Michele Focarete per “Libero Quotidiano”
ITALIA ISLAM
Minacce, violenze, percosse. Anche sotto gli occhi della figlia di 3 anni. Prima di sposarla non aveva esitato a convertirsi all' islam, così come vuole la legge del Corano, che impone a una donna musulmana di convolare a giuste nozze solo con chi professa la stessa religione. E lui, 46 anni, italiano di Monza, aveva fatto i salti mortali pur di impalmare la bella marocchina di 32 anni.
L' altro giorno, però, dopo l' ennesima furibonda lite, la giovane ha trovato la forza di denunciarlo, spaventata per l' incolumità della piccola, e ha trovato il coraggio di rivolgersi ai carabinieri.
I militari dell' Arma l' hanno ascoltata, tranquillizzata e affidata ai servizi sociali. Adesso Sarah (nome di fantasia) con la bambina, in seguito alla denuncia per maltrattamenti in famiglia, si trova in una comunità segreta e protetta. Mentre lui, con il vizio di alzare il gomito e del «fumo», contravvenendo a quanto dice il Corano, è stato deferito in stato di libertà.
Il fatidico sì l' avevano pronunciato il 5 giugno 2006, nonostante i genitori della ragazza non fossero contenti di avere come genero un italiano. I due si erano conosciuti un anno prima, nell' estate del 2005, quando l' uomo, insieme con un socio, aveva aperto una ditta di auto a noleggio nella capitale marocchina, Rabat, che è poi fallita.
ITALIANI CHE SI CONVERTONO ALL'ISLAM
Per sposarla aveva dovuto andare davanti a un notaio e pronunciare la Shahada, la testimonianza di fede verso Allah e verso Muhammad che è il profeta di Allah. Poi, come è usanza comune, aveva portato in dote 15.000 Dhs, circa 1.400 euro che, a quei tempi e in quei luoghi non erano poca cosa. Lei era contenta, raggiante, convinta di avere trovato la persona giusta che oltre a renderla felice, l' avrebbe fatta diventare mamma e cittadina italiana. Ma non è stato proprio così.
Il sogno di Sarah si è infranto ben preso quando, arrivati a Lissone nel 2007, nella casa di lui, il marito ha mostrato il suo vero volto: ubriacone e tossico. Irascibile e violento. Nella denuncia lei scrive: «Il nostro rapporto non è mai stato idilliaco, lui ha sempre avuto nei miei confronti un atteggiamento prepotente e vessatorio. Già nel 2010 mi insultava e mi picchiava». Reazioni spesso spropositate, scatenate dall' uso continuo dell' alcol e della marijuana. Sempre minacce e percorse.
E sempre più frequenti, soprattutto dal 2015 quando aveva perso il lavoro. «A casa senza una occupazione era diventato ancora più violento. Lo scorso anno, mentre eravamo in vacanza, ha minacciato di uccidermi con un coltello. Io, poi, lavorando in una struttura per anziani anche di notte, ero terrorizzata che potesse fare del male a mia figlia, in mia assenza».
ITALIA ISLAM 1
Quindi l' ennesima lite, la goccia che fa traboccare il vaso. «Gridava come un ossesso, voleva dei soldi per comprarsi da bere e drogarsi. A questo punto mi sono chiusa in camera con mia figlia e ho chiamato il 112». E l' incubo è cessato: mamma e bambina sono ora al sicuro in attesa di una decisione dei giudici che hanno disposto di indagare sulla vicenda.