Bruce Springsteen feat. Michelle Obamapic.twitter.com/XF7fsozapY
— CONSEQUENCE (@consequence) April 28, 2023
Estratto dell’articolo di Emilio Marrese per “la Repubblica”
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Malinconico e solare, muscoloso e tenero, struggente e sornione: bentornato in Europa, Boss. Con quel ghigno un po’ stupito e infantile di chi ora sa che “deve godersi ogni singolo istante”, Bruce Springsteen è arrivato nel Vecchio Continente dove lo aspettano due terzi dei suoi fan mondiali.
Il tour europeo del 73enne rocking class hero del New Jersey è partito dallo Stadio Olimpico Lluís Companys di Barcellona, sulla collina di Montjuic davanti a 55mila spettatori (tra cui gli Obama, Steven Spielberg e Tom Hanks) per il concerto n. 3.513 in carriera. La prima volta (su 21 con ieri) che sbarcò qui scoprì la sua personale America, ritrovata ieri intatta nell’entusiasmo: “Qui le facce del pubblico sono tra le più belle e appassionate del pianeta”.
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Era il 21 aprile del 1981, aveva già scritto una dozzina dei successi sentiti anche ieri, e durante il concerto gli rubarono l’attrezzatura dai camion e la biancheria in albergo. Quattro anni dopo scoprì anche il calore degli italiani: “L’Europa ci ha reso una band più determinata a sicura di sé, suonare per gli europei era e continua a essere una delle esperienze più straordinarie della mia vita”, ha certificato nella sua biografia e l’ha confermato con uno show poderoso nel suo solito stile, senza risparmiare una goccia. […]
Rieccolo qui, di nero vestito come tutta la devota E Street Band (17 elementi col coro), manica corta sopra i bicipiti ancora tosti (e i pettorali esibiti tipo Hulk alla fine) di un signore che mangia solo una volta al giorno per mantenersi così, appena smaltito il Covid che è andato in tour con loro per due mesi.
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Barcellona ieri sera (e domani) è stata la prima tappa all’aperto, dopo le 28 date nelle più tiepide e distratte arene indoor americane, di un viaggio in 31 appuntamenti sold out fino a Monza il 25 luglio. Nella “sua” Italia suonerà prima a Ferrara e a Roma, 18 e 21 maggio: italiani erano i nonni Zerilli dalla Costiera Amalfitana, Tony e Adelina, italiano è ora il fidanzato della figlia Jessica (amazzone argento olimpico a Tokyo), il cavaliere azzurro Lorenzo de Luca.
Dicevano che fosse un po’ invecchiato perché ora fa “solo” 27 o 28 pezzi, “solo” tre ore scarse, lontano dal record personale di quattro ore e 6 minuti di Helsinki 2012 e anche dalle tre ore e 52 minuti di Roma 2016.
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[…] Il Boss celebra il suo percorso pieno di auto luccicanti, cuori affamati, ragazze con cui fuggire, terre promesse, sogni da realizzare, fantasmi e bassifondi di provincia da cui scappare, strade da divorare o ballare, riscatti e rinascite da cercare fino alla fine. Anche se è difficile immaginare un sogno americano meglio realizzato del suo, Bruce è ancora lì che fugge — sia pure, lui, su un jet privato — da se stesso.
Non ha mai celato il suo dark side, quel mal di vivere che combatte con sorti alterne a colpi di farmaci e tournée, perché “la felicità è la sorella allegra della depressione”. È ancora lì che spala con vigore operaio per riempire quella voragine interiore spalancata fin da quando era un inquieto ragazzo di borgata dal sangue italo-irlandese.
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L’incontro terapeutico col pubblico è quindi una trasfusione reciproca, lui sincero, energico e generoso come sempre, sempre più simile nell’anima agli eroi qualunque, perdenti e nostalgici, delle sue canzoni, mai disposti però a mollare. Lo dichiara subito aprendo con No surrender , rivendicando di aver imparato «più da una canzone di tre minuti che in tutto il tempo a scuola». […]
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