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    MI PORTI UN KENTRIDGE A FIRENZE – PERFOMANCE DI ART MULTIPLEX DI UNO TRA I PIU’ GRANDI ARTISTI CONTEMPORANEI: PUPAZZI, ATTORI, MUSICA E ANIMAZIONE, SU UN TESTO DI ALFRED JARRY


     
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    Laura Zangarini per “Il Corriere della Sera”

     

    william kentridge al maxxi william kentridge al maxxi

    Sognava di fare il rivoluzionario. «Ma papà non ne sarebbe stato felice». Eppure sulle barricate William Kentridge, 59 anni, sudafricano, ci è salito lo stesso, armato di una matita a carboncino con cui è diventato uno dei più famosi artisti dell’arte contemporanea internazionale.

     

    "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge

    Opere, disegni di cupa bellezza («Il mio lavoro — sostiene — è stato influenzato da artisti come Goya, Max Beckmann, Gogol») che, spiega, «a volte prendono vita e diventano film animati, altre fanno da quinta ad attori e cantanti, diventando pezzi di teatro o opere».

     

    Dieci di questi brevi cortometraggi, di cui quattro presentati in prima mondiale, sono la piattaforma su cui poggerà Paper Music, un «ciné-concert» che Kentridge ha realizzato con il compositore Philip Miller, nei cui spartiti musica classica e suoni digitali si intrecciano.

     

    "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge

    L’evento, in prima assoluta, aprirà domani e venerdì al Museo del Bargello la rassegna «Firenze Suona Contemporaneo» (in novembre, sempre a Firenze, il Teatro La Pergola proporrà invece «Ubu and the Truth Commission»: lo spettacolo, considerato tra i capolavori di Kentridge, unisce pupazzi, performance di attori, musica e animazione, ed è basato sia sul testo di Alfred Jarry che sull’archivio storico delle audizioni davanti alla Commissione per la verità e la riconciliazione del Sudafrica istituita nel 1996): una «retrospettiva» dei primi cortometraggi di Kentridge, per i quali Miller ha riscritto la musica per piano e due voci (quella della cantante e performer australiana Joanna Dudley e di Ann Masina).

     

    "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge

    «Una suite di nuove composizioni e film — spiega l’artista —, un piccolo ciclo di canzoni con cui io e Phil continuiamo il percorso di esplorazione, iniziato vent’anni fa con il primo film realizzato insieme (Felix in Exile , 1994), della relazione tra immagine e suono». «C’è un rapporto tra la colonna sonora di un film e le emozioni trasmesse allo spettatore, un rapporto che ha a che fare con il ritmo: un inseguimento sarà accompagnato da una musica adrenalinica, una scena d’amore dal fraseggio di un violino. Il suono “trasforma” ciò che si vede, un processo che definirei “ascoltare le immagini e guardare la musica”».

     

    I suoi disegni hanno spesso a che vedere con temi come l’apartheid, il razzismo, l’emarginazione sociale. Pensa che l’artista abbia il dovere etico della denuncia? «No. Piuttosto, sono d’accordo con Gabriel Marquez, che sosteneva: “il dovere rivoluzionario di uno scrittore è scrivere bene”». È vero che voleva fare l’attore? «In realtà volevo studiare ingegneria. Poi ho deciso che avrei fatto il barricadero, ma avrei reso infelice mio padre — ride —. Così ho provato con l’arte, ma sentivo di non avere il diritto di essere un “artista”».

    "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge

     

    Eppure quella sembra essere la sua strada. Terminati gli studi a Johannesburg, si iscrive ai corsi di mimo e teatro a Parigi: «Speravo di diventare un attore». Invece? «Ero pessimo, così sono tornato a fare l’artista». L’esperienza di attore ha avuto una qualche influenza sul suo lavoro? «I miei disegni prendono vita da un’energia che parte dalla pancia, attraversa le spalle, percorre le braccia e termina con il movimento delle dita sulla carta. È la mano a guidare il cervello, non viceversa».

     

    Per pochi minuti di girato lavora mesi interi… «A lavoro finito fotografo il disegno e poi ne cancello una parte. Lo ridisegno, lo fotografo nuovamente e così via finché l’animazione non è completata». Tracce delle parti cancellate sono spesso ancora visibili allo spettatore, come frammenti lasciati dal tempo che passa.

    "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge "Ubu and the Truth Commission" di Kentridge

     

    Un racconto capace di farsi opera, come per le coreografie create per Lulu di Alban Berg in scena nel 2015 al Met di New York. «Mi sono ispirato all’espressionismo tedesco e al cinema di Weimar, tra cui Il vaso di Pandora di Pabst. Ci lavoro da due anni — ride —, ma c’è ancora tanto da fare».

     

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