Andrea Galli per www.corriere.it
sequenza dell aggressione alla escort a milano
«Mi ha urlato, continuava a urlarmi: “Tu resterai qui per sempre in questa casa!” Voleva uccidermi. Aveva un coltello e credo altre armi nelle tasche. Non ho potuto vedere bene, è successo tutto velocemente, mi ha spruzzato addosso lo spray al peperoncino, ho cercato di allontanarmi, mi ha strattonata, mi sono avvicinata alla finestra, che era aperta, e lui mi ha spinto giù.
Sono caduta, sul cemento non mi muovevo, avevo dolori in tutto il corpo, non respiravo. Sono riuscita a vedere un vicino di casa, mi riprendeva con una videocamera, lo pregavo di portarmi dell’acqua, ma quello faceva un’unica cosa: filmava. Più lo pregavo di portare un bicchiere, più quello riprendeva... Indifferente alla mia sofferenza e alle mie richieste di aiuto».
aggressione escort 2
Ha compiuto trent’anni. Sul finire del 2019, è arrivata a Milano dalla Russia. In città ha ottenuto il permesso di soggiorno e si è stabilita in un appartamento a Porta Venezia.
È la donna aggredita e quasi uccisa, il pomeriggio dello scorso 20 agosto, dal «terrore delle escort», il 27enne di origini pachistane, un seriale di violenze e rapine contro le prostitute, arrestato dopo un’intensa caccia dalla squadra Mobile diretta da Marco Calì (gran merito alla terza sezione di Alessandro Carmeli). Le indagini proseguono: su questo balordo ci sono misteri aperti, scie da seguire, strane reti di contatti da setacciare. La donna ha accettato di parlare con il Corriere.
Come sta adesso?
sequenza dell aggressione alla escort a milano 1
«Avevo una frattura della colonna vertebrale in tre punti diversi. Il bacino era rotto in due punti, come anche un braccio...».
Quell’uomo aveva regolarmente telefonato prima dell’incontro?
«Mi ha contattata attraverso la chat di Whatsapp, abbiamo stabilito tipologia e costo del servizio, gli ho fornito l’indirizzo e si è presentato».
Nessun sospetto?
«No. Ma come detto, quando è entrato nell’appartamento è stata una questione di pochi secondi. Mi ha puntato addosso lo spray. Dal nulla».
Poi è scappato?
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«Mi ha seguita. Quando ero a terra, mi si è messo di fianco. Eravamo nel cortile, è lì che sono precipitata. Ha cercato di alzarmi, diceva: “Dai, muoviti”; mi trascinava, voleva riportarmi al primo piano. Fin quando, forse perché ha visto delle persone che si affacciavano, è scappato. Penso che volesse tornare nell’appartamento per ammazzarmi. E mentre tutto questo avveniva, mentre io strisciavo e provano inutilmente ad alzarmi, mentre mi spostavo al massimo gattonando, tutti quelli che si sporgevano per vedere non hanno fatto e nemmeno detto nulla. Niente, facevano soltanto da spettatori. Questa è davvero una storia terrificante da qualunque punto la si guardi».
Perché ha scelto l’Italia, perché Milano?
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«Sono arrivata in questa città e mi piacerebbe restarci. Nei miei piani c’è l’apertura di un salone di bellezza. O meglio dire, c’era. Ora devo risolvere questi problemi fisici. Senza dimenticare i problemi psicologici... Di fatto, appena ho iniziato c’è stata la pandemia. E ovviamente durante la pandemia, ho lavorato poco».
La donna preferisce non rispondere ad alcune domande. Ad esempio quale sia la sua esatta geografia in Russia, quale sia la sua vita prima della partenza per l’Italia, se a Milano l’aspettassero connazionali, o chi altri, e ancora cosa significa e cosa comporta essere un’escort con tutti i rischi ulteriori del virus in circolazione.
Diceva dei problemi psicologici.
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«Sto valutando l’ipotesi di un periodo in Russia per provare a risolvere i tremendi fastidi al braccio e alla schiena. Non sto facendo fisioterapia, nessuno me l’ha prescritta; mi sento abbandonata... Oltre al fatto che pensavo che questa nazione fosse sicura... Vorrei anche supporto mentale, sono perseguitata dalla paura, comincio a soffrire di depressione; come se la mia esistenza si fosse interrotta, come se non vivessi. Già da prima, per tantissimo tempo non ho potuto prendermi cura di me stessa, anche se di questo argomento non voglio parlare».
Nel passato dell’aggressore, ci sono attacchi frequenti a escort. Nella maggior parte dei casi, finalizzate a rubare soldi e gioielli.
«Per me, è semplicemente un killer. Un killer di donne. Non ha cercato di prendersi il denaro o altre cose, non l’ha cercato, non mi ha minacciata. Niente di tutto questo. Voleva esclusivamente la mia morte».
Ha ricevuto in precedenza aggressioni, dagli uomini nel suo appartamento?
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«Preferisco le cene e i successivi incontri in hotel. Se possibile, incontri con uomini adulti anziché giovani. Forse perché i primi simpatizzano di più — non mi vengono altri verbi — con una donna come me, rispetto ai giovani.
Quanto alle violenze, no, mai nessuna. Ma tentativi di rapina ce ne sono stati... Ho sentito da altre ragazze delle storie relative a un gruppo di banditi organizzati. Un uomo si presenta come cliente, una volta all’interno minaccia la ragazza con una pistola, dopodiché apre la porta e si presentano i complici, due o tre, che svaligiano la casa. Prima di andarsene, ti minacciano di morte e ripetono che se chiamerai la polizia, sanno dove abiti e verranno a ucciderti, all’improvviso, in piena notte».