amedeo mancini
Fabio Castori per il Resto del Carlino – Edizione Fermo
«È una situazione che sfiora il surreale. Una volta accertato che ad essere aggredito fisicamente per primo è stato Mancini, una volta che nel patteggiamento lui e i suoi legali hanno generosamente rinunciato a querelare la vedova di Emmanuel, nonostante siano state le sue false affermazioni a farlo finire nei guai, come si fa ad arrestare quest' uomo che ne ha già passate tante?».
Sono le parole dell' onorevole Carlo Giovanardi, dopo aver appreso che il procuratore capo di Fermo, Domenico Seccia, ha emesso un ordine di carcerazione nei confronti di Amedeo Mancini, il 40enne fermano finito nei guai a seguito della rissa in cui ha perso la vita il rifugiato politico nigeriano Emmanuel Chidi Namdi.
«OLTRE al danno - aggiunge Giovanardi - anche la beffa. Già, la beffa di essere stato liberato e poi arrestato di nuovo. Mancini era già ai domiciliari e glieli hanno tolti. Se li avessero lasciati ora sarebbe ancora a casa sua e invece lo hanno messo in carcere per scontare il residuo di pena. Tutto questo per un cavillo legale che lascia libera interpretazione al magistrato e che altri tribunali non applicano. Tutto questo per una differenza di 10 giorni di pena da scontare. È stato un trabocchetto come definirlo altrimenti».
GIOVANARDI
Giovanardi parla quindi di persecuzione: «Questa è una persecuzione ed è incomprensibile per quella che è poi risultata essere una rissa di strada finita male. Non ha senso il carcere per quest' uomo che è stato già linciato mediaticamente per qualcosa che in realtà non ha commesso. La vedova ha mentito e lo dice una sentenza non io, non un qualsiasi cittadino che potrebbe essere di parte. Di fronte a questo dato oggettivo la Procura ci dovrebbe spiegare perché Mancini deve stare in carcere».
GIOVANARDI è convinto, come lo è sempre stato, che siamo di fronte ad un caso politico. «Io credo che, come fin dall' inizio, questo continui ad essere un caso politico - sottolinea -, più che un caso giudiziario. Insomma siamo di fronte al solito caso di razzismo al rovescio, in cui un italiano paga perché la parte offesa è un extracomunitario.
FERMO Emmanuel Chidi Namdi
Nel caso contrario non credo ci sarebbe stato tanto accanimento. Lo dimostrano i fatti e basta l' esempio dell' omicidio di Terni, dove lì veramente un marocchino ha ucciso un italiano a sangue freddo e nessuno ha detto niente, c' è stata solo la massima indifferenza. Che dire altro: come al solito due pesi e due misure». In conclusione, Giovanardi ribadisce ancora un volta di essere contro il razzismo: «Ho sempre detto no al razzismo, ma da qualsiasi parte esso venga. Quindi, ora, dico no al razzismo contro Mancini».
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