Giacomo Galanti per “la Repubblica - Edizione Roma”
LAMBERTO MAGGIORANI E ENZO STAIOLA IN LADRI DI BICICLETTE
La sua faccia da bambino triste col naso a patata è finita in un francobollo nel 1988. Mentre nella storia del cinema c’era già da un pezzo. Enzo Staiola oggi ha 83 anni e quello sguardo un po’ così che stregò Vittorio De Sica non è poi cambiato tanto. Gli occhioni azzurri si illuminano ancora insieme a quel sorriso di traverso immortalato nel 1948 in Ladri di biciclette dove interpreta Bruno, il figlio del protagonista.
«Avevo 9 anni e faccio un film che vince l’Oscar. A posto no?» ci dice Staiola ridacchiando mentre si accende una sigaretta. Durante l’intervista ne fumerà diverse. «Fumo tanto, sente che tosse?». Seduti a un tavolino di un bar a Garbatella, ex quartiere popolare di Roma, ci racconta di sé e della sua esperienza nel cinema.
Signor Staiola, lei si sente un mito?
«Macché. Le sembro un mito? Diciamo che in una vita molto normale c’è stato un periodo eccezionale».
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A 9 anni arriva l’incontro che le ha cambiato la vita. Come reagisce quando vede De Sica ?
«Che paura! Sono scappato. Stavo tornando da scuola e a un certo momento mi accorgo di questa grande auto che mi seguiva a passo d’uomo.
ENZO STAIOLA IN LADRI DI BICICLETTE
Poi scende questo signore coi capelli grigi, tutto vestito bene, e mi chiede: “Come ti chiami?”, e io zitto. E lui “Ma non parli?” “Non mi va di parlare”, rispondo. Mia madre mi diceva sempre di non dare confidenza se qualcuno ci fermava. Sa, c’era stata la storia di Girolimoni, accusato ingiustamente di rapire i bambini. Però insomma, tra la gente un po’ di paura era rimasta».
E cosa è successo poi?
«Quello che dopo ho saputo essere De Sica mi ha seguito fino a casa. I miei genitori l’hanno subito riconosciuto, era un attore famoso. Si è seduto a tavola in casa nostra e ha cercato di convincerli a farmi recitare nel suo nuovo film. Ma loro non volevano».
Come ha fatto a convincerli?
«Poco tempo più tardi, mentre De Sica faceva i provini ai bambini per la parte di Bruno, mio zio mi portò a vederli. De Sica si è ricordato di me e questa volta, insieme al produttore, è tornato alla carica con i miei genitori. Il contratto che proponeva era di 300 mila lire per due mesi. Per allora era una cifra esagerata».
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Com’è stato girare un film così giovane?
VITTORIO DE SICA
«Non è stato bello. De Sica era severo, mi diceva sempre “fai questo, fai quello”. Talvolta mi offendeva. Probabilmente lo faceva per avere qualcosa in più nel film. Non è che sul set si scherzava».
A proposito di offese, De Sica ha raccontato che per farla piangere in maniera così naturale le aveva messo delle cicche nelle tasche dandole del “ciccarolo” e del bugiardo.
«Non è vero. Lui aveva delle sigarette Sport, mi ricordo ancora la marca, e me le accendeva sotto gli occhi e diceva: “Fuma”. Ero piccolo, con il fumo negli occhi poi mi venivano le lacrime».
Ladri di biciclette ha un successo enorme, ma con De Sica non ha più fatto film. Le è dispiaciuto?
«De Sica era così, lui ti scopriva poi basta. Forse se mi avesse seguito e mi avesse fatto altre proposte sarei diventato attore per tutta la vita».
Ha comunque preso parte a una ventina di film.
«Sì, però mi cercavano sempre in quanto bambino. Pensi che mi avevano anche offerto di andare un anno a Hollywood, ma mia mamma non ha voluto. Non voleva che andassi così piccolo negli Stati Unit»i.
Lo stesso ha recitato a fianco di alcune star dell’epoca come Humphrey Bogart e Ava Gardner nel film La contessa scalza.
ladri di biciclette locandina
«Come no! Ava Gardner me la ricordo, era bellissima e anche simpatica. Mentre era in lavorazione il film è venuta a Garbatella a trovarmi per bere un caffè».
Non le sarebbe piaciuto fare l’attore professionista?
«Le dico la verità, no. Alla fine, era una gran rottura di coglioni. Da piccolo non potevo mai giocare con i miei amici perché se mi facevo un segno in faccia poi non potevo più fare i film. Poi era anche un po’ noioso, i tempi del cinema sono lunghissimi».
Così cambia vita.
ladri di biciclette.
«Poco dopo Ladri di biciclette, alla mia famiglia fu assegnato un alloggio popolare a Garbatella, il quartiere dove sono stato per il resto della mia vita. Mi sono diplomato all’istituto tecnico e negli anni ‘70 ho fatto un concorso statale. Così sono stato assunto come impiegato al Catasto. Mi piaceva molto il calcio e nel tempo libero ho fatto l’allenatore di alcune squadre amatoriali del quartiere».
Il cinema non l’ha più cercato?
«Non c’era più bisogno della mia faccia. Una volta, in un’estate a inizio degli anni ‘80 è successo un fatto curioso mentre ero in vacanza in Abruzzo».
Racconti.
ladri di biciclette
«C’era Carlo Lizzani che girava Fontamara. Ci incontriamo e mi dice “Satiole’, ci dai una mano a girare una scena?”. Staiole’ era come mi chiamavano nell’ambiente del cinema. Mi sono preparato in pochi secondi e mi sono prestato per una piccola parte. E mi hanno pagato un mese di vacanza».
La sua fama di bambino prodigio non l’ha mai aiutata?
«Direi di no. Magari quando ero più giovane qualche ragazza mi chiedeva di accompagnarla in giro per farsi vedere. Poi di tanto in tanto ci siete voi giornalisti che mi cercate. C’è stato un poeta russo anni fa che mi ha chiamato al telefono e si è presentato alla fermata della metro per incontrarmi».
ava gardner
Addirittura.
«Sì, non mi ricordo il suo nome. Mi disse che Ladri di biciclette era il suo film preferito e che in Unione Sovietica lo passavano un sacco di volte».
Si è sposato?
«Una volta ero proprio a questo bar, ho visto passare una ragazza e dissi: “La sposo”. Era Anna, che è diventata mia moglie e oggi non c’è più. Insieme abbiamo avuto nostro figlio Andrea».
Oggi cosa fa?
«Sono un normale pensionato, lo Stato mi dà abbastanza per campare e una piccola cifra mi arriva anche per i film che ho fatto. E di giorno mi siedo qui al bar per passare il tempo».
C’è un francobollo con la sua faccia. Le ha fatto piacere?
«Mica male è? È stato un bel riconoscimento, anche perché ci sono attori molto più famosi che il francobollo non l’hanno avuto».
ENZO STAIOLA