Michele Serra per “la Repubblica”
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Si devono fare auguri non formali, seppure vani, ai due nuovi coordinatori di Forza Italia, Carfagna e Toti. Ricevono, buoni ultimi, un incarico al tempo stesso stravagante e disperato: provare a mettere in piedi, qui in Italia, un partito di destra liberale e moderato, magari perfino europeista.
GIOVANNI TOTI MARA CARFAGNA
Chiunque ci abbia provato prima di loro ha abbandonato la politica e nel migliore di casi dirige una newsletter dal nome nobile, tipo "l'Altra Italia", con poche decine di abbonati, tutti di pessimo umore. Ancora fa testo, nella storia semiclandestina del liberalismo italiano, un 3,5 per cento strappato dal Pli di Malagodi negli anni Sessanta. Per Malagodi votavano, in genere, solamente Malagodi e mio padre. Esiste una sorta di incompatibilità congenita, nel nostro Paese, tra la parola "destra" e la parola "liberale".
toti carfagna
Il vero buco nero della nostra storia politica è avere avuto una destra terrificante: demagogica, aggressiva, incolta, sovente fascistoide. A differenza della sinistra, che pur essendo sgangherata nella media europea passa la totalità del suo tempo a lagnarsi di se stessa, la destra italiana, che è di parecchie spanne sotto la media mondiale, si piace da matti: autocoscienza, zero.
I suoi tremendi giornali, con rare e commoventi eccezioni, non conoscono altro argomento che non sghignazzare sulle femministe e i gay, mazzolare la sinistra e i radical chic, ultimamente anche la finanza ebraica e massonica. Mai mezza parola di dubbio su se stessi. E siccome la sinistra, in Italia, parla male della sinistra, e la destra parla male della sinistra, il risultato è che della destra nessuno parla mai. Non se ne sa quasi nulla, se non che è al governo, quasi ininterrottamente, dagli anni Settanta. Dell' Ottocento.