New documentation: (watch until the end) the battle on Kibbutz Nir Yitzhak - dozens of Hamas terrorists against less than 10 kibbutz security personnel who smuggle them back. On October 7, most of the kibbutz's security personnel lost their lives and one was kidnapped to Gaza.… pic.twitter.com/UXTJKajW0l
— ???? ???? | noa magid (@NoaMagid) December 21, 2023
MICHEL HOUELLEBECQ
Estratto dell’articolo di Tamar Sebok per il supplemento culturale di “Yedioth Ahronoth”, tradotto da Stefano Montefiori e pubblicato da www.corriere.it
«Dopo il 7 ottobre, come prima reazione sono rimasto attonito, stupefatto. Per gli orrori commessi, per le conseguenze in Francia. Faccio fatica a superare lo choc, ma so che dovrei provarci», confessa lo scrittore francese Michel Houellebecq.
Che cosa pensa della reazione in Europa? È stata lenta, inadeguata?
«Sono considerato uno scrittore depresso, deprimente, disilluso, diciamo che l’ho letto spesso negli articoli su di me e ho finito per dirmi che dev’essere vero. Ma in questo caso mi ero fatto delle dolci illusioni.
UNA SOLDATESSA ISRAELIANA IN UNO DEI KIBBUTZ ATTACCATI IL 7 OTTOBRE DA HAMAS
Ero convinto che anche i peggiori gauchisti, quelli che di solito appoggiano senza riflettere tutte le azioni palestinesi, che trovano sempre da ridire sulla politica di Israele, avrebbero detto che no, non si poteva davvero fare passare una cosa del genere. Mi aspettavo un grande movimento di simpatia e di solidarietà con gli ebrei. È successo esattamente il contrario, gli atti antisemiti si sono moltiplicati. Sono passati oltre due mesi e stento ancora a crederci».
Pensa che il governo avrebbe dovuto fare di più per sostenere Israele, o è soprattutto l’opinione pubblica a sorprenderla? Il presidente Emmanuel Macron ha aspettato molti giorni prima di andare a Tel Aviv, e ci sono comunque 40 francesi tra le vittime, una cifra enorme nella scala degli attentati.
attacco di hamas al kibbutz di be eri 2
«Quel che dice Macron non ha più troppa importanza. E quanto agli attentati c’abbiamo fatto l’abitudine, un prete sgozzato non desta più grande emozione. La migliore metafora quanto agli ebrei, non so chi l’abbia trovata, è quella del canarino».
Il canarino nella miniera.
«Sì, quando un ebreo è perseguitato in quanto ebreo, il cristiano ha buone ragioni per preoccuparsi: è il prossimo sulla lista. Un’altra cosa che mi ha infastidito è stata la narrazione globale offerta dai media: i palestinesi buoni e i cattivi di Hamas che usano i primi come scudi umani. Non riesco a crederci, in fondo è sempre lo stesso ritornello che sentiamo in Francia sul fatto che non bisogna generalizzare, è stancante».
manifestazione pro palestina a parigi 2
[…] allo stesso tempo il nord di Gaza non esiste quasi più.
«Voi israeliani siete esperti negli attacchi mirati, […] ma a Gaza è estremamente difficile portarli a buon fine, quindi sì, ci sono molte vittime innocenti. Ma, per me, state facendo quel che è necessario. Non vedo come potreste fare altrimenti».
[…] «Ho un vero problema di comprensione con l’antisemitismo». […]. «Il razzismo è facile da capire. Vedi un nero, ti dici: non mi piacciono i neri. Vedi un bianco, ti dici: non mi piacciono i bianchi. È basico, animale, immediato. L’antisemitismo è più strano. […]»
michel houellebecq 4
[…] Il punto sensibile degli israeliani sono gli ostaggi, le donne e i bambini catturati, anche i giovani soldati. In Israele esiste un particolare concetto di democrazia, mentre dall’altra parte ci sono persone che non seguono le regole. Questa è una delle cose che ci sfuggono.
«Nel caso in questione, voi israeliani seguite le decisioni del vostro leader. Ricordo di aver letto un’intervista ad Ariel Sharon che mi aveva colpito, in cui diceva: “Essere primo ministro di Israele è il lavoro più difficile del mondo”.
manifestazione pro palestina a parigi 1
Nel momento in cui l’ho letta ho sentito che era vero, che non potevo immaginare un lavoro più difficile. Perché spesso si è obbligati a combattere guerre, con tutto ciò che ne consegue: abbandoniamo gli ostaggi o siamo pronti a tutto pur di salvarli?
Sono scelte morali orribili, e ogni decisione è sbagliata, sotto la pressione costante di una democrazia attiva. Mentre in Francia, e a dire il vero in tutti i Paesi che conosco, quando c’è una guerra la democrazia va in letargo. Il premier di Israele è sottoposto a pressioni che non riesco nemmeno a immaginare.
il trailer del video porno di michel houellebecq 9
Non voglio dire che approvo tutto ciò che Benjamin Netanyahu ha fatto. Continuare a costruire insediamenti in Cisgiordania è una cattiva idea. Non ho nulla contro i coloni, ma l’espansione degli insediamenti deve finire. Se non ci sono confini stabili è impossibile negoziare la pace. Mi sembra un’impossibilità logica, è banale buon senso: per la pace servono frontiere stabili e un’esistenza stabile».
colonia molestie a capodanno
Israele non le ha mai avute.
«Ma bisognerà arrivare a questo risultato, in un modo o nell’altro. Anche se al momento il problema non è questo. I Paesi vicini devono capire che Israele esiste e continuerà ad esistere. Diversi Paesi arabi sembrano giunti alla conclusione che non potranno mai eliminare Israele».
BENJAMIN NETANYAHU VISITA I SOLDATI ISRAELIANI NELLA STRISCIA DI GAZA
Questo è uno dei motivi per cui Hamas ha attaccato Israele.
«Sono d’accordo. Anche Hamas ormai deve convincersi che non riuscirà a eliminare Israele. Quindi bisogna punirli in modo sufficientemente duro. Mi dispiace dirlo così brutalmente, ma la base della guerra è il rapporto di forze».
La religione ebraica le interessa dal punto di vista filosofico?
«Non ne so nulla, i monoteismi non mi interessano granché. Per quanto ne so, non sono ebreo. Sostengo gli ebrei per ragioni morali. C’è una differenza morale tra una bomba piazzata indiscriminatamente in un luogo pubblico e un attacco mirato in cui un assassino viene giustiziato (caso tipico: i terroristi di Monaco nel 1972, eliminati uno per uno dal Mossad). In definitiva, sono i mezzi impiegati che ci permettono di dare un giudizio morale sul fine perseguito, e quindi di scegliere da che parte stare».
colonia manifestazioni dopo le molestie di capodanno 7
In Israele c’è stata molta sorpresa nel vedere che tutta la mobilitazione internazionale per le donne, il movimento #MeToo e così via, abbia completamente ignorato le violenze sessuali commesse il 7 ottobre.
«Sì, qualcosa del genere è già successa in Europa. C’è stato il caso celebre e molto significativo delle molestie di massa a Colonia la notte di Capodanno. In linea di principio, in Francia, in Europa, lo stupro è un crimine assoluto. Bene, però c’è un gruppo di individui di origine extraeuropea che molesta centinaia di donne a Colonia, ma poiché sono extraeuropei, vengono più o meno perdonati. Lo stesso vale per i palestinesi».
Michel Houellebecq
Esiste una sottomissione?
«È il minimo che si possa dire. Quando le donne ebree venute a ricordare gli stupri commessi da Hamas sono state espulse dalla manifestazione contro la violenza sulle donne, è stato un momento difficile da digerire... Ma, a pensarci bene, bisognerebbe usare una parola più forte di “sottomissione”. Forse “suicidio”? Penso che assistiamo all’avanzare di una sorta di nichilismo, che è - e mi spiace davvero ammetterlo, perché sono sempre stato critico nei confronti di Nietzsche - uno sviluppo del nichilismo europeo definito da Nietzsche.
Potremmo anche, e probabilmente in modo più appropriato, parlare dell’ascesa della pulsione di morte evocata da Freud, del trionfo finale di Thanatos su Eros. In una parola, l’Occidente è messo male. Ma Israele può sopravvivere».
il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 1
C’è qualcos’altro che ritiene importante dire agli israeliani?
«Beh, sì: i recenti avvenimenti in Francia, […] in Europa, e credo anche negli Stati Uniti, dimostrano chiaramente che un rifugio sicuro per gli ebrei è necessario. Israele è più che mai indispensabile. Tra l’altro, mi chiedo se sarei ammesso, in deroga, se un giorno chiedessi di emigrare in Israele».
Cittadino onorario, credo.
«Questo mi rassicura - e il peggio è che non sto nemmeno scherzando».
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