stupro villa borghese
Camilla Mozzetti per il Messaggero
Anna (il nome è di fantasia) ha provato a resistere. A divincolarsi dalla stretta di quel giovane uomo nel cuore di villa Borghese. Ha provato a respingerlo ma lui, un ventenne originario dell'Est, probabilmente polacco, continuava a gridarle di «stare zitta», prima di violentarla e dopo averle legato i polsi con una corda.
È un racconto confuso, violento quello che la donna tedesca, 57 anni, senza fissa dimora consegnerà prima ai sanitari del 118 che l'hanno soccorsa e poi a quelli dell'ospedale Santo Spirito dov'è ora ricoverata in seguito all'aggressione subita nel parco di Villa Borghese la notte di domenica scorsa.
«È arrivata in stato confusionale, aveva i capelli strappati, non riuscivamo a capirla, respingeva tutti», ricorda un infermiere che si è trovato a soccorrerla al triage del nosocomio, non distante dalla Basilica di San Pietro. Urla Anna, dentro l'autoambulanza e poi tra i corridoi dell'ospedale. Stordita, tra le lacrime, urla disperata. Ripete «orrore, orrore» e non vuole farsi toccare da nessuno. Alza le mani, si copre il volto, singhiozza e grida su una barella, allontanando i medici: «Via, andate via», ripete.
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Ci vorranno alcune ore per calmarla, per riuscire a ricostruire, seppur in maniera sommaria, quegli attimi di violenza. I sanitari del Santo Spirito, considerato proprio lo stato di agitazione della donna, disporranno accertamenti psichiatrici, disponendo il ricovero. La donna è ora assistita dal personale del consolato e dell'Ambasciata della Repubblica federale di Germania. Mangia a stento, parla pochissimo. La sua mente è ancora ottenebrata dalla violenza.
LEGATA E VIOLENTATA«Ero riuscita a scappare, poi mi ha afferrato per i capelli, mi ha picchiato, mi ha violentato», racconta Anna agli inquirenti nella prima ricostruzione che riuscirà a fornire. Tutto inizia poco dopo la mezzanotte. La donna, arrivata a Roma dalla Germania, non più di sei mesi fa, non ha un lavoro né una casa. Mangia con il poco denaro che recupera chiedendo l'elemosina in Centro e la notte dorme nel parco di villa Borghese. Il suo aguzzino l'ha incontrato proprio lì, in quella zona del parco che di notte diventa terra di nessuno, dove si ritrovano le disperazioni di senzatetto e sbandati.
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Sembra che l'uomo le si sia avvicinato, mentre lei stava preparandosi il giaciglio per dormire, apparentemente con l'intento di scambiare solo quattro chiacchiere, di passare un po' di tempo insieme. «Mi ha chiesto se volevo bere», ricorda la donna. Poi qualcosa è cambiato. L'uomo è diventato insistente. «Ero spaventata racconta Anna gli ho detto di andare via ma lui si è seduto vicino a me». Dopo pochi minuti l'uomo tutt'ora ricercato dalla polizia ha iniziato a picchiarla. Anna riesce a fuggire.
«A un certo punto ricorda la donna sono riuscita a scappare ma lui mi ha raggiunto, mi ha legato per non farmi muovere e ha continuano a picchiarmi fino a violentarmi». Non solo, per evitare che Anna possa gridare, il suo aguzzino le infila un fazzoletto fin dentro la gola. I primi soccorsi la troveranno così: completamente nuda, con le labbra sanguinanti e il volto sporco di terra, con in mano un coltello da cucina. Dopo la violenza, l'uomo si allontana e Anna riesce a liberarsi:
«Quando lui (l'aggressore ndr) racconta Anna se n'è andato mi sono slegata e sono corsa a chiedere aiuto». A soccorrerla per primo, un tassista su viale Washington. Le sue condizioni sono stazionarie ma resterà sotto osservazione. La Procura di Roma ha intanto aperto un fascicolo per violenza sessuale mentre il corpo diplomatico tedesco sta cercando di rintracciare la sua famiglia d'origine.
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