Francesco Specchia per “Libero Quotidiano”
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Nicolai Lilin molla romanzescamente il colpo: la sua rinuncia alla candidatura nella lista Europa Verde pro Sala stava diventando un racconto arruffato e surreale di Gogol. Il fatto che l'autore di Educazione siberiana, considerato quasi un SS a piede libero da parte della sinistra, si sfili dalle elezioni comunali di Milano è una notizia che trasuda - alla Jean-Paul Sartre - militanza e cultura (più militanza che cultura).
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E, soprattutto, oscura le schermaglie elettorali tra il Giuseppe Sala e il Luca Bernardo. Probabilmente Linin non era così agguerrito dai tempi della guerra di Cecenia. Apre pensieri e parentesi che intrecciano suggestioni, roba che fa molto letteratura russa.
Caro Linin, le hanno gridato (Il Fatto Quotidiano e la sinistra radicale in blocco) al «nazista ecologico» per le sue dichiarate simpatie con i «fascisti di Lealtà e Azione e Casa Pound». Si sente molto Gestapo, in questo momento?
«Mi hanno chiamato "Nazi-verde". Non mi metto neanche a discutere sull'ignoranza di questi miserabili che mi buttano fango addosso. Io non mai sbandierato vessilli nazisti né fatto il saluto romano. Io sono culturalmente di sinistra, sono nato e cresciuto in Unione Sovietica; dove condivisione, onestà, senso delle famiglia e della natura sono radicati. Mio nonno era un anarchico incattivito; ma la sinistra italiana con me non c'entra, è per lo più dedita al conformismo»
marco rizzo
Intende dire che non ci sono più i comunisti di una volta?
«L'unico comunista in giro, che ci crede, è Marco Rizzo. C'era Giulietto Chiesa che era un amico, ma è morto».
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Però, scusi, lei a Casa Pound a presentare i libri c'è andato. Non che ci sia nulla di male...
«Ma appunto, nulla di male. Io sono uno scrittore, vado dove mi invitano a parlare, nel rispetto delle idee. Sono stato anche nei centri sociali tra gli anarchici, all'Arcigay e ho passato giorni nelle carceri di massima sicurezza con pedofili e mafiosi; ma questo non significa che io sia anarchico, gay, pedofilo o mafioso. Lo scrittore è come il medico: va dove lo chiamano, facendo crescere le opinioni e i dibattiti. E a Casa Pound con me sono stati correttissimi, anche nella critica reciproca»
Non ci era andato con la scorta?
«Quello perché ero obbiettivo sensibile. Poi ho ottenuto di farmela togliere. Preferisco girare con la mia pistola».
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Comunque pare ce l'abbiano con lei. Perché, poi? S'è fatto un'autoanalisi?
«Mi attaccano perché non rifiuto il dialogo. Ma io ho fatto la guerra (in Cecenia appunto, ndr), ho una coscienza libera e le spalle larghe. E lì, in guerra, ho imparato che i più stronzi sono proprio i militanti ideologici».
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Non era lei che lamentava di non aver più fatto televisione (buoni programmi, tra l'altro: Mankind, Le regole del gioco a Mediaset e Discovery) per interventi istituzionali di una certa sinistra?
«Certo, confermo. Di tv non faccio più a causa di vari attacchi del Pd e di esponenti di sinistra come Laura Boldrini. Che, da presidente della Camera, sulla guerra del Donbass e in chiave antirussa, invitò Andrij Parubij, fondatore di organizzazioni neonaziste e tra i responsabili del massacro di più di 100 sindacalisti alcuni dei quali arsi vivi».
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Non ne parlarono molto...
«Già. Fu un genocidio invisibile. Boldrini lo invitò in pubblico e si disse con lui "in perfetta sintonia". Mi si sono rivoltate le budella. Il mio video sugli omicidi dei sindacalisti a Odessa ottenne 19 milioni di visualizzazioni prima di essere rimosso. Poi rimossero me».
Lei ritiene che l'ecologia non debba essere appannaggio di un un'unica parte politica?
«Ma è ovvio. L'ecologia, i temi ambientali, una certa idea di pianeta da salvare non può essere esclusiva della sinistra, dovrebbe stare nella cultura di tutti. Di mondo ne abbiamo uno solo, e quello dobbiamo lasciare ai nostri figli, anzi come diceva qualcuno lo abbiamo preso in prestito da loro. Io, per esempio, ne ho due di figli e sono la mia vita».
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Torniamo alla sua candidatura milanese. Com'è nata? Il sindaco Sala le ha detto qualcosa sul suo ritiro?
«No, ho fatto tutto io su Instagram. Ho detto che mi ritiro, lo faccio con grande stima e rispetto per le persone che fanno parte di questo movimento. Mi rendo conto di essere troppo anticonformista per essere collocato in aree politiche precise. Un forte abbraccio e grazie a tutti voi per il vostro sostegno e fiducia". Punto. Penso che sia sufficientemente esaustivo. D'altronde io non ho tempo da perdere».
ANGELO BONELLI
Eppure mi che pare Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi, si fosse detto orgoglioso. La aveva definita "un autore di caratura internazionale in grado di rafforzare il nostro lavoro". Sembrava entusiasta...
«Guardi, tutti erano entusiasti. Io avevo sempre rifiutato candidature sia a destra che a sinistra, della politica non mi frega nulla. Però poi ho accolto l'invito di Europa Verde, ho molto a cuore il tema green. Sui miei social mi occupo da sempre di ambiente; per esempio, lei sa che in Siberia sono stati cancellati a causa di incendi che oscurano il cielo 4 milioni di ettari di foresta boreale? Comunque ora mi sfilo, per non metterli in imbarazzo, sono una persona perbene, troppo anticonformista».
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Direi che lei ha posizioni molto realistiche e/o anarchiche, forse ha preso dal nonno. In modo tranchant: lei sta dalla parte di Putin?
«È una semplificazione. In Russia il popolo ha valori antichi; poi, certo, c'è la nomenklatura ossessionata dal potere, aumentano in modo impressionante gli oligarchi, Putin costringe il paese nella strategia dello stallo usata da Breznev negli anni 70 e ha causato il crollo. Spero non accada oggi».
La sua cute è una carta geografica di tatuaggi. Lei ha detto "disegno sulla pelle la saggezza dei nostri anziani". Cosa disegnerebbe oggi?
«I miei tatuaggi sono basati su un unico tema: la lotta contro il sistema corrotto; è per questo che disegno madonne armate e Gesù col kalashnikov. Per attizzare una cultura della contestazione intelligente contro un sistema che privilegia la soubrette contro l'operaio che perde il lavoro...».