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    CHIAMATEMI ISRAELE – MIKE POMPEO FA UN SUPER ASSIST A NETANYAHU E DICHIARA LEGITTIMI GLI INSEDIAMENTI ISRAELIANI IN CISGIORDANIA. SECONDO GLI USA LA MOSSA RIDARÀ SPAZIO ALLE TRATTATIVE CON I PALESTINESI PER UN POSSIBILE FUTURO INGLOBAMENTO NELLO STATO EBRAICO – GLI ARABI OVVIAMENTE NON L’HANNO PRESA BENISSIMO. E MANCO L’UE, CHE NON HA ANCORA DECISO SE STARE CON I SUOI ALLEATI STORICI O CON HAMAS… – VIDEO


     
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    Giordano Stabile per “la Stampa”

    mike pompeo benjamin netanyahu mike pompeo benjamin netanyahu

     

    Il segretario di Stato americano Mike Pompeo difende gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, in una mossa che secondo Washington ridarà «spazio alle trattative con i palestinesi» ma che suscita subito reazioni negative nel mondo arabo. Pompeo ha precisato che gli insediamenti «non sono contro la legge internazionale» e il loro status finale sarà deciso nei colloqui di pace.

     

    insediamenti israeliani in cisgiordania 2 insediamenti israeliani in cisgiordania 2

    Non è ancora un riconoscimento della sovranità israeliana, come aveva fatto il presidente Donald Trump ad aprile riguardo le Alture del Golan. Ma la presa di posizione è una spinta importante verso un futuro, possibile inglobamento nello Stato ebraico. Ed è una svolta a 180 gradi nella politica statunitense che dal 1978, in base a un rapporto legale del dipartimento di Stato, definiva gli insediamenti «in contrasto con la legge internazionale».

    insediamenti israeliani in cisgiordania 3 insediamenti israeliani in cisgiordania 3

     

    Secondo Pompeo dichiarare fuorilegge gli insediamenti «non ha fatto avanzare la causa della pace», non ha «funzionato» ed è molto meglio «riconoscere la realtà sul terreno».

    La svolta si inserisce in due contesti. Uno, immediato, è la risposta alla decisione dell' Unione europea di imporre etichette diverse ai prodotti degli insediamenti rispetto a quelli israeliani. Non potranno essere più definiti «made in Israel». La decisione di Strasburgo segna un punto a favore dei palestinesi. La dichiarazione Usa ne ridimensiona la portata. Il secondo contesto si lega alle trattative di pace.

    MIKE POMPEO E LUIGI DI MAIO MIKE POMPEO E LUIGI DI MAIO

     

    Il piano di pace Usa

    donald trump firma per spostare l ambasciata a gerusalemme donald trump firma per spostare l ambasciata a gerusalemme

    Il piano americano, «l' accordo del secolo» promesso da Trump, si è perso nei meandri mediorientali. Ma un passo decisivo in quel senso è l' accettazione nel mondo arabo dell' annessione di Gerusalemme Est e di parte della Cisgiordania. La nuova posizione di Washington ricalca quella israeliana, che considera gli insediamenti non illegali ma parte dei «territori disputati», il cui status finale sarà stabilito appunto da un trattato di pace.

    TRUMP FIRMA IL DOCUMENTO CHE RICONOSCE GERUSALEMME CAPITALE DI ISRAELE TRUMP FIRMA IL DOCUMENTO CHE RICONOSCE GERUSALEMME CAPITALE DI ISRAELE

     

    Le prime reazioni arabe sono state negative. Il presidente palestinese Abu Mazen ha ribattuto che la scelta americana «è in totale contraddizione con la legge internazionale».

    rohani mogherini rohani mogherini

    Il ministro degli esteri giordano Ayman Safadi ha denunciato il rischio di «pericolose conseguenze». Quanto a Bruxelles, l' Alto rappresentante Federica Mogherini ha ripetuto che "La nostra posizione sulla politica di insediamento israeliana nel territorio palestinese occupato è chiara e rimane invariata. Le attività di insediamento sono illegali ai sensi del diritto internazionale".

    NETANYAHU E ABU MAZEN NETANYAHU E ABU MAZEN

     

    Pompeo ha in qualche modo messo in conto tutto. Anche perché è arrivato subito il plauso del governo israeliano che ha sottolineato come la decisione degli Usa «corregge un errore storico e riflette una verità storica» e cioè che gli abitanti degli insediamenti «non sono coloni stranieri in Giudea e Samaria: in realtà si chiamano ebrei (giudei) proprio perché sono originari della Giudea».

     

    L' aiuto a Netanyahu

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    Ed è questo il terzo contesto: la decisione degli Usa dà una mano a Netanyahu. Domenica il premier uscente ha convocato il suo partito, il Likud, dopo una nota dell' Intelligence aveva dato per probabile la formazione di un governo di minoranza guidato da Gantz, con l' appoggio esterno dei partiti arabi. Ieri l' ipotesi s' è allontanata, per le resistenze di Lieberman, e si sono avvicinate le terze elezioni anticipate.

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