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    “MI CONSEGNERÒ AGLI USA” - ASSANGE MANTERRÀ LA PROMESSA, DOPO LA GRAZIA AL SOLDATO MANNING - IL BIONDINO DI WIKILEAKS, ORA CHE C’E’ TRUMP ALLA CASA BIANCA, VUOLE “TRATTARE” LA RESA: “CI SONO MOLTE COSE DA DISCUTERE. VOGLIO CHE SIANO RISPETTATI I MIEI DIRITTI”


     
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    Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

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    Julian Assange rinnova la sua offerta: è pronto a consegnarsi agli USA se saranno garantiti i suoi diritti. L' annuncio del fondatore di Wikileaks è arrivato il giorno dopo che il suo legale aveva escluso questa ipotesi.

     

    La strada per un eventuale arrivo negli Stati Uniti è ancora lunga in quanto - ha precisato - «ci sono molte ancora molte cose da discutere». Parlando via social media dall'ambasciata dell' Ecuador a Londra, dove vive come rifugiato dal 2012, Assange ha ribadito che ovviamente si attende la liberazione di Chelsea Manning, l'analista dell'intelligence americano legato alla diffusione dei file segreti e graziato dal presidente Obama. Il suo rilascio è previsto per maggio e dunque c'è una finestra temporale per eventuali contatti con Washington.

     

    ASSANGE DI BATTISTA ASSANGE DI BATTISTA

    L'animatore di WikiLeaks ha spiegato che anche se non c'è un ordine di arresto pubblico americano nei suoi confronti lui si comporta come se ci fosse. Ed ha aggiunto che il Dipartimento di Giustizia dovrebbe fare chiarezza se esista un mandato di cattura: «Ho sempre detto di essere disposto a presentami davanti alle autorità statunitense» a condizione che siano rispettati i diritti.

     

    Durante il contatto con i media, è stato chiesto ad Assange un suo giudizio su Donald Trump. La sua risposta: non sono d' accordo su nulla con di lui, però è stato demonizzato dalla stampa. Che non molla la presa, con nuove rivelazioni.

     

    ASSANGE PUTIN TRUMP ASSANGE PUTIN TRUMP

    L'Fbi, insieme ad altre agenzie di intelligence, continua a lavorare su eventuali rapporti tra il neopresidente Usa e la Russia. In particolare - secondo quando ha scritto il sito McClatchy - gli investigatori stanno lavorando su finanziamenti arrivati a pensionati russo-americani poi girato agli hackers protagonisti di attacchi contro i vertici democratici e lo stretto collaboratore della Clinton, John Podesta.

     

    Un'indagine iniziata già in primavera. Si tratta di un territorio tutto da esplorare che, secondo qualche esperto, potrebbe riservare sorprese. C'è chi ritiene che gli apparati di sicurezza non abbiano esaminato fino in fondo i molti elementi sospetti. Non solo. Per alcuni il famoso dossier «sessuale» su Trump sarebbe solo una cortina fumogena per nascondere molto più serie, legate a possibili rapporti tra il miliardario e ambienti vicini al Cremlino.

     

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    Tutte accuse che il nuovo inquilino della Casa Bianca ha respinto con forza, parlando di «notizie fabbricate» e continuando la polemica feroce con i vertici dell' intelligence.

    L'impressione è che il duello continuerà a lungo, con altre indiscrezioni e report in una fase estremamente delicata. Il presidente dovrà muovere in fretta i suoi primi passi con emergenze internazionali molto complicate, dalla crisi con la Cina al rapporto con gli alleati, per nulla contenti dell' allineamento di Trump con il Cremlino di Vladimir Putin.

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