Ilaria Carra e Luca De Vito per ''la Repubblica''
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« La mia è stata una decisione che tutti in cda hanno condiviso». Questo il senso della difesa di Marco Fassone, ex amministratore delegato del Milan: la caccia alla talpa che dava informazioni ai giornalisti era stata concordata.
Almeno è quello che sostiene attraverso il suo legale: insomma il manager estende a tutto il board del club, quello nominato ai tempi della proprietà cinese, la responsabilità della decisione di far pedinare quattro giornalisti delle più importanti testate nazionali e di mettere sotto controllo cellulari e tablet di alcuni dipendenti. «L' attività investigativa era nota a tutto il cda - ripete a nome di Fassone il suo avvocato, Francesco Rotondi - e quella decisione fu concordata e avallata dal consiglio per rispondere a una fuga di notizie. Una decisione collettiva, presa di comune accordo».
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Le attività investigative sono venute alla luce dopo che la società incaricata di spiare cronisti e dipendenti, la Carpinvest, ha sollecitato il pagamento del lavoro svolto alla nuova gestione del club guidata dal fondo Elliott. E proprio l' incarico di spionaggio, secondo i nuovoi vertici, rientra tra i motivi del licenziamento del manager. Il contenzioso è in corso al Tribunale del lavoro. Il club contesta al manager di «aver dato mandato per un dossieraggio verso i giornalisti in assenza dei relativi obblighi normativi e senza finalità di difesa del patrimonio aziendale, facendo compiere al Milan un' attività fuori dalle sue legittime prerogative».
fassone esce dallo studio legale gattai minoli agostinelli
Per il legale di Fassone, invece, si trattò di « un' attività di indagine difensiva, lecita, normata dalla legge - dice Rotondi - Il mio assistito ha sempre riportato al cda, tanto che il nome della stessa società di investigazione venne suggerito da qualcun altro » . Fassone dunque chiama in causa gli altri membri del cda di allora, tra i quali spicca il nome dell' attuale presidente del club, Paolo Scaroni. Come dire, anche loro chiesero di far pedinare per undici giorni, dal 19 febbraio al 2 marzo 2018, quattro cronisti (due di Repubblica, Enrico Currò e Luca Pagni, Carlo Festa de Il Sole 24 ore e Tobia De Stefano di Libero).
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Due auto, quattro investigatori sul campo, "monitoraggio dinamico" e una bonifica ambientale della sede del club per cercare cimici.
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