Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”
Yulia Navalnaya - appello per le elezioni in Russia
Alle 12 del 17 marzo. L'opposizione russa si dà appuntamento ai seggi elettorali, per ripartire da quell'improvviso senso di unità e determinazione scaturito dai funerali di Alexey Navalny. Mentre la tomba del politico al cimitero Borisovskoe di Mosca continua a venire sommersa da una montagna di fiori, biglietti, pupazzi e ceri, la vedova Yulia pubblica sui social un video con istruzioni su come affrontare le presidenziali che tra dieci giorni dovranno riconfermare Vladimir Putin per il quinto mandato al Cremlino.
Nessun dubbio, «Putin si farà dare il risultato che desidera, l'80% o il 180% che sia», ironizza la signora Navalnaya, anzi, non si può nemmeno parlare di elezioni. «Ma ora che sappiamo di essere numerosi, dobbiamo farlo vedere», prosegue Yulia, e propone ai sostenitori di suo marito, a tutti i nemici di Putin, di venire ai seggi a mezzogiorno del 17 marzo, ultimo giorno del voto.
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[…] Yulia non propone indicazioni di voto, che lascia alla discrezione dei suoi seguaci. Altri esponenti del fronte d'opposizione – che dopo la morte di Navalny sembra aver messo da parte le abituali divisioni, riconoscendo almeno per ora la leadership del dissidente morto e del suo movimento – propongono metodi più concreti come rovinare la scheda, anche scrivendoci sopra «Navalny», a condizione di barrare due o più delle quattro caselle dei candidati.
Il senso della mossa è invalidare la scheda e farla contare come nulla (una scheda bianca rischierebbe di venire "compilata" dagli scrutatori al seggio durante lo spoglio): peseranno sul risultato finale, rappresentando nel conteggio una sorta di quinto candidato senza nome, sul quale dovrebbe convergere la protesta.
Yulia Navalnaya - appello per le elezioni in Russia
Una tattica molto nello stile di Navalny, per semplicità e per il proposito di chiedere un piccolo contributo a molte persone. L'obiettivo, ovviamente, non è quello di ostacolare la conferma di Putin, ma di mostrare di esistere, in una di quelle mosse minime dalle quali si tratta di far rinascere un movimento di opposizione, in un Paese che non presenta praticamente più spazi per una attività politica pubblica e pacifica.
Ieri a Mosca è scattato il primo arresto – 7 giorni per «violazione dei regolamenti delle manifestazioni di massa» – per una donna che aveva depositato fiori per Navalny, identificata grazie alle telecamere con il riconoscimento facciale.
È evidente che anche gli altri almeno 30 mila russi che hanno fatto il pellegrinaggio al cimitero Borisovskoe rischiano la stessa sorte, ma quella sensazione di «esistere, ed essere in tanti» di cui parla Yulia nel suo video, una sensazione nata a sorpresa proprio ai quei funerali che dovevano segnare la sepoltura di ogni speranza, va mantenuta viva e alimentata.
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Il rischio di tornare nel mondo virtuale della Rete è troppo alto, e la vedova di Navalny esorta a mostrare che «siamo veri e vivi», approfittando dei pochi spazi legali rimasti. Il regime di Putin non poteva impedire le visite alla tomba, non potrà impedire l'arrivo ai seggi elettorali, «non è pericoloso», ripetono tutti i leader del movimento di protesta, quindi bisogna utilizzare i rituali del regime per metterlo in crisi, per mostrare che «Putin non è legittimo», come dice Yulia, che dopo la morte del marito manda avanti una campagna internazionale per non far riconoscere il voto dai governi occidentali.
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Quella del «mezzogiorno contro Putin» sarà la prima prova dell'opposizione orfana di Navalny, e dalla sua riuscita e visibilità dipenderà quanto si potrà mantenere vivo e attivo un dissenso che oggi, a quando sembra anche dalla poesia di Leonid Kaganov per la morte del politico, trasformata in un rap che risuona da una pagina social all'altra, spera più nella morte del dittatore che in una crescita dello scontento interno. Del resto, il Cremlino sta preparando un nuovo giro di repressioni contro i dissidenti.
Ieri è arrivata la notizia che il governo russo ha incluso nella lista degli «estremisti e terroristi» Garry Kasparov, il campione di scacchi e oppositore di Putin che si trova all'estero già dal 2013. La repressione però non è diretta soltanto contro gli oppositori esuli più illustri, ma soprattutto contro chi insiste ancora a lavorare in Russia o per il pubblico russo.
Soltanto questa settimana hanno annunciato la chiusura, o il drastico ridimensionamento dell'attività, una serie di giornalisti e attivisti indipendenti che erano stati costretti dalla censura putiniana a rifugiarsi su YouTube.
ALEXEI NAVALNY CON LA MOGLIE YULIA
Ora la Duma ha approvato una legge che proibisce agli «agenti stranieri» – il titolo infamante che il Cremlino assegna a intellettuali e organizzazioni non allineate al regime – di ricevere introiti pubblicitari, grazie ai quali molti dissidenti finanziavano la produzione dei loro video. […]
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DASHA E YULIA NAVALNAYA CON JOE BIDEN alexei navalny 1 yulia navalnaya al parlamento europeo 10