Estratto dell’articolo di Alessia Candito per www.repubblica.it
Angela Paravati
“Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi. Qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro?”. Quando al carcere di Catanzaro si scatena una piccola protesta, l’ex direttrice Angela Paravati sembra quasi stupita. […] perché c’era un accordo per nulla lecito con i detenuti.
[…] È finita in carcere con la pesantissima accusa di concorso esterno […], arrestata […] dai carabinieri insieme ad altre ventisei persone fra cui l’ex comandante della polizia penitenziaria Simona Poli, un avvocato, detenuti e parenti di detenuti. Altre dodici persone, fra cui diversi agenti della penitenziaria, sono indagate a piede libero.
Per i magistrati della procura antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla, sono stati loro a permettere che l’istituto si trasformasse in una sorta di suq in cui giravano droga e cellulari.
CARCERE DI CATANZARO
Un traffico gestito da veri e propri gruppi criminali in cui alcuni agenti della penitenziaria erano pienamente coinvolti. E non esitavano a concedere piaceri e favori ai detenuti. Almeno in una occasione, un detenuto è stato persino accompagnato all’esterno a visionare un appartamento che era interessato ad affittare. “Una gestione inquietante” l’ha definita il magistrato.
[…] Telefoni e droga entravano in carcere attraverso i pacchi inviati dalle famiglie o venivano portati dentro da agenti infedeli. Ovviamente dietro compenso. Anche la direttrice non ha esitato a concedere piccoli e grandi favori personali: due detenuti […] sono stati accompagnati “a bordo di un’auto da una scorta a Paravati in occasione della cerimonia di consacrazione della Grande Basilica”.
Angela Paravati
Quell’istituto era “un hotel” dicevano gli indagati intercettati, E anche chi era in carcere stupito commentava come i reparti fossero “una piazza di spaccio a cielo aperto con telefoni cellulari e tablet”.
[…] Perché l’ex direttrice abbia permesso o fatto tutto questo? Secondo la procura, l’obiettivo era “garantirsi una agevole governabilità dell'istituto penitenziario e far apparire, all'esterno, l'istituto di Catanzaro come un Istituto ben gestito così da garantirsi una agevole carriera".
Ma che all’interno ci fosse un vero e proprio sistema, gestito da detenuti, poliziotti penitenziari e soggetti operanti all'esterno, che garantiva l’afflusso regolare di cocaina, hashish e microcellulari, l’ex direttrice lo sapeva perfettamente. E avrebbe fatto di tutto anche per coprire la cosa. Quando un detenuto ha provato a denunciare – emerge dall’inchiesta - lo avrebbe addirittura bloccato. “Lei mi ha detto di farmi i fatti miei e di pensare a mia moglie”.
CARCERE DI CATANZARO
[…] Nel 2022 Paravati viene trasferita, a dirigere il carcere arriva una nuova funzionaria e l’andazzo cambia radicalmente. Fra i detenuti coinvolti nei traffici iniziano lamentele e malumori. “È impostato male, perché prima gli fanno fare tutto… e poi si alzano la mattina e ti vietano di fare le cose che hai fatto per due anni, tre anni di fila, è impossibile!”, dice uno di loro intercettato. Per il giudice per le indagini preliminari, la prova del pieno coinvolgimento dell’ex direttrice.
CARCERE DI CATANZARO