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    "MICHELA MURGIA MI FACEVA VENIRE IL NERVOSO" – NATALIA ASPESI: "IL SUO SORRISO, LA SUA FOGA, E SOPRATTUTTO QUEL CHE DICEVA, MI SEMBRAVANO STORIE VECCHIE, CHE ARRIVAVANO CON GRANDE RITARDO RISPETTO A QUEL CHE AVEVAMO VISSUTO NEGLI ANNI IMPORTANTI DELLA NOSTRA RIBELLIONE - CIÒ CHE INVECE MI HA DAVVERO COLPITO È STATA LA FINE DI MICHELA MURGIA. LA SUA MORTE GRIDATA E ACCOLTA SINO ALL'ULTIMO CON LE SUE SERENE RISATE. CON LEI SI È SPENTA LA NOSTRA CAPACITÀ DI RESISTERE…"


     
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    MICHELA MURGIA COME ULTIMA SPIAGGIA

    Dal “Venerdì di Repubblica”

     

    Natalia Aspesi Natalia Aspesi

    Premetto che Michela Murgia mi piaceva. Mi piaceva come scrittrice, che per me era la sua qualità migliore, e condivido molte delle opinioni dichiarate in diverse occasioni pubbliche. Quello che non mi piace è questa enfasi collettiva nel celebrare un personaggio e alcune posizioni che per me, vecchia femminista degli anni 70 (il decennio in cui era nata Michela) sono tutt'altro che nuove, anzi perfino ovvie.

     

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

    So bene che niente è conquistato e guadagnato per sempre, l'impegno va rinnovato. Dopo la mutazione antropologica degli anni 80 e via via a salire fino al nuovo millennio, sembra che tutto sia stato cancellato, soprattutto la necessità di comportamenti rivoluzionari. Però le famiglie non tradizionali e non di sangue esistono da almeno cinquant'anni e le hanno formate e volute persone semplici e meno semplici, famose e meno famose, intellettuali e operaie, gente come me che ha vissuto in una comune o in case occupate, con una schiera di compagni, amiche, figli, dividendo lavori impegni e affetti senza tanto clamore.

     

    michela murgia con l'oncologo fabio calabro michela murgia con l'oncologo fabio calabro

    E la libertà di dire e fare quello che si pensava e si voleva in coppia l'avevano già sostenuta Simone de Beauvoir e Sartre, il rispetto per ogni tipo di amore, una vita votata alla militanza civile e politica erano stati già inventati e praticati da persone come Hannah Arendt, Bertolt Brecht, Pasolini, da tutte le nostre compagne e compagni.

    Dunque, perché tutta questa enfasi?

     

    Quest'epoca è così povera che per affermare ciò che non è nuovo (ma sempre giusto) è necessario urlare, essere sempre molto visibili, quando basterebbe riscoprire e studiare la storia. Certamente è un mio limite, dato che, da vecchia quale sono, mi tengo stretta alle categorie del secolo scorso e fatico a capire quelle attuali, ma tutto questo conformismo celebrativo post-mortem mi è quanto mai fastidioso, è una musica stonata, specie se a suonarla sono persone della mia età o anche poco più giovani che la storia dovrebbero averla vissuta o perlomeno conoscerla. Non conoscendo MM, non so se le avrebbe gradite, ma se era davvero così poco compiaciuta e compiacente, temo, anzi spero, di no.

    Federica Ricci Garotti

    natalia aspesi 2 natalia aspesi 2

     

    Risposta di Natalia Aspesi:

     

    Michela Murgia mi faceva venire il nervoso, mi pareva che il suo sorriso, la sua foga, e soprattutto quel che diceva, fossero storie, come pensa lei, vecchie, che arrivavano con grande ritardo rispetto a quel che avevamo vissuto negli anni importanti della nostra ribellione, e da lì non riuscivamo più a muoverci, sempre a ripeterci quel che ci eravamo già detti negli anni belli, i 70, gli 80, e chi la pensava così era vivo, giovane, e tutto portato al futuro.

     

    Oggi è come se non fosse successo nulla, i giovani protetti e abbacinati dal web, e con i genitori in colpa per chissà che, scoprono adesso ciò che abbiamo vissuto noi, come se fossero passati centinaia di anni e non al massimo quaranta.

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

     

    Semmai forse c'è una cosa nuova e orribile, si sta affermando il diritto, dico proprio il diritto, di far fuori le donne, tanto che quelle ammazzate dagli ex partner non vanno più neppure in prima pagina. Come se fosse un po' noioso ricordarlo.

     

    Adesso non mi sgridi perché in questo la penso in modo diverso da lei. Ciò che invece mi ha davvero colpito è stata la fine di Michela Murgia, la sua morte gridata e accolta sempre sino all'ultimo con le sue serene risate, e fra i tanti lacrimosi articoli sulla sua fine quello che mi è sembrato il più bello è l'intervista di Repubblica al dottore che l'aveva in cura. Quando lei ha annunciato la sua morte non ci ho creduto, quando si è fatta rasare i capelli non ci ho creduto, quando si è sposata non ci ho creduto.

     

    MICHELA MURGIA IN OSPEDALE MICHELA MURGIA IN OSPEDALE

    E poi da un giorno all'altro, a 50 anni, è morta. Lei ha ragione, forse l'apoteosi è stata davvero un eccesso, ma perché? Perché credo che la gente abbia sentito che quella era una voce libera come non ce ne sono più, che lei aveva deciso di morire per dare coraggio alla paura degli altri. È stato forse l'ultimo grido prima che il silenzio cadesse tra noi. Poi tutto è scomparso, sepolto da se stesso. Adesso siamo qui, vergognandoci, a lottare per il cosiddetto salario minimo, una vergogna, come l'ultima speranza.

     

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    Murgia era la favola che sapeva raccontare l'ultima spiaggia: poi forse con lei si è spenta la nostra capacità di resistere.

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