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    ''MI HA TOCCATO I CAPELLI IN MODO SESSUALE''. ORA NEL METOO CI FINISCE PURE IL BENIAMINO SOCIALISTA BERNIE SANDERS! - PANICO TRA I PROGRESSISTI USA, CHE TEMONO DI ESSERE DIVORATI DAL MOSTRO ULTRA-MORALISTA CHE LORO STESSI HANNO COSTRUITO IN LABORATORIO. ECCO DI COSA È ACCUSATO IL VECCHIO SENATORE DEL VERMONT, APPENA RIELETTO E PER MOLTI FRONTRUNNER ALLE PRIMARIE DEMOCRATICHE…


     
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    L'ARTICOLO DEL ''NEW YORK TIMES'' CON LE ACCUSE DI SESSISMO A BERNIE SANDERS

     

    https://www.nytimes.com/2019/01/02/us/politics/bernie-sanders-campaign-sexism.html

     

     

    Daniele Capezzone per ''la Verità''

     

    Panico tra i progressisti Usa, che per la prima volta temono di poter essere divorati dal mostro del Me too che loro stessi hanno costruito in laboratorio.

    BERNIE SANDERS SULLA CNN SI SCUSA PER IL SUO COMPORTAMENTO SESSISTA BERNIE SANDERS SULLA CNN SI SCUSA PER IL SUO COMPORTAMENTO SESSISTA

    Si può obiettare che già il primo bersaglio della campagna fu il superproduttore cinematografico Harvey Weinstein, amico dei Clinton e liberal a sua volta: ma era pur sempre un miliardario e un uomo potentissimo, quindi un «cattivo» perfetto per la narrazione di sinistra.

     

    Poi però, piano piano, erano stati identificati presunti colpevoli tutti congeniali a un certo tipo di racconto: si pensi solo al fango contro il giudice conservatore Brett Kavanaugh, nominato da Donald Trump e dunque a sua volta bestia nera per i democratici.

    BERNIE SANDERS BERNIE SANDERS

    Ma improvvisamente, da due giorni, il giochino è sfuggito di mano ai progressisti, anche perché la bomba è esplosa sul New York Times, il giornalone che ogni giorno aggredisce Trump, e che da mesi fa da megafono al Me too.

     

    Nel mirino è finito Bernie Sanders, l' uomo più a sinistra di tutti, lo sfidante democratico di Hillary Clinton, per una consistente minoranza degli americani un leader morale prim' ancora che un politico.

     

    BERNIE SANDERS COME GEORGE COSTANZA IN SEINFELD BERNIE SANDERS COME GEORGE COSTANZA IN SEINFELD

    Lui personalmente non ha combinato granché, ma la sua foto rimbalza da tutte le parti, con relativo rituale di degradazione mediatica.

    E come mai? Perché una donna del suo team, tale Giulianna Di Lauro, avrebbe subito una molestia nel 2016 da un delegato della campagna di Sanders, un certo Marco Antonio Regil, che lei scarrozzava in macchina ai comizi.

     

    Cos' avrebbe combinato di così atroce il presunto porcellone? Avrebbe detto alla donna che aveva dei «bei capelli ricci» e le avrebbe chiesto di poterli toccare. Lei acconsentì («la sventurata rispose»), e lui le avrebbe passato la mano nei capelli «in un modo sessuale» («in a sexual way»: qualunque cosa ciò possa voler dire). La donna ha aggiunto che poi il tipo avrebbe cercato per tutto il giorno di forzare i limiti che lei aveva fissato.

    BERNIE SANDERS BERNIE SANDERS

     

    Ma attenzione, non finisce qui. La Di Lauro, choccata, sarebbe andata a lamentarsi da uno dei responsabili del team Sanders, un certo Bill Velazquez, e questo signore le avrebbe risposto: «Scommetto che ti sarebbe piaciuto se lui fosse stato più giovane». Apriti cielo!

     

    Ora questo Bill Velazquez, che adesso non lavora più con Sanders ed è diventato capo dello staff di un neoeletto parlamentare democratico, sostiene di non ricordare di aver replicato così, e dice anzi di aver riportato la denuncia della donna al suo superiore, tale Rich Pelletier, che però non ha risposto alle domande del New York Times.

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    Sta di fatto che ora il giornale è scatenato: dà voce a militanti sconfortate secondo cui Sanders non potrebbe più sfidare Trump nel 2020, e tira fuori storie su presunte discriminazioni nei salari a danno delle donne del team Sanders. «Come potrà ancora combattere adeguatamente per i diritti delle donne?», scrive testualmente il giornalone liberal.

    Insomma, ora riportare i buoi nella stalla è difficile.

     

    alexandria ocasio cortez bernie sanders 2 alexandria ocasio cortez bernie sanders 2

    Da mesi, si è alimentata una vera e propria ossessione psicopolitica: colpevolizzare il maschio in quanto tale, far pensare che gli uomini - tutti - si dividano tra stupratori e possibili stupratori.

     

    Ovviamente, è perfino superfluo ribadire, a scanso di equivoci, che chiunque sia responsabile di violenza va denunciato, perseguito e, se colpevole, condannato. Ma, con la stessa chiarezza, va respinta questa sorta di jihad antimaschile, un generalizzato processo di intimidazione, una sistematica presunzione di colpevolezza.

    Adesso se ne accorgono anche i sinistri americani, perché tocca a loro. Ma forse è troppo tardi.

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