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    MICA SOLO L'AIR FORCE RENZI: ECCO COME L'ACCORDO CON ETIHAD HA SVENATO ALITALIA (E ORA I CONTRIBUENTI ITALIANI) - L'INGRESSO DEGLI EMIRATINI NELLA COMPAGNIA DI BANDIERA FU ACCOMPAGNATO DA MOLTE OPERAZIONI SOSPETTE, CHE SERVIVANO A ''COMPENSARE'' IL FATTO CHE ETIHAD NON POTESSE AVERE PIù DEL 49%. TIPO I 50 MILIONI INVESTITI PER INSEGNARE (AD ABU DHABI!) LE BUONE MANIERE AGLI ASSISTENTI DI VOLO - LA SVENDITA DEL PROGRAMMA MILLEMIGLIA E I DUBBI DEI PERITI SU LAGHI COMMISSARIO STRAORDINARIO

     


     
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    Alessandro Da Rold per ''La Verità''

     

     

    1. IN FUMO 50 MILIONI DI EURO PER INSEGNARE LE BUONE MANIERE AGLI ASSISTENTI DI VOLO

     

    «La formazione ad Abu Dhabi del personale di volo utilizzando la scuola Etihad neppure riconosciuta dall' Easa (The European union aviation safety agency) ha comportato costi per oltre 50 milioni di euro legati in gran parte alle spese di trasferta del personale [...] circa 4000 assistenti vengono mantenuti nelle trasferte che si vedono impegnati per più giornate, a ciò si aggiungono i costi per le trasferte degli ispettori Easa chiamati a rilasciare il parere di conformità».

    alitalia etihad alitalia etihad

     

    È il 30 ottobre del 2017 quando Roberto Valenti, presidente e rappresentante del personale di volo di Alitalia (Acc air crew commitee), presenta un esposto alla procura di Civitavecchia per denunciare le scelte industriali della nostra compagnia di bandiera prossima all' ennesimo dissesto industriale. È solo uno dei documenti contenuto negli atti dell' inchiesta chiusa a febbraio con 21 indagati, tra cui l' ex commissario Enrico Laghi, l' ex presidente Luca Cordero di Montezemolo e l' ex cfo Duncan Naysmith. Le ipotesi di reato sono bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e ostacolo alle funzioni di vigilanza. I magistrati hanno approfondito il modo in cui sono stati sperperati milioni di euro che hanno portato la compagnia ancora una volta sull' orlo del collasso.

     

    Ma oltre al catering e alle spese per il noto Air Force Renzi, e le Mille Miglia, ci sarebbe stata una gestione dissennata nella formazione di piloti e personale di volo. Del resto, come sottolineava lo stesso Valenti, il management di Alitalia negli anni non aveva fatto alcun investimento nella ricostruzione di una scuola di volo «punto di riferimento per le altre compagnie che necessitano di competenze specifiche di settore». Del resto gran parte dell' inchiesta ruota intorno al ruolo effettivo avuto da Etihad negli anni in cui rilevò il 49% con il governo di Matteo Renzi.

    james hogan con i manager etihad tra cui cramer ball james hogan con i manager etihad tra cui cramer ball

     

    A parlare dei corsi è Valenti nell' esposto in procura, ma c' è traccia di scuole per cadetti negli Emirati Arabi Uniti anche nelle 500 pagine di relazione tecnica firmata dai consulenti Ignazio Arcuri e Stefano Martinazzo.

     

    La sudditanza della nostra compagnia rispetto al partner arabo viene anche evidenziata da Giancarlo Schisano in un interrogatorio del 19 luglio del 2018. Schisano ha lavorato in Alitalia per 12 anni, come responsabile della divisione cargo. A sentirlo è la guardia di finanza. In quell' occasione l' ormai ex dirigente della nostra compagnia di bandiera, spiegò che «l' idea di tenera tali corsi nasce del fatto che Etihad riteneva che gli equipaggi di Alitalia non avessero l' atteggiamento che rispettasse gli standard qualitativi verso la clientela più elevati che contraddistinguevano gli equipaggi di Etihad.

     

    Pertanto tutti gli assistenti di volo ed il personale di terra, circa 4000 addetti, venne mandato per 5 giorni ad Abu Dhabi a seguire dei corsi di accoglienza e cura della clientela». Non solo. Anche Bernardo De Vries, assistente di volo, interpellato dalla guardia di finanza, ricordò che proprio dopo l' ingresso di Etihad tutto il personale fu trasferito per 5 giorni ad Abu Dhabi. «Non si trattava di un aggiornamento obbligatorio ma era un corso di natura commerciale e di attenzione alla clientela, al termine del quale veniva rilasciato un attestato».

    volo etihad atterra a fiumicino volo etihad atterra a fiumicino

     

    De Vries aggiunge anche altre cose, spiega che il personale fu inviato gratuitamente e alloggiato in alberghi a 5 stelle. Soprattutto sottolinea che la scuola di formazione di Etihad non era riconosciuta da Easa.

     

    Per di più Valenti nel suo esposto aveva anche sottolineato come la gestione manageriale non si era preoccupata di investire nelle risorse umane producendo bravi piloti e competenti aeronautici e meccanici specializzati. «Anzi» scriveva «ha distrutto le competenze di primo livello presenti all' interno dell' azienda facendo tagli al personale mandandoli in cassa integrazione o relegandoli in ruoli secondari.

     

    Se il responsabile dell' Ari crew commitee punta il dito sulle trasferte negli Emirati Arabi Uniti, i consulenti tecnici della procura di Civitavecchia mettono in evidenza anche un altro dettaglio, cioè i corsi del programma per i cadetti: Alitalia cadet program.

     

    In pratica nel 2015 viene firmato un programma dove si prevede la selezione di 24 cadetti per un ciclo di formazione di 15 mesi che si svolgerà a Al Ain negli Emirati Arabi. I restanti 8 mesi, inclusa la certificazione finale, saranno invece effettuati a Roma presso l' Alitalia trainin academy. Il corso durerà quindi 2 anni. Ma qui compaiono le prime stranezze. Perché Alitalia, deve spostare i cadetti a 6000 chilometri di distanza? Non solo. Va fatto un altro inciso.

    la festa etihad a roma villa miani la festa etihad a roma villa miani

     

    Una scuola piloti in Italia costa in media 50.000 euro a persona, svolgere l' addestramento qui insomma sarebbe costato molto poco. Il programma di Etihad invece ha un costo a cadetto di 144.000 dollari, circa 128.000 euro. Di questi 94.000 sono destinati all' attività di training, mentre per vitto, alloggio, uniformi, assicurazione si arriva a 49.000 dollari. Il punto dolente, per la nostra compagnia, è che le spese e i costi dovevano essere sostenuti da Alitalia Sai. In pratica il programma viene finanziato da noi senza alcuna spesa per Etihad.

     

    Alla fine la ripartizione stabilita sarebbe stata per il 33% a carico di Alitalia, mentre il 67% restante a carico dei singoli cadetti. In pratica per l' operazione Alitalia avrebbe sborsato 1 milione di euro. Per di più, per giustificare i costi ingenti, in una mail del 26 giugno 2015 inviata da Christian Price di Etihad a Naysmith si evidenza che i costi sono così alti per un problema legato all' aeromobile: per motivi tecnici non sarebbe stato possibile riutilizzare anche per i cadetti Etihad. Un vero affare, non c' è che dire.

    silvano cassano james hogan matteo renzi luca cordero di montezemolo silvano cassano james hogan matteo renzi luca cordero di montezemolo

     

     

    2. «CONTI SBALLATI PURE NELLA CESSIONE DEL PROGRAMMA MILLEMIGLIA»

     

    Enrico Laghi non avrebbe dovuto essere nominato commissario di Alitalia dall' ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. A spiegarlo è la relazione tecnica redatta dai consulenti Ignazio Arcuri e Stefano Martinazzo della procura di Civitavecchia che ha chiuso le indagini a febbraio sulla nostra compagnia di bandiera rinviando a giudizio 21 persone bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e ostacolo alle funzioni di vigilanza.

     

    Laghi è tra questi, unico dei tre commissari di allora a finire sotto inchiesta insieme con i vertici di Etihad e della nostra compagnia di bandiera. La relazione di 500 pagine, di fondo, dà ragione al ricorso del Codacons che fu respinto dal Tar del Lazio. Eppure in quelle sette pagine già si spiegava che la carica di Laghi in Midco, socio di maggioranza di Alitalia, aveva comportato «un grado di compenetrazione nelle scelte aziendali di Alitalia, fra cui la nomina degli organi societari e l' approvazione dei bilanci e degli altri documenti societari.

    hogan cassano montezemolo renzi d'amico hogan cassano montezemolo renzi d'amico

     

    E a questo doveva aggiungersi il riferimento alla carica rivestita dal medesimo Laghi in passato, anche in Alitalia Servizi, altra società del gruppo. In sostanza sarebbe impossibile negare che avesse già preso parte alla gestione pre dissesto. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato falsato il piano industriale 2015-2018, con perdite pari a 198 milioni di euro invece di 335 milioni. E soprattutto, sarebbe stato ingannato il mercato. Altro aspetto riguarda l' operazione Alitalia Loyalty, il programma Millemiglia ceduta a Etihad per circa 13,3 milioni di euro.

     

    Un valore che si sarebbe rivelato «falso e frutto di un irragionevole e arbitrario uso della discrezionalità valutativa», scrivono i magistrati. Il valore era di almeno 150 milioni di euro, come da bilancio Alitalia Cai del 2013. Per di più Laghi, prima della nomina a commissario aveva già ricevuto una consulenza da Alitalia di 120.000 euro (più Iva uguale a 146.400 euro firmata dallo stesso Duncan Naysmith nel 2015.

     

    Del resto quando fu nominato commissario ricopriva allo stesso tempo la carica di consigliere di Alitalia Cai (società detentrice del 100% del capitale di Midco) e presidente del consiglio di amministrazione della stessa Midco (detentrice del 51% di Alitalia Sai).

    Non solo. Laghi aveva collaborato con il management di Alitalia Cai e Deloitte per la redazione della situazione patrimoniale consolidata e individuale di conferimento («il cosiddetto carve out») al 30 settembre 2014. A spiegare questo dettaglio è una mail del 5 dicembre 2014, prodotta a processo da Deloitte, dove si parla appunto del ruolo già ricoperto da Laghi in passato.

    ENRICO LAGHI ENRICO LAGHI

     

    Aveva già effettuato alcune consulenze nel 2014, come l' incarico di consulente tecnico di parte nell' arbitrato contro Toto holdings.

    Per di più Martinazzo e Arcuri sottolineano di come Laghi, in qualità di rappresentante legale della MIdco, aveva approvato il bilancio della stessa Alitalia il 31 dicembre 2015 con una perdita di 408 milioni di euro. «Come evidenziato nel prospetto di raccordo tra il risultato d' esercizio e quello consolidato», si legge, «buona parte di tale perdita è stata rettificata proprio grazia al provento straordinario rilevato in seguito alla cessione del 75% di Alitalia Loyalty (oggetto di esame e di approvazione da parte di Laghi nel suo parere del settembre 2015».

     

    Tuttavia è sempre Laghi che nelle relazioni delle cause di insolvenza del 26 gennaio 2018 si trova a dover mettere per iscritto la questione di Alitalia Loyalty. E qui i conti non tornerebbero. E «come è evidente, scrivono i consulenti, «i commissari straordinari pur ritenendo congruo il prezzo di Alitalia Loyalty non hanno formulato alcun giudizio sulla bontà delle modalità di contabilizzazione adottate nella redazione del bilancio consolidato di Alitalia al 31 dicembre 2015 della partecipazione in Alitalia Loyalty e della correlata iscrizione del provento straordinario di reddito, limitandosi ad affermare che [] nell' esercizio 2015 il risultato netto aveva beneficiato degli effetti positivi della cessione del 75% di Alitalia Loyalty a Global Loyalty []. Un effetto positivo sul conto economico pari a 194 milioni di euro».

    james hogan di etihad a roma foto lapresse james hogan di etihad a roma foto lapresse

     

    Osservano i consulenti della procura che il piano Etihad 2015-2018 pur tenendo conto delle due operazioni non ricorrenti relative alla cessione del 75% di Alitalia Loyalty e delle 5 paia di slot presso l' Aeroporto di Londra Heathrow, non avrebbe raggiunto di sicuro il risultato economico atteso. Anzi, era vero il contrario, tanto che nel piano Etihad rispetto al progetto Millemiglia si evidenzia che il ricavo derivante dalla vendita non «è stato riflesso nel business plan».

     

     

    3. «FATTURE IRREGOLARI E FAVORITISMI», COSÌ ETIHAD HA DISSANGUATO ALITALIA

     

    Gran parte dell' inchiesta di Civitavecchia su Alitalia e le decisioni dei vertici che hanno portato all' ennesimo dissesto finanziario ruota intorno al ruolo avuto da Etihad, sin dal 2015, anno in cui la compagnia emiratina conquistò il 49% dell' azionariato. Dalle carte in mano ai magistrati e dei consulenti, unite alle testimonianze raccolte dalla guardia di finanza emerge un quadro a tinte fosche su chi avesse davvero in mano le scelte economiche e di politica industriale nella nostra compagnia di bandiera. Tanto che dopo l' arrivo degli sceicchi molti dirigenti che si occupavano di contabilità furono licenziati, anche se avevano mostrato dubbi sulle decisioni del nuovo amministratore delegato.

     

    carlo calenda luca di montezemolo carlo calenda luca di montezemolo

    Il 28 febbraio del 2019 di fronte alle fiamme gialle di Roma si presenta così Stefano Carpentieri, nella contabilità di Alitalia sin dal 2001. Con l' arrivo di Etihad aveva in mano la responsabilità dei conti dell' azienda. Ma nel dicembre dello stesso anno cambia qualcosa. Duncan Naysmith (indagato), il nuovo cfo, decide di licenziare Claudio Di Cicco (anche lui sotto indagine), all' epoca vicepresidente financial reporting. Dopo l' addio di Di Cicco, Carpentieri rimane solo come coordinatore della contabilità dei fornitori. Ma anche lì si accorge di alcune stranezze.

     

    «Premetto che la nostra funzione era quella di permettere che le fatture di acquisto venissero registrate e pagate dopo aver ricevuto l' ordine di acquisto a sistema e la relativa entrata merce, ossia l' attestazione che la prestazione fosse stata eseguita ovvero la merce ricevuta», spiega Carpentieri. «In alcuni casi il cfo (Naysmith, ndr), ci ha chiesto via email di procedere comunque al pagamento anche in assenza di questo corredo contabile».

     

    Alitalia insomma paga qualsiasi cosa arrivi da Abu Dhabi. «Mi ricordo ad esempio di alcune fatture pervenute da Etihad airways engineering che erano pervenute senza ordine di acquisto; detta società si occupava della manutenzione di aeromobili e motori». E poi: «Questo era il caso più eclatante perché volumi ed importi (si parlava di milioni di dollari) e poi perché la procedura veniva violata in modo particolarmente evidente». La testimonianza di Carpentieri è molto puntuale: «Ricordo casi in cui mancava del tutto l' ordine di acquisto, avendo ricevuto una nota di carico da parte del cfo Duncan Naysmith».

    SILVANO CASSANO SILVANO CASSANO

     

    Per di più Alitalia era costretta a dare la priorità a tutte le società della galassia Etihad.

    «Ho poi saputo che i voli che venivano svolti con Mistral avevano condizioni più favorevoli per Alitalia Sai rispetto a quelle poi stipulate con Etihad regional». Chi aveva quindi il potere decisionale in Alitalia?

     

    «Il potere decisionale oltre all' amministratore delegato (Silvano Cassano) era naturalmente nelle mani di Naysmith quale cfo il quale ebbe anche una procura speciale con utleriori poteri nel periodo in cui l' amministratore delegato era Luca Cordero di Montezemolo ad interim..». Tutto veniva stabilitò da Naysmith che inviava ogni mese un report sui pagamenti in scadenza. «Posso dire che ho saputo che erano molto onerose le spese di copertura del carburante tanto è vero che i commissari hanno rinegoziato i relativi contratti; in relazione ai pagamenti di tali somme all' epoca di Alitalia Sai il responsabile era Nicola Dell' Edera. Quest' ultimo è stato licenziato ma non so il perché».

     

    Ma il licenziamento più rilevante in quegli anni è quello di Di Cicco, ex responsabile del settore amministrativo, cioè chi riportava direttamente a Naysmith su bilancio, sulla contabilità fornitori e sulla contabilità clienti e generale. I magistrati di Civitavecchia hanno dedicato diversi interrogatori a questo licenziamento. Tra questi c' è quello di Antonio Cuccuini, già direttore delle risorse umane di Alitalia.

     

    Alla domanda sui motivi dell' allontanamento di Di Cicco, Cuccuini risponde: «Mi fu rappresentato da Duncan Naysmith che non era particolarmente propenso all' innovazione ed era legato a modelli professionali obsoleti. Posso dire che Di Cicco era una persona molto puntigliosa e rigorosa e anche prima di Sai so che aveva respinto indicazioni di amministratori, minacciando di licenziarsi». Del resto Di Cicco aveva mostrato seri dubbi sulle scelte della nuova amministrazione. In una mail del 7 agosto del 2015 aveva scritto che il valore da attribuire agli slotti «non era quello della vendita».

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