«TRA VIRUS E VACCINI PURE IL MIO CIPPUTI HA POCO DA RIDERE»
Roberto Carvelli per “il Messaggero”
Caustico con la penna del vignettista e l'antieroe Cipputi, tenero nei disegni della cagnolina Pimpa. Così ci aspettiamo Altan nome d'arte di Francesco Tullio Altan e così lo vedremo alle 20.30, protagonista dell'incontro in diretta streaming del documentario Mi chiamo Altan e faccio vignette di Stefano Consiglio.
archivio altan 1999
Su www.iorestoinsala.it si potrà acquistare il biglietto scegliendo il proprio cinema di zona per poi vedere il docufilm da casa. Trevigiano, settantotto anni, Altan ha visto mutare nel tempo il quadro politico e quello dei modelli sociali. Adesso ha un nuovo libro in uscita, Papi Mami Bebi (Gallucci): non più operai e padroni, donne dai seni generosi sempre più emancipate di fronte a uomini sempre più vittime della loro accidia, con l'immancabile ombrello che finisce nelle terga del metalmeccanico in tuta blu, ma le dinamiche genitori-figli, osservate con il consueto cinismo.
In un'ora e un quarto Consiglio racconta il vignettista politico e il narratore per bambini convincendo Altan a superare l'abituale ritrosia a parlare di sé e utilizzando il contributo di tanti amici e colleghi Michele Serra (che sarà presente con Makkox nella diretta), Paolo Rumiz, Vauro, Stefano Benni e Zerocalcare e facendo vivere attraverso alcuni attori i personaggi principali del suo immaginario.
Dall'altra parte dello schermo del cellulare, in un'intervista su Zoom, Altan ci anticipa i contenuti della conversazione di lunedì.
Come vede questi tempi tra Covid e isolamento?
«Quando non c'è più la speranza ecco che arriva la disperazione. La speranza c'è sempre, ma ci sono momenti che sembra che non serva a nulla. C'è stata una prima fase in cui la mobilitazione e il senso della comunità - raro in Italia - ci avevano fatto intravedere qualcosa di positivo. Ma queste sono cose che funzionano quando le emergenze durano poco. Questa sta durando da troppo e riviene fuori l'essenza vera delle persone».
archivio altan 1979
I suoi personaggi sono descritti con cinismo ma senza odio.
«Non sono una persona aggressiva. Direi, quindi, che il mio cinismo è piuttosto difensivo. Di quella parte di noi che è un po' meglio di quell'altra. Quella parte che reagisce all'egoismo totale, a tutti quei sentimenti e pulsioni comuni, di fronte alle quali c'è chi resiste e chi le cavalca. Odiare è un sentimento troppo forte per me e che non mi appartiene. La mia è solo una reazione, un'indignazione davanti a certe sproporzioni della vita».
L'ombrello del suo Cipputi, per venire al suo storico personaggio, in questa pandemia da cosa sarebbe rappresentato?
«Quell'ombrello in questo caso non lo vediamo ma arriva da tutte le parti. Cerchiamo di allontanarlo con la mascherina ma serve a poco, come si sa. La situazione è preoccupante: è evidente che la gente deve sia vivere che mangiare. Siamo in uno di quei conflitti tra lavoro e salute come è accaduto a Taranto dove la scelta è molto difficile. Fare delle critiche roventi al Governo mi sembra però, in questo caso, una maramaldata. Siamo di fronte a un problema di una gravità assoluta. Non eravamo preparati e non lo siamo neanche adesso».
E la cagnolina chiazzata, invece, da dove viene?
altan 2020
«La Pimpa nasce per mia figlia. Armando è il padre che avrei voluto essere e forse in qualche momento sono riuscito a essere. Un padre che lascia molto spazio alla figlia, non oppressivo anche se è attento».
Citando sempre le vignette della sua ultima raccolta ci spiazza, in tempi di vaccino, quella in cui il Bebi chiede dal seggiolone al Papi Perché non mi vaccinate, babbino?. E lui risponde: Per vedere l'effetto che fa. Alla faccia delle scienze esatte
«Le paure della gente sono antiche, quasi ancestrali. È successo lo stesso durante la peste. Siamo fatti così. Non cambiamo, da questo punto di vista. Non riusciamo proprio ad essere oggettivi. Da ridere c'è poco, è vero, ma l'idea che dei superprotetti siano risultati positivi ci fa capire quanto sia stata e sia grave la situazione. Certo che se uno che ne ha negato l'esistenza con tanta arroganza, alla fine, lo prende mi sembra un buon contrappasso».
Gli spiriti del sovranismo e della leadership forte sembrano affievolirsi. In una vignetta il bimbo dice al padre che lo mette a letto Ho paura dell'orco, babbo e la risposta è Vota per lui, così ti passa. È in crisi quel modello di leadership forte?
altan 2015
«Ho l'impressione di sì, che abbia, come si dice, passato il picco. Possiamo sperare un pochino ma sarei però prudente sul lungo periodo. Dopo che sarà passata questa onda con tutte le criticità economiche che ne sortiranno si creerà un terreno fertile per quel brodo lì. Ci andrei cauto, quindi, sulle previsioni».
Intanto, sul razzismo all'italiana l'ultima vignetta è definitiva: Noi sfruttiamo tutti a braccia aperte. Di fronte a questo c'è sempre meno indignazione?
«Quella è una vecchia vignetta ma quel problema è ancora più evidente oggi di quando l'ho disegnata. Tutti questi casi di morti in mare e di persone che non sanno dove andare dopo gli sbarchi sono una realtà di cronaca quotidiana. Lo sfruttamento degli ultimi non è una peculiarità solo italiana, in ogni caso. Adesso siamo molto da soli. L'indignazione c'è ma si è persa la speranza di poterci fare qualcosa insieme a qualcun altro».
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