Estratto dell'articolo di Michela Allegri per “il Messaggero”
Protesi per il seno
Sognava di risolvere un piccolo difetto estetico e, invece, al termine di un intervento durato più di 7 ore, una trentenne si era ritrovata con il corpo deturpato, incapace di alzare un braccio e talmente debole da non riuscire a reggersi in piedi. Era stata operata in una clinica non idonea e i suoi livelli di emoglobina erano così bassi da farle rischiare la vita.
Non è tutto: le protesi inserite per ingrandire il seno erano visibilmente asimmetriche e le hanno provocato una grave infezione e altri problemi fisici. Nonostante subito dopo l'operazione le condizioni della paziente fossero gravi, inoltre, il dottore aveva deciso non solo di dimetterla, ma anche di portarla a casa mentre era ancora sotto l'effetto dell'anestesia.
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Tutti comportamenti di cui, ora, il camice bianco deve rispondere a processo. Il dottor Carlo B. - ancora in servizio - è sul banco degli imputati con l'accusa di lesioni gravi e aggravate.
L'INTERVENTO Avrebbe operato la donna in un Poliambulatorio in via Firenze, a due passi da via Nazionale, che non aveva «i requisiti per interventi di questa tipologia», sottolinea la Procura.
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(…) «Ho pagato 3.500 euro, mai fatturati - racconta la paziente - sono entrata nella sala alle 17,30 circa e sono rimasta 7 ore». Ad accompagnare la trentenne, il marito e la madre. Sono loro a raccontare nella denuncia l'attesa: «Dopo circa due ore il dottore esce, ha il camice abnormemente sporco di sangue.
Comunica le complicanze, pronunciando le seguenti parole: Opero da 15 anni e non era mai successo durante un intervento, ho per sbaglio reciso due muscoli ed è sopraggiunta un'emorragia. Ha perso un po' di sangue, ma è tutto sotto controllo».
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(…) All'una di notte, «dato che non avevo ancora ripreso conoscenza, il dottore decide che potevo tornare a casa in stato di incoscienza, che mi avrebbero portato, con il suo aiuto, letteralmente in braccio». Per più di una settimana, la paziente era stata male, non riusciva nemmeno a reggersi in piedi, mentre il medico «inventava scuse» per non andarla a visitare.
Il 12 dicembre, la corsa al pronto soccorso: «Il valore dell'emoglobina era a 7, quando il valore normale deve essere 12,50. I medici ipotizzarono che, recidendo due muscoli, mi avesse fatto perdere circa un litro di sangue», racconta ancora la donna. Ad aggravare la situazione, un edema e un'infezione severa, che rendeva necessario un nuovo intervento, effettuato dopo diverse trasfusioni.
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Le complicanze sono state pesanti da affrontare: «A causa della lesione ai muscoli non riuscivo più ad alzare totalmente il braccio destro, ancora oggi ho difficoltà a muoverlo e non ho recuperato la motilità normale. L'operazione non ha minimamente sortito l'effetto sperato: la protesi sinistra è asimmetrica rispetto all'altra, quindi è servito un ulteriore intervento». Non è finita: nel febbraio 2018, alla donna viene diagnosticata anche una tromboflebite.
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