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    “MI HANNO COLPITO CON UN BASTONE E PICCHIATO CON DEI TUBI” – ELENA MILASHINA, INVIATA IN CECENIA PER IL GIORNALE “NOVAYA GAZETA” (VIETATO IN RUSSIA DA PUTIN) RACCONTA L’AGGRESSIONE: “HANNO MINACCIATO DI TAGLIARMI LE DITA, AVVICINAVANO IL COLTELLO ALLA MANO. ERANO NERVOSI, NON SONO RIUSCITI NEMMENO A LEGARMI” – LA DONNA HA LA FACCIA COSPARSA DI DISINFETTANTE VERDE USATO COME ARMA CONTRO I DISSIDENTI – ANNA ZAFESOVA: “CHI HA ORDINATO DI SEQUESTRARE, PICCHIARE E MINACCIARE LA GIORNALISTA, VOLEVA MOSTRARLA A TUTTO IL MONDO DEVASTATA


     
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    Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “la Stampa”

     

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    «Hanno minacciato di tagliarmi le dita, avvicinavano il coltello alla mano. Poi hanno iniziato a colpire con il bastone su ogni dito, minacciando di romperle se non avessi sbloccato il telefono».

    Il racconto di Elena Milashina, inviata della Novaya Gazeta in Cecenia, fatto con voce calma, è meno allucinante del suo volto tumefatto, reso disumano dalle striature di verde del disinfettante e del viola dei lividi per le percosse subite.

     

    «Mi hanno picchiato con i tubi di polipropilene, è la classica arma con la quale in Cecenia vengono percossi i fermati. Ho avuto modo di scoprire che fa molto male, ti sembra di venire ustionata».

    Elena Milashina riesce perfino a ridere, per esempio quando racconta che i suoi aggressori avevano cercato di farle sbloccare il suo cellulare con l'impronta digitale, senza riuscirci perché sullo schermo colava il suo sangue dalle dita spaccate: «Erano nervosi, non sono riusciti nemmeno a legarmi le mani».

     

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    Ha i capelli rasati brutalmente - «no, non sono stati i medici a farlo, sono stati quelli lì» - e la testa cosparsa di "zelyonka", il disinfettante color verde smeraldo di sovietica memoria, tornato di triste attualità negli ultimi anni come arma di aggressione contro i dissidenti russi. Chi ha ordinato di sequestrare, picchiare e minacciare la giornalista, voleva umiliarla anche come donna, mostrarla a tutto il mondo deturpata e devastata.

     

    La prima diagnosi dell'ospedale di Beslan parla di trauma cranico (anche dopo ore dall'aggressione Elena continuava a perdere i sensi) e contusioni multiple, l'avvocato Aleksandr Nemov, rapito insieme a lei, ha riportato anche una coltellata alla gamba. I torturatori gridavano: «Non dovevate venire qui, tornatevene a casa e non scrivete più nulla". […]

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    Milashina era già stata aggredita e minacciata in passato, ma la polizia cecena aveva qualificato l'accaduto come "teppismo da strada". La redazione di Novaya Gazeta ha una lunga storia di scontri con i potenti ceceni: Natalia Estemirova, attivista e collaboratrice della Novaya Gazeta, era stata uccisa nel 2009, e nel 2006 killer ceceni avevano sparato a Mosca ad Anna Politkovskaya, al cui coraggio Milashina si era spesso ispirata.

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