Matteo Matzuzzi per "Il Foglio"
PAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIOPochi si sbilanciano, oltretevere, sulle prossime mosse di Papa Francesco. Tra le Mura leonine si respira un clima di attesa, gli occhi sono puntati sulle finestre della suite numero 201 di Santa Marta, quella da cui Bergoglio farà partire le lettere in cui comunicherà le sue decisioni riguardo la governance vaticana.
E' lì, su quel piccolo tavolo di legno scuro, che il Papa ha scritto il chirografo che istituisce la commissione d'inchiesta sullo Ior, ed è sempre in quella stanza al secondo piano del residence voluto da Giovanni Paolo II che ha ricevuto uno dopo l'altro i nunzi apostolici per parlare di governo della chiesa.
PAPA BERGOGLIO CON I MOTOCICLISTI HARLEYPrelati abituati per anni alla metodicità quasi kantiana di Joseph Ratzinger allargano le braccia, certi che ogni pronostico con questo Pontefice "preso quasi alla fine del mondo" rischia di essere smentito alla prova dei fatti. L'enciclica sulla fede, secondo le indiscrezioni, sarebbe dovuta uscire non prima di novembre, a conclusione dell'Anno della fede. Invece Francesco ha sorpreso tutti, decidendo di anticiparne a luglio la pubblicazione.
LA TESSERA DEL SAN LORENZO DE ALMAGRO DI JORGE BERGOGLIO jpegStesso copione riguardo il viaggio a Lampedusa di lunedì prossimo: nessuno ne sapeva nulla, l'agenda è stata stravolta all'ultimo minuto per volontà del Papa, nonostante solo pochi giorni prima fossero stati ufficializzati i suoi impegni per l'estate. In questi tre mesi e mezzo di pontificato, Francesco ha limitato al minimo necessario i contatti con la Segreteria di stato. Non vuole filtri, al punto che gli uffici curiali spesso si limitano a mettere in bella copia le sue volontà, prima di passarle alla Sala stampa per la diffusione ufficiale.
PAPA FRANCESCO BERGOGLIONiente di nuovo, dice chi lo conosce da tempo: anche a Buenos Aires faceva così. Non aveva neppure segretari. L'unico strumento indispensabile per lui era la piccola agenda da cui non si separava mai. Chiamava di persona al telefono preti e religiose della sua diocesi, senza trafile e perdite di tempo. Uno stile mantenuto anche a Roma una volta eletto Papa. Unica concessione alle pressioni della curia, l'aver accettato monsignor Alfred Xuereb come segretario personale (il sacerdote maltese rivestiva lo stesso ruolo anche con Benedetto XVI).
PAPA FRANCESCO BERGOGLIOPer il resto, Francesco fa da solo. Le porte della suite sono aperte a tutti, lui ascolta in silenzio, si fa un'idea sul problema specifico, e poi agisce. Lo strumento con cui tiene sulla corda la curia è il silenzio. Un silenzio operoso, tipico della Compagnia ignaziana. Non fa trapelare nulla. Studia carte e documenti, prepara l'esortazione sull'evangelizzazione che sarà resa nota nei prossimi mesi, lavora alle omelie che pronuncerà a Rio de Janeiro, quando a fine luglio presiederà la Giornata mondiale della Gioventù.
PAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIOEd è nel silenzio che prepara la riforma dell'Istituto per le opere di religione. Un solo accenno pubblico alla banca presieduta dal tedesco Ernst von Freyberg, ma chiaro e netto - "lo Ior è necessario, ma fino a un certo punto" - che aveva costretto la Segreteria di stato a intervenire per chiarire e rettificare il senso di quanto detto dal Papa.
PAPA BERGOGLIODa allora Francesco ha studiato le mosse da compiere: prima la nomina (anche questa a sorpresa) del fidato Battista Ricca a prelato dell'istituto, poi l'istituzione di una commissione per fare luce sulle attività della banca con sede nel torrione di Niccolò V. Colpi silenziosi studiati a riflettori spenti che hanno portato il direttore generale e il suo vice a dimettersi subito, senza aspettare lettere ufficiali o prese di posizione dirette del Papa.
suite santa martaBergoglio governa come fosse un superiore gesuita: attorno a sé ha un gruppo di consultori, i quali sanno però che alla fine l'ultima parola, la decisione finale maturata dopo una profonda fase di ascolto e confronto, spetta a uno soltanto. Perché nella Compagnia non esistono regole di maggioranza o di minoranza.