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    MILANO A PESO D’ORO - ASTA DEI RECORD PER UN NEGOZIO DI 253 METRI QUADRATI ALL’INTERNO DELLA GALLERIA VITTORIO EMANUELE, CHE ATTUALMENTE OSPITA LA BOUTIQUE DI VERSACE - DOPO 38 RIALZI ALLA FINE L’HA SPUNTATA DIOR, CHE SPENDERÀ PIÙ DI 5 MILIONI L’ANNO DI AFFITTO (CINQUE VOLTE LA BASE D’ASTA). E IL COMUNE, PROPRIETARIO DELLA GALLERIA, GONGOLA…


     
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    Alessia Gallione per “la Repubblica”

     

    galleria vittorio emanuele ii milano 4 galleria vittorio emanuele ii milano 4

    Che sarebbe stata una corsa al rialzo si era capito subito. Quando, dopo una manciata di minuti, tre giri di cronometro e altrettanti rilanci, Hermes aveva puntato fortissimo, facendo improvvisamente schizzare l' asticella dal milione e 250 mila euro appena offerti dal gruppo Maxima Srl (Max Mara) a due milioni tondi. Una alzata di mano da 750 mila euro. Ma la scalata era appena iniziata.

     

    negozio versace in galleria vittorio emanuele ii milano negozio versace in galleria vittorio emanuele ii milano

    Con il tentativo dell' attuale inquilino, Versace, di difendere la possibilità di rimanere in quello spazio d' oro, l' ulteriore prova di volata di Prada che in un colpo solo ha messo sul piatto un chip da altri 600 mila euro. E una gara tra sette marchi di moda diventata un testa a testa tra tre giganti del lusso come Hermes, appunto, ma anche Dior e Yves Saint Laurent. Perché per aggiudicarsi l' asta dei record anche per i già stellari parametri della Galleria Vittorio Emanuele, ci sono voluti 38 rialzi da almeno 50 mila euro ogni tre minuti.

    il negozio di versace in galleria vittorio emanuele all'asta 1 il negozio di versace in galleria vittorio emanuele all'asta 1

     

    BEPPE SALA IN PALESTRA BEPPE SALA IN PALESTRA

    È così che un negozio da 253 metri quadrati nel cuore di Milano è diventato una sorta di Van Gogh delle vetrine. Alla fine l' ha spuntata Dior, disposto a spendere più di cinque milioni all' anno di affitto, cinque volte la base d' asta fissata a 950 mila euro, la cifra più alta (sin ora) in relazione alla grandezza di un "lotto". Anche se, in questa partita, il vero vincitore sembra essere il Comune, proprietario di casa di quei 59 mila metri quadrati e 149 vetrine, che dal suo gioiello ormai incassa più di 40 milioni all' anno.

    BEPPE SALA E LA MAGLIETTA DI CHE GUEVARA BEPPE SALA E LA MAGLIETTA DI CHE GUEVARA

     

    Al posto di una sala di Sotheby' s, la stanza "formazione" al secondo piano del palazzo dell' Anagrafe. Invece del battitore un notaio; come martelletto un cronometro proiettato su uno schermo con finestre da tre minuti per i rilanci. E soprattutto, seduti al tavolo da gioco, i big del lusso. I sette che si sono contesi l' ormai ex negozio di Versace.

     

    il negozio di versace in galleria vittorio emanuele all'asta il negozio di versace in galleria vittorio emanuele all'asta

    E altri cinque, da Prada a Bottega Veneta, che si sono messi in fila per conquistare un altro negozio strategico: 326 metri quadrati attualmente occupati da Armani - che a sua volta si è appena aggiudicato uno spazio molto più grande per 1,9 milioni - passati di mano a Fendi, che è riuscito a sbarcare in Galleria offrendo dopo 28 rilanci 2,4 milioni. Molto più degli 872 mila euro chiesti inizialmente.

     

    BEPPE SALA CALZINI ARCOBALENO BEPPE SALA CALZINI ARCOBALENO

    Risultato: in una sola mattina e con due aste all' incanto, come si chiamano le gare con rilanci, il Comune è riuscito ad avere un bottino di quasi 7,5 milioni: più o meno la stessa cifra (8,2) che, nel 2007, ai tempi della sindaca Letizia Moratti, Milano guadagnava in un anno per l' intero complesso monumentale.

     

    galleria vittorio emanuele ii milano galleria vittorio emanuele ii milano

    È un' altra scalata, quella degli affitti del "Salotto" della città, che ha accompagnato la corsa di una Milano che sta continuando ad attrarre turisti, residenti, investitori internazionali. E i marchi della moda. È anche così che l' assessore al Bilancio Roberto Tasca spiega la gara tra maison: «La Galleria è il simbolo di Milano e se vuoi portare il tuo marchio in città è qui che devi stare». Una cassaforte per il Comune che vuole incassare il massimo dal suo bene più prezioso e redditizio «per avere risorse da reinvestire ne lla città e nei servizi pubblici».

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    È l' operazione «valorizzazione commerciale» partita con Giuliano Pisapia nel 2011, che adesso è esplosa con il meccanismo delle aste. «Per gli enti pubblici italiani è stato un esperimento - continua il guardiano dei conti del sindaco Beppe Sala - , ma viene guardato come esempio da seguire da altre città e dallo stesso Ministero delle Finanze ». Tanto che, ormai ogni nuovo spazio nobile in Galleria che si avvicina alla scadenza, verrà messo a gara così. Vince chi offre di più.

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