram, dove conta su oltre ventiquattro milioni di follower, nel quale denuncia le persecuzioni da parte della Cina degli uiguri, la minoranza musulmana che vive nel Nord-Est dello Xinjiang.
Ma l' Arsenal, il club londinese nel quale il trentunenne Özil gioca dal 2013, ha preso le distanze dal trequartista, definendo le sue «opinioni personali» e precisando di aver «sempre aderito al principio di non coinvolgimento in politica».
Pubblicata su Weibo e su altri siti dei social media cinesi, la presa di posizione del club nasconde una preoccupazione molto prosaica: limitare i danni ai suoi affari nella Repubblica popolare, dove ha numerosi interessi commerciali, compresa la proprietà di una catena di ristoranti.
MESUT OZIL E LA DIFESA DEGLI UIGURI
L' Arsenal in altre parole teme che l' attacco di Özil alle politiche liberticide e repressive della Cina spinga le autorità di Pechino a misure di rappresaglia contro le sue attività economiche, comportamento già adottato in altri casi dal regime. Nel messaggio Özil definisce il Turkistan dell' Est, come gli uiguri chiamano la regione della Cina dove vivono, «la ferita sanguinante della Umma», la comunità mondiale dei musulmani, ricordandone «la resistenza contro i persecutori che vogliono separarli dalla loro religione».
MESUT OZIL E LA DIFESA DEGLI UIGURI
Circa 10 milioni di uiguri vivono nella regione del Xinijiang. Negli ultimi anni, almeno 1 milione sono stati internati in campi di detenzione dalle autorità comuniste. L' accusa di Özil alla Cina è durissima e dettagliata: «Bruciano i loro Corani, chiudono le loro moschee, mettono al bando le loro scuole, uccidono i loro imam, gli uomini vengono rinchiusi nei campi e le donne sono costrette a vivere e sposarsi con uomini cinesi». Ma il calciatore ne ha anche per i Paesi musulmani accusati di rimanere «in silenzio»: «Non dicono nulla, li hanno abbandonati. Non capiscono che consentire tacendo a una persecuzione è anch' essa una persecuzione?».
MESUT OZIL E LA DIFESA DEGLI UIGURI
È un salto di qualità per Mesut Özil, che sempre più si impossessa dell' identità musulmana e usa la sua celebrità in difesa dell' Islam. Assumono ora contorni più chiari le controverse (e discutibili) uscite degli ultimi anni, che lo hanno messo nel mirino delle critiche in Germania, il Paese dov' è nato e del quale è cittadino.
MESUT OZIL
A cominciare da quando, nel 2018, si fece fotografare a Londra con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il quale poi usò la foto per la sua campagna elettorale. «Un segno di rispetto per il leader del Paese dove sono nati i miei genitori», disse allora il calciatore. Salvo poi sceglierselo nel giugno scorso come testimone di nozze, a conferma di un' ammirazione che va molto oltre il rispetto. Nell' estate del 2018, Özil aveva poi annunciato che non avrebbe più giocato per la nazionale tedesca, accusando i dirigenti della Federcalcio germanica di essere «intolleranti e xenofobi».